Quale influsso hanno avuto i media cattolici nell’ultimo periodo? Hanno marciato a fondo per sopire la coscienza delle trasformazioni culturali nel cattolicesimo italiano postconciliare o per svilupparle con l’audacia necessaria? Hanno dato prova di coraggio critico e di indipendenza spirituale nel denunciare quello che si doveva denunciare quando i diritti della persona umana sembravano non sufficientemente rispettati? Ci sono dei buoni lasciti che ci vengono dal passato, anche se il presente non sempre si è mostrato all’altezza delle responsabilità necessarie. La storia del giornalismo cattolico in Italia è parte integrante della storia della libertà della Chiesa e nella società, dei suoi avanzamenti, delle sue contraddizioni. A questi interrogativi cerca di dare risposta Giancarlo Zizola, in quello che è divenuto, per la sua morte improvvisa il 14 settembre scorso, il suo ultimo scritto. Lo aveva presentato a maggio al convegno dell’UCSI. Lo aveva mandato a noi per pubblicarlo su Il Regno.
Era il 28 ottobre 1964, dom Helder Camara, da pochi mesi destinato alle diocesi di Olinda e Recife in Brasile, ringraziava extra aulam i giornalisti «che aiutano il Concilio ad avanzare», responsabili «non solo di diffondere quello che si fa in San Pietro ma anche di non smussare gli spigoli», domandando in seguito: «Quando noi vescovi avremo l’umiltà e l’intelligenza di imparare dai laici e specialmente dai giornalisti, la maniera di parlare e di interessare… ?». Non è però un «cristianesimo della presenza», anche mediatica, quello che Giancarlo Zizola, tra i più noti vaticanisti italiani, «osservatore partecipante» del Concilio e della sua recezione, tratteggia col pennello del giornalista e dell’amico, nel convegno «La forza delle idee» tenutosi all’Uni versità Cattolica di Milano il 14 febbraio scorso per celebrare i cento anni dalla nascita del vescovo brasiliano (7.2.1909). Il carisma comunicativo di dom Helder parla nella sua testimonianza di «vescovo degli ultimi», nel desiderio di «riparare la Chiesa» e costruire la pace, che Camara continua a sussurrare anche oggi.
I lettori ci scrivono
I lettori ci scrivono
Don Andrea Santoro.
Testimonianza e ricordo
L�amicizia della nostra comunit� con don
Andrea dura da trent�anni e ora � fissata, spero, per l�eternit�.
Ho conosciuto don Andrea a Gerusalemme.
Quella volta, la prima di tantissime altre, don Andrea era venuto a Gerusalemme
per �fare chiarezza nella sua vita. Cercava...