In vista delle elezioni europee che si terranno quest’anno tra il 6 e il 9 giugno, il 20 marzo la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione Europea (COMECE, vescovi cattolici), la Conferenza delle Chiese europee (KEK, vescovi ortodossi ed evangelici), l’Assemblea interparlamentare dell’ortodossia e il progetto Insieme per l’Europa (che coinvolge associazioni e movimenti cristiani) hanno inviato un messaggio alle istituzioni europee, ai candidati al Parlamento europeo e ai partiti politici intitolato Europa, sii te stessa! (www.comece.eu; nostra traduzione dall’inglese).
Alla vigilia della celebrazione delle assemblee continentali della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», con una lettera datata 26 gennaio 2023 su Il ruolo del vescovo nel processo sinodale, indirizzata ai vescovi diocesani delle Chiese cattoliche latine e orientali in tutto il mondo, il segretario generale del Sinodo, il card. Mario Grech, e il relatore generale card. Jean-Claude Hollerich hanno affrontato il tema del ruolo del vescovo nel processo sinodale in corso (www.synod.va; titolazione redazionale).
«Occorre… recuperare il senso della nostra comune identità di unica famiglia umana. L’alternativa è solo un crescente isolamento, segnato da preclusioni e chiusure reciproche che di fatto mettono ulteriormente in pericolo il multilateralismo, ovvero quello stile diplomatico che ha caratterizzato i rapporti internazionali dalla fine della seconda guerra mondiale». Nel discorso al corpo diplomatico presso la Santa Sede per lo scambio degli auguri per il nuovo anno, il 10 gennaio, papa Francesco ha evidenziato la crisi di fiducia che attraversa da tempo la diplomazia multilaterale, e che rende il sistema delle relazioni internazionali «sempre meno efficace nell’affrontare le sfide globali». Tra esse c’è ancora la pandemia, ma soprattutto ci sono la questione migratoria e la crisi climatica.
Si collega a questo problema anche il richiamo, inedito, ai rischi della cosiddetta «cancel culture», atteggiamento di colpevolizzazione, di solito espresso tramite i social media, nei confronti di personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto e ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento: «La diplomazia multilaterale è chiamata perciò a essere veramente inclusiva, non cancellando ma valorizzando le diversità e sensibilità storiche che contraddistinguono i vari popoli».
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