Non solo un prodotto finito ma, anche e soprattutto, un processo di comunicazione che coinvolge il fruitore, il quale contribuisce a completare l’opera, a ricrearla: così Umberto Eco nel suo celebre saggio Opera aperta che nel 1962 rivoluzionava il concetto d’opera d’arte.
L’atto di maggior rilievo pastorale firmato da papa Francesco al ritorno dal policlinico Gemelli, esattamente una settimana prima di morire, è il decreto di soppressione del Sodalitium christianae vitae (SCV) e dei suoi tre rami (maschili e femminili), tutti fondati dal laico Luis Fernando Figari.
L’aspirazione dell’essere umano a una trasformazione oltre la propria condizione naturale si manifesta oggi con una potenza inedita grazie alle straordinarie possibilità offerte dal progresso tecnologico, il quale apre orizzonti che le visioni post- e trans-umaniste esprimono in termini di superamento del limite biologico e della morte. Tale fenomeno è alimentato da una visione della vita come materiale plasmabile, suscettibile di un infinito perfezionamento tecnico. Radicandosi nella fede cristiana e nell’antropologia biblica, la teologia interroga questa istanza culturale, evidenziando l’oblio rischioso di una dimensione cruciale dell’esistenza umana, la relazione con il trascendente, ovvero con un principio che non è soggetto a manipolazione, ma che si manifesta come dono. E afferma che la dicotomia fondamentale della condizione umana trova un superamento radicale solo alla luce della risurrezione della carne, cuore della rivelazione cristiana. È il percorso sviluppato dai contributi qui raccolti, frutto di un seminario organizzato dall’associazione Nuovo SEFIR in collaborazione con il Vicariato di Roma.
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