Misurarsi con posizioni teologiche che vegliano persistentemente su «cultura» e «storia», coltivando il sospetto che esse siano ciò che insidia la «ragione» nella sua aprioristica oggettività e immutabilità, è un lavoro a cui Maurizio Chiodi, titolare di varie docenze, membro della Pontificia accademia per la vita e consultore del Dicastero per la dottrina della fede, si dedica da molti anni.
C’è molta attualità nel Comunicato finale della sessione straordinaria del Consiglio permanente della CEI del 27 maggio scorso: si parla di papa Leone XIV, al quale i vescovi esprimono «obbedienza filiale» nella «memoria di quanto ricevuto» da papa Francesco. Si parla di pace «disarmata e disarmante», come l’ha definita Leone XIV sulla scia del predecessore, riferita all’Ucraina e alla Striscia di Gaza in particolare. Si parla poi dei referendum dei primi di giugno, lasciando intendere che i vescovi porrebbero un «sì» al quesito sulla cittadinanza ai migranti, anche se sarebbe meglio «una riforma complessiva della legge». Si parla di carceri e del loro affollamento; si parla d’«infinita dignità della persona dal concepimento alla morte naturale», facendo indiretto riferimento da un lato alla sentenza della Corte costituzionale relativa a un minore e alle sue due «madri», dall’altro alla legge toscana sul fine vita. Ma al centro del Consiglio straordinario c’era il prosieguo del Cammino sinodale italiano dopo l’Assemblea del marzo scorso, definita «vivace e creativa». I vescovi hanno steso un «cronoprogramma che prevede un’intensa attività di stesura del testo da presentare alla votazione all’Assemblea sinodale» di ottobre, passando da tutti gli organismi della CEI e dal Comitato sinodale.
Il nome di Cassandra – la Cassandra di Christa Wolf nello specifico, libro di notevole impatto uscito negli anni Ottanta – è stato pronunciato nell’introduzione di Lucia Vantini al seminario «Le donne, il drago, le stelle.
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