Lo scorso 6 ottobre papa Francesco ha annunciato la creazione di 21 nuovi cardinali nel concistoro che si terrà l’8 dicembre prossimo.
Dall’esperienza condivisa del processo sinodale «sta emergendo la consapevolezza di una nuova figura di Chiesa, in cui la sinodalità non è semplicemente un metodo, ma la sua essenza costitutiva, articolata e realizzata a diversi livelli della vita ecclesiale, organicamente collegati tra loro, con la missione come scopo». Questa figura di Chiesa rappresenta lo sviluppo dell’ecclesiologia conciliare delineata nel c. II della Lumen gentium, dedicato al «popolo di Dio». Il saggio che argomenta questo approfondimento dell’ecclesiologia sinodale è intitolato Un’«ulteriore recezione del concilio Vaticano II». L’emergere di una nuova figura di Chiesa nel corso del processo sinodale, è stato originariamente pubblicato in spagnolo su Cuadernos de estudio - Observatorio latinoamericano de la sinodalidad 3, agosto 2024, e ha come autore principale il teologo venezuelano Rafael Luciani e come coautore il brasiliano Agenor Brighenti.
«Possiamo dire che il Sinodo sulla sinodalità è stato un ambito in cui si è visto molto chiaramente l’emergere di questa esperienza di un’ Ecclesia tota, che s’intende come Chiesa di Chiese, articolata a vari livelli di azione sinodale».
Mi è stato chiesto d’offrire una riflessione sul ministero del prete come ministero di presidenza e per focalizzare meglio il tema parto da una frase di Gesù che non finisce mai d’inquietarmi benevolmente.
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