R. Paganelli
Ai rapidi mutamenti della cultura e della società occidentale corrispondono modificazioni e trasmigrazioni delle forme della fede. Senso dell'appartenenza alla comunità cristiana e livelli di partecipazione vanno conseguentemente ridisegnandosi. Su questo nucleo s'innesta la necessità di una riformulazione dell'idea di catechesi all'interno delle nostre parrocchie:, tale da sapersi dislocare con decisione e competenza sul versante di una reale iniziazione alla relazione comunitaria con Gesù. Meta, questa, da raggiungere attraverso l'edificazione di comunità parrocchiali adulte, capaci di condividere le responsabilità specifiche, e una riformulazione degli itinerari di formazione dei catechisti, che si devono pensare come compagni di via di coloro che sono affidati alla cura della loro fede. Il cammino spirituale del catechista diventa così la traccia, da cogliere con estrema libertà e da personalizzare ogni volta di nuovo, in cui s'inserisce l'iniziazione di altri all'esperienza del discepolato cristiano. La verità cristiana di Dio ha sempre la forma della sequela e dell'incontro con la dedizione crocifissa di Gesù. Alla fede del discepolo spetta il compito di introdurre altri al senso di quell'assoluta prossimità del Padre-Dio al vissuto dell'uomo che è Gesù. L'immagine biblica di Emmaus rimane il paradigma degli intrecci narrativi di quest'iniziazione. Solo il racconto della fede è in grado di cogliere nel loro nucleo più profondo, nelle domande inevase, negli scacchi patiti dalla speranza, nella custodia di un desiderio di gioia, i cammini più disparati degli uomini e delle donne del nostro tempo. Il racconto cristiano si fa così dimora accogliente, in cui ogni distretta del vivere accede alla letizia del banchetto e all'ebbrezza del vino buono.
Studio del mese, 15/07/2002, pag. 488