Fabris parte dall’assunto che non c’è più una fede in questo mondo, almeno occidentale. O forse ce n’è troppa, sostiene, ma non di tipo religioso, non legata al cristianesimo, che era la religione di riferimento. Ci sono piuttosto credenze varie, opinioni più o meno giustificate, da cui è difficile prescindere. Ma non si tratta di fede, anche se queste credenze spesso vengono confuse con essa. In altre parti del mondo forse non è così.
La «catastrofe ecologica fa sì che anche la scrittura, contaminandosi con l’angoscia e l’impotenza che ci sovrastano, assuma un ruolo del tutto particolare. Alla domanda sul perché si dovrebbe ancora scrivere libri, le risposte sono: per mappare il passato e il presente, così da fornire al lettore una cartografia del futuro; per fornire strumenti tecnici o speculativi, e per immaginare un mondo diverso di homo sapiens».
Nelle pagine che seguono Pino Petruzzelli immagina e narra la sua ultima tragica notte prima del patibolo per lui predisposto da Hitler il 9 aprile 1945.
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