F.G. Brambilla
La parrocchia è ancora una possibilità data a tutti di accedere alla fede non astrattamente, ma in quella possibile saldatura tra fede cristiana e condizione della vita civile quotidiana. La vocazione cristiana non comporta l’abbandono della condizione di vita, dal lavoro alla famiglia alla vita civile, ma richiede che tali condizioni siano vissute nella sequela evangelica. Gli elementi essenziali che definiscono l’essere Chiesa della parrocchia – la predicazione evangelica, la celebrazione eucaristica, i doni dello Spirito, la comunione fraterna – debbono poter plasmare la libertà dei credenti, configurandola come possibilità storica per la fede cristiana.
La parrocchia ha ancora una possibilità. E questa possibilità è data dalle nuove tipologie di credenti, da quanti bussano nuovamente alla porta della Chiesa: i catecumeni (non ancora molti in Italia, ma in prospettiva in numero crescente); i convertiti, la cui fede si era addormentata e ora riprende a vivere; i ricomincianti, quei battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa e che necessitano di una rifondazione della loro fede.
Quali sono i passi di rinnovamento da fare? Come deve cambiare la sua struttura organizzativa? Il dibattito di questi anni porta più al proliferare del numero di parrocchie che a una riarticolazione della presenza della Chiesa sul territorio. La domanda da porsi è quali siano oggi le dimensioni e le condizioni giuste per la comunità cristiana, perché si possa riprendere la misura alta della vita cristiana ordinaria.
Studio del mese, 15/08/2001, pag. 560