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Attualità
Attualità, 4/2024, 15/02/2024, pag. 123

Sinodo sulla sinodalità: ultima chiamata

Severino Dianich

«Grande sarebbe la delusione se al termine del cammino l’Assemblea sinodale non fosse capace d’avanzare al papa almeno alcune proposte di riforma, che rispondano alle questioni più sentite nel popolo di Dio e se il papa non le accogliesse». Per contribuire a questo «atteso slancio», e in risposta a una precisa richiesta contenuta nella Relazione di sintesi della prima sessione (2023), il saggio del teologo Severino Dianich focalizza alcuni aspetti. Detto dell’atmosfera «pacifica e serena» in cui si è svolto l’evento, propiziata dalla «regola della conversazione», sottolinea la necessità di chiarezza sul significato della «sinodalità», che riguarda specificamente l’assunzione di decisioni, e la messa a fuoco del suo rapporto con la «collegialità». Decisiva la questione affrontata nella parte successiva: se oggi è urgente «riprendere la diffusione esplicita e diretta del Vangelo, anche nei paesi d’antica o plurisecolare tradizione cristiana» e se tale diffusione non può che essere affidata ai «missionari del quotidiano», i cristiani adulti, nella rete interpersonale nella quale vivono e operano, sono i primi chiamati a praticare la sinodalità (il che chiama in causa anche una riforma del Codice di diritto canonico). Le ultime due parti del saggio insistono, infine, su due questioni ecclesiali sulle quali l’opinione pubblica è in genere particolarmente attenta: quella della donna nella Chiesa, rispetto alla quale la prossima assemblea non dovrà eludere «il vero nodo da sciogliere» dell’ordinazione al diaconato, e quella dei fedeli che restano «esclusi da alcuni momenti della vita della Chiesa, come i divorziati» risposati «e le persone LGBTQ».

 

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Santa Sede: il futuro della parrocchia

Severino Dianich

La recente istruzione su La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa (Regno-doc. 15,2020,488ss) mostra una differenza di tono e di contenuti tra la I parte, relativa ai cambiamenti da effettuare nell’impostazione della vita parrocchiale, e la II, dove si ripropongono le norme del Codice di diritto canonico da rispettare nel procedere ai cambiamenti. Quasi un «deciso e robusto “Sì, ma…” nei confronti di sperimentazioni e cambiamenti già in corso nella prassi concreta», scrive Severino Dianich nel primo dei saggi qui proposti, evidenziando alcuni dei percorsi dell’auspicata conversione pastorale della parrocchia che travalicano l’attuale Codice: disegnare diversamente la figura del parroco; acquisire l’urgenza di evangelizzare i «dubbiosi» e i «non credenti»; rivedere, senza svalutarlo, il criterio d’appartenenza alla Chiesa basato sul territorio; sviluppare con decisione le pratiche sinodali.

Nell’altro saggio che proponiamo Alphonse Borras, soffermandosi in particolare sulla questione del raggruppamento delle parrocchie, sulla figura dei laici impegnati e sul rifluire dei diaconi verso la pastorale parrocchiale, individua il limite maggiore dell’istruzione nell’«aver voluto esplicitare le disposizioni del Codice di diritto canonico “dall’alto”, senza tenere conto della vitalità canonica delle legislazioni diocesane». Spetta infatti ai vescovi diocesani accompagnare la vitalità che un canonista auspica per il diritto canonico. Esso deve essere «“pastorale”, cioè a servizio del popolo di Dio».

 

Attualità, 2019-16

Chiesa, carismi e sinodalità: attraversati dalla storia

Severino Dianich

Perché la sinodalità ha come fondamento la Chiesa intesa come popolo di Dio? Perché – afferma S. Dianich – essa «pone immediatamente al centro della riflessione la missione e il suo soggetto.

Tutti i fedeli ne sono responsabili, destinati, ciascuno con le sue singolarità, a convergere nell’unico soggetto collettivo che ne è il portatore, il popolo di Dio». Tuttavia mentre i «ruoli particolari» sono stati definiti anche dal punto di vista canonistico «con acribia», quello dei fedeli laici «in maniera del tutto generica». Per questo occorre una «teologia dei carismi» che ridica a «ogni credente che se egli non ci fosse tutta la Chiesa sarebbe diversa».

Un altro modo per declinare la questione della sinodalità è considerarla dal punto di vista ecumenico: come mostra H. Legrand, il dialogo tra cattolici ortodossi pone le due Chiese di fronte al rapporto tra sinodalità e primato, che è per entrambe problematico. Per quelle ortodosse, perché la sinodalità sta prevalendo sulla comunione gerarchica; per quella cattolica, il contrario. E così, il dialogo ecumenico, spingendo ciascuna Chiesa a una riforma interna sempre più necessaria, si mostra molto più centrale di quanto in realtà è considerato.

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Riforma della Chiesa - Il Vangelo, la Chiesa, il tempo

Severino Dianich

Il mondo sta vivendo, come dice papa Francesco, non un’epoca di cambiamenti, ma «un cambiamento d’epoca». Così tutti i credenti dovrebbero «interrogarsi sulla forma che la Chiesa dovrebbe darsi, per essere all’altezza della sua missione», afferma Severino Dianich. Infatti, «non sono solo in gioco le strategie tradizionali dell’attività pastorale, bensì la stessa forma Ecclesiae, nel senso del suo modo d’essere e stare nel mondo: è un problema che tocca la sua stessa sostanza, perché viene a determinare di sé tutta la sua missione». Il «discernimento della volontà di Dio sul proprio essere e sul proprio operare», su cui s’insiste tanto negli interventi del pontefice e di cui «godiamo di una plurisecolare e sovrabbondante letteratura (…) dal punto di vista della vita personale del singolo cristiano», non è stato tanto frequentato dalla teologia per quanto riguarda la «forma vitale, sempre nuova, che la Chiesa è chiamata a darsi» in vista della «continua riforma della quale essa, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno».