Attualità, 12/2001, 15/06/2001, pag. 415
Teologia e arte nella società mediatica: nuove immagini
Il potenziale immaginifico del cristianesimo è radicato nell’esperienza biblica della rivelazione di Dio e ha il suo canone dinamico nella dedizione della carne di Gesù. Le forme dell’arte avevano trovato nell’interdetto biblico a fare immagini di Dio il criterio ispiratore dell’opera quale rimando alla realtà divina. Il processo di estetizzazione iscritto nello sviluppo della cultura moderna configura, nell’epoca della globalizzazione mediatica, una mitologia scenica del mondo. Depotenziato ogni scarto escatologico, le immagini assurgono al ruolo di nuove forme di redenzione, dove mondi telematici annullano virtualmente la realtà del corporeo. Alla critica sterile di un neopaganesimo dell’immagine e a una nostalgica ripresa dell’età classica del rapporto fra arte e religione, si contrappone il compito di un’estetica del logos e di un ethos della forma. Nell’intreccio con la virtualità delle arti contemporanee la parola della fede opera una critica e un riscatto dell’insopportabile alleggerimento commerciale dell’immagine nella società dei media. Attraversare così l’ambivalenza dell’immaginario mediatico significa plasmare nuove immagini simboliche e forme linguistiche dei lineamenti di Dio mostrati dal Crocifisso.
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