La tradizione ebraica della terra, che nella storia lega indissolubilmente il popolo di Israele alla Terra promessa, sta alla base della fondazione dello Stato di Israele, ma rimane anche un fondamento della comprensione della fede cristiana.
In questo saggio, che reagisce a una conferenza tenuta dal gesuita David M. Neuhaus e pubblicata su La Civiltà cattolica (cf. nota 1), il teologo John T. Pawlikowski ripercorre a grandi linee lo sviluppo delle relazioni ebraico-cristiane riguardo alla tradizione ebraica della terra e alla sua permanente eredità nella tradizione cristiana.
E conclude che resta ora da approfondire una «teologia dell’appartenenza» che cerchi «nelle rispettive tradizioni religiose i testi che fondano la presenza dell’altro sulla stessa terra».
John T. Pawlikowski, religioso servita, è stato docente di Etica sociale alla Catholic Theological Union di Chicago, dove ha diretto per molti anni il programma per gli studi ebraico-cattolici. È stato inoltre presidente del Consiglio internazionale di cristiani ed ebrei (ICCJ).
Dopo aver affrontato il tema dell’ecclesiologia e quello della comunione, la «missione» della terza fase del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali (Chiese copta ortodossa, siro-ortodossa di Antiochia, apostolica armena, ortodossa sira malankarese, ortodossa tewahedo etiope e tewahedo eritrea) «era quella di determinare i punti di sostanziale accordo e di divergenza nelle rispettive concezioni dei sacramenti». Una missione che lo studio I sacramenti nella vita della Chiesa, rilasciato dalla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali il 27 gennaio 2023, ha portato a termine con successo. Dopo aver analizzato uno per uno i sette sacramenti quanto all’origine storica, alla prassi attuale nelle varie Chiese coinvolte in questo dialogo e agli aspetti da approfondire, il documento conclude che esiste «un ampio consenso tra le nostre Chiese, sia a livello teologico sia per quanto riguarda la prassi dei sacramenti, pur ferme restando alcune differenze teologiche che richiedono approfondimento, in particolare per quanto concerne i ministeri del battesimo e del matrimonio» (n. 49). È quindi giunto il momento «di analizzare le opportunità di una più stretta collaborazione pastorale, innanzitutto in ambito non sacramentale, ma anche in ambito sacramentale» (n. 50).
Gli attacchi terroristici del 7 ottobre dell’organizzazione terroristica Hamas contro basi militari e insediamenti civili nel Sud dello Stato di Israele hanno provocato una violenta risposta militare da parte di quest’ultimo sulla Striscia di Gaza, dove è presente anche una piccola comunità cattolica di circa 200 persone. Il 23 ottobre è intervenuto sul conflitto il patriarca latino di Gerusalemme, il card. Pierbattista Pizzaballa, con una Lettera a tutta la diocesi, in cui afferma l’inutilità della violenza per risolvere la questione israelo-palestinese. «È solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace. Se non si risolverà questo problema alla sua radice, non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo». Viceversa, «avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione».
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