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Documenti, 13/2011

Un popolo di antica tradizione cristiana. Viaggio apostolico in Croazia (4-5 giugno 2011)

Benedetto XVI
È un popolo che, «con la sua millenaria storia cattolica… sta nel centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura». In questa prospettiva, enunciata durante il volo Roma-Zagabria, Benedetto XVI ha visitato, per la prima volta da papa, la Croazia, in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate e in continuità con le tre visite compiute in soli nove anni (1994, 1998 e 2003) da Giovanni Paolo II. Quattro i momenti pubblici principali nei due giorni: l’in contro con i rappresentanti della società civile (politici, intellettuali, imprenditori, leader religiosi; riportiamo il discorso del papa), la veglia con i giovani, la messa conclusiva della Giornata delle famiglie (pubblichiamo l’omelia), e i vespri con i vescovi, i sacerdoti e i religiosi sulla tomba del beato card. Stepinac. «La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte da questo punto “critico” che è la coscienza», ha ricordato il papa nel discorso del 4 giugno, insistendo, durante l’omelia del 5, sulla centralità della famiglia come risorsa per la Chiesa e come modello di fronte a una società sempre più secolarizzata.

Un popolo di antica tradizione cristiana. La coscienza, punto crirtico

Benedetto XVI
È un popolo che, «con la sua millenaria storia cattolica… sta nel centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura». In questa prospettiva, enunciata durante il volo Roma-Zagabria, Benedetto XVI ha visitato, per la prima volta da papa, la Croazia, in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate e in continuità con le tre visite compiute in soli nove anni (1994, 1998 e 2003) da Giovanni Paolo II. Quattro i momenti pubblici principali nei due giorni: l’in contro con i rappresentanti della società civile (politici, intellettuali, imprenditori, leader religiosi; riportiamo il discorso del papa), la veglia con i giovani, la messa conclusiva della Giornata delle famiglie (pubblichiamo l’omelia), e i vespri con i vescovi, i sacerdoti e i religiosi sulla tomba del beato card. Stepinac. «La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte da questo punto “critico” che è la coscienza», ha ricordato il papa nel discorso del 4 giugno, insistendo, durante l’omelia del 5, sulla centralità della famiglia come risorsa per la Chiesa e come modello di fronte a una società sempre più secolarizzata.

Un popolo di antica tradizione cristiana. Testimoni esemplari (Omelia alle famiglie cattoliche)

Benedetto XVI
È un popolo che, «con la sua millenaria storia cattolica… sta nel centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura». In questa prospettiva, enunciata durante il volo Roma-Zagabria, Benedetto XVI ha visitato, per la prima volta da papa, la Croazia, in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate e in continuità con le tre visite compiute in soli nove anni (1994, 1998 e 2003) da Giovanni Paolo II. Quattro i momenti pubblici principali nei due giorni: l’in contro con i rappresentanti della società civile (politici, intellettuali, imprenditori, leader religiosi; riportiamo il discorso del papa), la veglia con i giovani, la messa conclusiva della Giornata delle famiglie (pubblichiamo l’omelia), e i vespri con i vescovi, i sacerdoti e i religiosi sulla tomba del beato card. Stepinac. «La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte da questo punto “critico” che è la coscienza», ha ricordato il papa nel discorso del 4 giugno, insistendo, durante l’omelia del 5, sulla centralità della famiglia come risorsa per la Chiesa e come modello di fronte a una società sempre più secolarizzata.

Sessant'anni di sacerdozio: un momento di memoria

Benedetto XVI
Il 1° luglio scorso, nella Sala ducale del Palazzo apostolico, Benedetto XVI ha pranzato con i membri del Collegio cardinalizio, in occasione del 60° anniversario della sua ordinazionesacerdotale. Durante il convivio si è rivolto ai presenti con le parole che seguono (www.vatican.va).

Il segreto di Nazaret. Dalle catechesi preparatorie al VII incontro mondiale delle famiglie

Pontificio consiglio per la famiglia; Arcidiocesi di Milano
«Quali sono i nuovi stili di vita per la famiglia di oggi tra lavoro e festa? Quali scelte e quali criteri guidano la nostra vita quotidiana? Quali difficoltà comunicative e sociali si devono affrontare per fare della famiglia un luogo di crescita umana e cristiana? Quali sono le difficoltà culturali che s’incontrano nel trasmettere le forme della vita buona e della fede?». Con queste impegnative domande si conclude il «proprio», qui pubblicato, de «Il segreto di Nazaret», la prima delle dieci catechesi preparatorie al VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano 2012). Il documento che le contiene, La famiglia: il lavoro e la festa, è pubblicato in sette lingue dalla Libreria editrice vaticana ed è stato presentato lo scorso 24 maggio (cf. riquadro a p. 392). I due riferimenti biblici su cui questa, che è la catechesi introduttiva, è imperniata chiedono alla famiglia «uno stile capace di accogliere e generare» e dicono che una famiglia così caratterizzata è il luogo «per crescere in sapienza e grazia di Dio», ma anche quello in cui è forgiata la nostra umanità, «con le sue ricchezze e le sue povertà».

La famiglia: il lavoro e la festa

G, Mocellin
In vista del VII Incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 2 giugno 2012, il Pontificio consiglio per la famiglia e l’arcidiocesi di Milano, rispettivamente rappresentati dai cardd. Antonelli e Tettamanzi, hanno presentato il 24 maggio scorso, in Vaticano, il documento La famiglia: il lavoro e la festa.

Consacrazioni episcopali senza il mandato pontificio. Il Pont. cons. testi legislativi sul can. 1382

Pont. Cons. testi legislativi, F. Coccopalmerio, J.I. Arrieta
Le consacrazioni episcopali senza mandato pontificio che hanno avuto luogo in diversi paesi (più recentemente in Cina) negli ultimi decenni «rompono la comunione con il romano pontefice» e violano la disciplina ecclesiastica «in maniera grave», al punto da essere sanzionate con la scomunica latae sententiae tanto dei consacranti come dei consacrati. La questione pertanto è «importante e de licata», scrive il Pontificio consiglio per i testi legislativi in un corsivo premesso alla pubblicazione, lo scorso 10 giugno, della Dichiarazione sulla retta applicazione del canone 1382 del Codice di diritto canonico. Per questo la Santa Sede si è sempre adoperata «in tutti i modi per impedire che avvengano consacrazioni episcopali illegittime». Va collocato in questo contesto di «grande attenzione» della sede apostolica lo «studio approfondito della problematica connessa con la retta applicazione del can. 1382», compiuto dal Pontificio consiglio per i testi legislativi «con particolare riferimento alle responsabilità canoniche dei soggetti coinvolti in una consacrazione episcopale senza il necessario mandato apostolico», e che è sfociato nella presente Dichiarazione.

Il destino dei ghiacciai di montagna nell'Antropocene. Rapporto Pontificia accademia delle scienze

Aa. Vv. Gruppo di lavoro incaricato dalla Pontificia accademia delle scienze
«L’umanità ha creato l’era dell’Antropocene e con essa deve ora convivere. Questo richiede però una nuova consapevolezza dei rischi che le azioni dell’uomo stanno avendo sulla Terra e sui suoi sistemi, inclusi i ghiacciai». Un gruppo di scienziati, convocato dalla Pontificia accademia delle scienze, si è riunito in Vaticano dal 2 al 4 aprile 2011 «per discutere del destino dei ghiacciai (…) e per considerare gli interventi necessari a stabilizzare il cambiamento climatico che li sta influenzando». La dichiarazione ufficiale al termine dei lavori «è un avvertimento all’umanità e una richiesta di intervento immediato – per mitigare il riscaldamento globale, per proteggere i ghiacciai e altri ecosistemi vulnerabili, per valutare i rischi climatici globali e locali», ma anche «per prepararsi e adattarsi a quegli impatti climatici che non possono essere mitigati». Tra i fenomeni cui occorrerà prepararsi, quello dei cosiddetti «rifugiati ambientali», ovvero di coloro che saranno «costretti ad abbandonare la loro terra d’origine per motivi legati (…) al degrado dell’ambiente», è uno dei temi centrali del messaggio pubblicato dalla CEI (12.6.2011) in vista della VI Giornata per la salvaguardia del creato (cf. riquadro alle pp. 398-399).

In una terra ospitale, educhiamo all'accoglienza

Comm. episc. problemi sociali, lavoro, giustizia e pace; Ecumenismo e dialogo
La Conferenza episcopale italiana (Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo) ha pubblicato, lo scorso 12 giugno, il messaggio in occasione della VI Giornata per la salvaguardia del creato, che la Chiesa italiana celebrerà il 1° settembre 2011. Lo riportiamo di seguito (www.chiesacattolica.it).

Conosco le mie pecore. Prima lettera pastorale di mons. D'Ambrosio all'arcidiocesi di Lecce

D. D'Ambrosio
«È Cristo la porta per cui io entro in voi; entro per Cristo, e volentieri voi ascoltate Cristo in me». Prendendo in prestito le parole di sant’Agostino l’arcivescovo di Lecce, mons. Domenico D’Ambrosio, introduce la prima lettera pastorale alla sua nuova diocesi (21.4.2011). Scritta in occasione della prossima visita pastorale – prevista nel triennio 2011-2014 e definita «autentico tempo di grazia e momento speciale (…) in ordine all’incontro e al dialogo dei fedeli col vescovo» –, la lettera è posta sotto l’icona biblica del buon pastore e strutturata su due temi forti. Da un lato, la figura e il ruolo del pastore nella comunità, una riflessione suggerita dall’occasione: «L’anima della visita è la carità pastorale con la quale il vescovo mostra ed evidenzia i tratti tipici del buon pastore». Dall’altro, in sintonia coi recenti orientamenti pastorali della CEI (cf. Regno-doc. 19,2010,601), la questione educativa, con un’attenzione speciale alla declinazione pastorale degli interventi riguardanti la famiglia e le giovani generazioni. «Mi faccio precedere da questa lettera – conclude mons. D’Ambrosio – che sottolinea la fedeltà e l’amore che vi devo e il mandato ricevuto da Cristo di essere per voi educatore e padre nella fede».

Laici dopo il Vaticano II. Relazione alla Pontificia università della Santa croce (Roma, 7-8.4.2011)

G. Canobbio
È dal «superamento dell’atteggiamento critico (…) del mondo moderno da parte dell’autorità ec clesiale» che la «riflessione teologica sui laici» muove i primi passi. Apre così l’intervento del teologo Giacomo Canobbio su «La riflessione teologica sui laici dal Concilio a oggi», che qui anticipiamo in attesa della pubblicazione degli atti, al convegno organizzato dalla Facoltà di diritto canonico della Pontificia università della Santa Croce su «Il fedele laico: realtà e prospettive », il 7-8.4.2011. Cinque sono storicamente i modelli che «continuano a permanere nella mente e nelle pratiche» della vita ecclesiale: dal primo, che intende «la Chiesa come gerarchia, il mondo come terreno di conquista, i laici come longa manus della gerarchia», fino al quinto, che afferma «non più laici ma cristiani», ma rischia tuttavia un livellamento di tutti i fedeli, sminuendo «la presenza della Chiesa nei luoghi di costruzione della vita civile». Per questo è necessario un sesto modello che affidi ai laici il «volto simbolico della Chiesa estroversa», lasciando il compito della «memoria dell’origine» ai ministri ordinati e quello dell’«anticipo dell’eschaton» ai religiosi.

Laici al vertice?

America
In un editoriale di qualche mese fa la rivista dei gesuiti statunitensi America ha affrontato in termini originali il tema del rapporto tra laici e gerarchie ecclesiastiche. Rivolta ai cattolici che pensano e a chi vuol sapere che cosa pensano i cattolici («for the thinking Catholics and those who want to know what the Catholic people are thinking»), sul numero 5 del 2011, datato 21 febbraio, ha avanzato la proposta d’inserire in forma permanente i laici negli organismi di governo della Chiesa. In particolare, l’editoriale configura l’istituzione di un consiglio internazionale di laici che lavori insieme al Collegio cardinalizio per la gestione degli affari ecclesiastici e per l’elezione del papa (nostra revisione della traduzione italiana pubblicata da www.finesettimana.org).

Lettera al laico

I sognatori di Firenze 2011
Sul tema «Educarsi alla corresponsabilità. I battezzati nel mondo alla prova della vita quotidiana», si è tenuta a Firenze dal 20 al 23 giugno la LXI Settimana nazionale d’aggiornamento pastorale, organizzata dal Centro di orientamento pastorale (COP) sotto la guida del vescovo di Palestrina mons. Domenico Sigalini (che è anche presidente della Commissione episcopale per il laicato e assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica). Al termine, come è consuetudine (cf. Regnodoc. 13,2010,425), gli organizzatori – che si firmano «I sognatori di Firenze 2011» – hanno sintetizzato il lavoro svolto in una lettera indirizzata ai laici. In essa si sottolinea la missione dell’annuncio del Vangelo che deve oggi assumere forme di «matura corresponsabilità» tra clero e laici nella casa comune che è la Chiesa (stampa da file in nostro possesso).

Il turismo religioso. Mons. Carlo Mazza, vescovo di Fidenza

C. Mazza
Organizzato dal corso di laurea in Scienze del turismo e delle comunità locali della Facoltà di sociologia dell’Università di Milano-Bicocca, il convegno «Turismo e religioni. Memoria, percorsi ed emozioni» dello scorso 16 maggio è stato aperto dalla relazione introduttiva di mons. C. Mazza, vescovo di Fidenza, su «Turismo religioso nella società e nella Chiesa contemporanea». Il testo riconosce la necessità d’operare una distinzione tra il viaggio inteso come caratteristica prevalente dell’homo viator contemporaneo, inquieto anche dal punto di vista spirituale, e il viaggio dell’homo peregrinus, consapevole d’essere «stra niero e pellegrino» sulla terra in vista di una meta ulteriore. Di conseguenza si potrà pensare a configurare un turismo in grado di far «riscoprire l’identità complessa e il senso religioso di cui è depositario» il luogo sacro: non come mero oggetto di curiosità intellettuale ma come occasione per attingere «a quei segni di speranza di cui si ha bisogno nel cammino attuale della vita».

Sulla via della pace giusta. CEC - Convocazione ecumenica internazionale sulla pace (Kingston)

Consiglio ecumenico delle Chiese
A conclusione del Decennio per sconfiggere la violenza, avviato dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) nel 2001, nella Convocazione ecumenica internazionale sulla pace svoltasi a Kingston (Giamaica, 17-25.5) il movimento ecumenico – che porta nel DNA la preoccupazione per la giustizia e la pace – ha compiuto un passo in avanti nell’accordo tra le Chiese cristiane sul significato della pace, fondendo i due temi nel nuovo concetto di «pace giusta », e nella elaborazione di una nuova etica sull’uso legittimo della forza. I rappresentanti delle diverse denominazioni cristiane aderenti al CEC hanno fatto proprio l’Appello ecumenico per una pace giusta. «Dirigi i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,79), elaborato attraverso un processo conciliare da una commissione guidata dall’ex segretario generale del CEC Konrad Raiser e approvato dal comitato centrale dell’organismo stes so in febbraio, e hanno concluso la Convocazione con un messaggio finale dal titolo Gloria a Dio e pace sulla terra (25.5.2011).

Sulla via della pace giusta. Appello ecumenico

Consiglio ecumenico delle Chiese
A conclusione del Decennio per sconfiggere la violenza, avviato dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) nel 2001, nella Convocazione ecumenica internazionale sulla pace svoltasi a Kingston (Giamaica, 17-25.5) il movimento ecumenico – che porta nel DNA la preoccupazione per la giustizia e la pace – ha compiuto un passo in avanti nell’accordo tra le Chiese cristiane sul significato della pace, fondendo i due temi nel nuovo concetto di «pace giusta », e nella elaborazione di una nuova etica sull’uso legittimo della forza. I rappresentanti delle diverse denominazioni cristiane aderenti al CEC hanno fatto proprio l’Appello ecumenico per una pace giusta. «Dirigi i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,79), elaborato attraverso un processo conciliare da una commissione guidata dall’ex segretario generale del CEC Konrad Raiser e approvato dal comitato centrale dell’organismo stes so in febbraio, e hanno concluso la Convocazione con un messaggio finale dal titolo Gloria a Dio e pace sulla terra (25.5.2011).

Preghiera per la pace

Consiglio ecumenico delle Chiese

Sulla via della pace giusta. Messaggio finale

Consiglio ecumenico delle Chiese
A conclusione del Decennio per sconfiggere la violenza, avviato dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) nel 2001, nella Convocazione ecumenica internazionale sulla pace svoltasi a Kingston (Giamaica, 17-25.5) il movimento ecumenico – che porta nel DNA la preoccupazione per la giustizia e la pace – ha compiuto un passo in avanti nell’accordo tra le Chiese cristiane sul significato della pace, fondendo i due temi nel nuovo concetto di «pace giusta », e nella elaborazione di una nuova etica sull’uso legittimo della forza. I rappresentanti delle diverse denominazioni cristiane aderenti al CEC hanno fatto proprio l’Appello ecumenico per una pace giusta. «Dirigi i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,79), elaborato attraverso un processo conciliare da una commissione guidata dall’ex segretario generale del CEC Konrad Raiser e approvato dal comitato centrale dell’organismo stes so in febbraio, e hanno concluso la Convocazione con un messaggio finale dal titolo Gloria a Dio e pace sulla terra (25.5.2011).

«Voi dunque pregate così». Gruppo di Dombes

Gruppo di Dombes
Dalle lacerazioni del Cinquecento, la preghiera che ci ha insegnato Gesù è stata pregata e meditata separatamente dalle diverse confessioni cristiane, e di qui la tentazione per ciascuna di appropriarsi del Padre nostro e il costituirsi di un ricco patrimonio spirituale, spesso ignorato dalle altre tradizioni cristiane. Vicino ormai ai 75 anni di vita, il Gruppo ecumenico di Dombes affronta ora questa parte fondamentale dell’insegnamento del Signore con il volume «Voi dunque pregate così». Il Padre nostro, itinerario per la conversione delle Chiese, per «rischiare una lettura che sia davvero ecclesiale», sempre alla luce del tratto interpretativo caratteristico del Gruppo, ossia l’idea di «conversione». «Mentre i nostri documenti precedenti partivano dalle divergenze tra le nostre Chiese per prospettare le conversioni necessarie in vista dell’unità, questa volta partiamo invece da un forte punto di convergenza per discernere le conversioni che esso implica».

Il Regno Documenti 13 2011. La rivista completa - Il Regno d'estate

Redazione
Nei mesi di luglio, agosto e settembre a disposizione di tutti i lettori la possibilità di scaricare il numero completo in un unico file pdf. Buona estate!