Caritas - immigrati: denunciarsi per denunciare
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Il processo di riconoscimento dei diritti femminili nella maggior parte degli ordinamenti confessionali può dirsi tutt’altro che compiuto. Come infatti viene dimostrato anche da recenti statistiche, le donne pur essendo religiosamente più attive occupano una posizione diversa e inferiore rispetto agli uomini. Un’analisi superficiale di tali dati potrebbe indurre a considerare le religioni come intrinsecamente patriarcali e misogine. Al contrario, una lettura più attenta, che miri a liberare dai condizionamenti storici e sociali il messaggio divino, consente di confutare tale ipotesi.
Di recente, la letteratura, forse anche in virtù della sua capacità di cogliere prima e meglio del diritto i mutamenti sociali in atto, tende a indagare con maggiore frequenza e profondità il fenomeno religioso guardando non soltanto al diritto delle religioni, ma anche al rapporto tra diritto e religioni e all’interazione tra diritto, religioni e saeculum (Chizzoniti). Tali temi sono stati al centro del workshop promosso dai Nicola Fiorita e Antonino Mantineo, nell’ambito del Convegno nazionale dell’Italian Society for Law and Literature (Catanzaro 28-29 giugno).
Solo di recente – come conseguenza del più ampio processo d’emancipazione femminile nelle moderne società civili – molte confessioni religiose hanno avviato al loro interno una riflessione sulla condizione sociale e giuridica delle donne. Tali temi sono stati al centro del convegno «Donne e appartenenze confessionali. Tra diritto dello stato e diritti religiosi» promosso il 23 e 24 novembre scorsi dal Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Trento, sotto la direzione scientifica della professoressa Erminia Camassa.
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