Religiose (USMI). "Il futuro nell'essenziale"
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«Il significato ecumenico del concilio di Nicea risiede nel rinnovamento e nell’approfondimento del suo Credo, nella rivitalizzazione di uno stile di vita sinodale all’interno delle varie Chiese e nel recupero di una data comune per la celebrazione della Pasqua». Con questa efficace sintesi il prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, card. Kurt Koch, ha concluso il testo «Il 1700° anniversario del concilio di Nicea: un’opportunità e una sfida ecumenica». Si tratta della lezione inaugurale del simposio ecumenico internazionale «Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l’unità tra cattolici e ortodossi», tenutosi dal 4 al 7 giugno scorsi presso la Pontificia università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) a Roma sotto il patrocinio dello stesso Dicastero. Tutti e tre i punti sviluppati dal card. Koch meritano attenzione: il Credo di Nicea rappresenta «il più forte legame ecumenico della fede cristiana»; «una celebrazione condivisa della Pasqua testimonierebbe in modo più credibile» che la Pasqua è la festa «più importante del cristianesimo»; ma soprattutto l’anniversario di Nicea va considerato «un invito e una sfida a imparare dalla storia e ad approfondire l’idea sinodale oggi nella comunione ecumenica».
La Passione secondo Maria Maddalena di Antonella Lumini è un itinerario mistico, un varco aperto su una via di trasformazione interiore radicale.
«Il registro di battesimo non è una lista di membri, bensì una registrazione dei battesimi che hanno avuto luogo. Avendo come sola finalità quella di attestare un “fatto” storico ecclesiale, esso non intende accreditare la fede religiosa delle singole persone o il fatto che un soggetto sia membro della Chiesa. Infatti, i sacramenti ricevuti e le registrazioni effettuate non limitano in alcun modo la libera volontà di quei fedeli cristiani che, in forza di essa, decidono di abbandonare la Chiesa». Con la Nota esplicativa sul divieto di cancellazioni nel registro parrocchiale dei battesimi, pubblicata il 17 aprile, il Dicastero per i testi legislativi ha chiarito che non è possibile, secondo il diritto canonico, la cancellazione di un battesimo dal registro parrocchiale dei battesimi (chiamata colloquialmente «sbattezzo»). Si può invece fare aggiungere come annotazione un atto formale di defezione dalla Chiesa cattolica, come stabilito già nel 2006 dall’allora Pontificio consiglio per i testi legislativi.
Il 25 ottobre 2024 il Dicastero per i testi legislativi era poi intervenuto con una nota Circa l’effetto di varie «questioni di genere» sui registri parrocchiali a chiarire «la corretta modalità di annotare nel registro dei battesimi i nomi dei genitori del battezzato, qualora il bambino sia figlio naturale di una persona che vive in un’unione omosessuale, o adottato da una coppia di persone omosessuali, o frutto di fecondazione eterologa, di “utero in affitto”» (cf. riquadro a p. 326).
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