Se in contratTempo
Con piacere e gratitudine il Coordinamento delle teologhe italiane (CTI) accoglie la proposta di prendere la parola in questa autorevole piattaforma, in uno spazio che ci apprestiamo a vivere e anche a condividere con altre e altri, disponibili a intessere un dialogo sui temi che caratterizzano la nostra associazione: di donne che riflettono teologicamente facendo della differenza e del genere, intesi come ipotesi di ricerca e istanze di trasformazione, l’orizzonte della propria fatica. E che per questo stesso motivo danno vita a una rete inclusiva, a comprendere colleghi teologi che sono a pieno titolo soci, sia pure minoritari, ma anche a estendersi a chiunque voglia entrare in questo scambio, senza alcuna preoccupazione di tesseramento.
Vorremmo proporci sotto diversi aspetti, mi sembra di poter dire, in contratTempo: nel senso in qualche misura di una certa inattualità (orecchiando un po’ anche Nietzsche), perché assumiamo questo spazio discorsivo in un momento in cui la pratica ecclesiale e in essa il peso specifico della teologia non registrano certo un trend di crescita. Nello stesso tempo anche il lessico stesso che riguarda le donne viene messo in discussione, sia sul versante del plesso femminista, frequentemente apostrofato come vetero «a prescindere», sia sul versante della messa in questione di identità binarie non univocamente individuabili.
Proprio in questo spazio, tuttavia, ci collochiamo, consapevolmente e non per banale abitudine. Siamo infatti convinte che ci sia ancora molto da fare e da dire, su entrambi i versanti: sul modo di abitare con largo respiro una situazione di minoranza, facendone un luogo di speranza e non di triste ripiegamento, così come sul piano della presunta evanescenza degli stereotipi e dei modelli di genere, facendone luogo di dibattito e di verifica, contro ogni ricorrente violenza, anche verbale e intellettuale.
In questo senso quanto pensiamo di realizzare si pone anche nella forma di una pausa, in cui il contratTempo è interruzione dello scontato e sospensione di quella bulimia che manda in obsolescenza programmata ogni pratica discorsiva, sia politica sia ecclesiale. Sostiamo infatti accanitamente e a tratti in controtendenza su temi classici, sia della teologia sia del femminismo, affrontiamo problematiche endemiche e non sopite, quali la violenza sulle donne e omofobica e il gender gap nel lavoro, pur senza sottovalutare quanto si presenta nella forma di tema del giorno: potrebbe trattarsi del cantiere sul diaconato per le donne appena ieri, come della riforma strisciante dell’insegnamento teologico in Italia oggi, quanto le fin troppo eloquenti polemiche attorno ai temi della sessualità e della disciplina del matrimonio.
Con speranza e tenacia, per tutte e tutti.