La 49a sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (SAE), svoltasi dal 23 al 29 luglio ad Assisi, intitolata «Chiese inclusive per donne nuove e uomini nuovi.
Quasi un testamento. La lettera con la quale papa Francesco ha accompagnato, il 1° luglio scorso, la nomina del nuovo prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, l’argentino Víctor Manuel Fernández, 60 anni, finora arcivescovo di La Plata, in sostituzione del settantanovenne gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, è un documento importante del pontificato.
Una «testimonianza di come su un piano politico ed ecclesiale la Chiesa greco-cattolica ucraina… veda e giudichi la lettura che Roma e il papa danno dell’invasione russa e della guerra sul territorio dell’Ucraina»; «una lettura amara, a tratti dura», che denota «un’incomprensione (forse reciproca) tra Roma e Kiev.
È utile conoscerla dalla sua voce, anche per i risvolti ecumenici e per il futuro di quella confessione in Ucraina. Conoscerla non significa condividerla fino in fondo. Significa assumerla come un dato di realtà». Con queste parole Gianfranco Brunelli introduce la lunga intervista che l’arcivescovo maggiore greco-cattolico di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha concesso il 23 giugno scorso alla testata ucraina online Glavkom.
«Dovremmo essere sempre più consapevoli e capire quale ruolo ha il santo padre nel mondo e nella Chiesa. Anche criticandolo come figli, diremo cosa ci aspettiamo da lui come da nostro padre! Ogni sana critica è utile e, significativamente, il papa ce la permette, chiamandoci alla parresia, e l’ascolta!», dice rispondendo a una domanda sul rischio che i fedeli greco-cattolici si allontanino da Roma.
Le parole dell’arcivescovo Shevchuk sono utili anche per capire il contesto della missione di pace affidata da papa Francesco al card. Zuppi – di cui riportiamo qui una cronaca fedele – focalizzata soprattutto sul versante umanitario.
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