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Documenti, 21/2023, 01/12/2023, pag. 643

Sinodo 2023: lettera al popolo di Dio

Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

Il 25 ottobre i 364 membri della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, riunita a Roma dal 4 al 29 ottobre sul tema «Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione», hanno approvato con 336 sì e 12 no una Lettera al popolo di Dio (www.synod.va).

Care sorelle, cari fratelli,

 

mentre si avviano alla conclusione i lavori della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, vogliamo, con tutti voi, rendere grazie a Dio per la bella e ricca esperienza che abbiamo appena vissuto. Questo tempo benedetto lo abbiamo vissuto in profonda comunione con tutti voi. Siamo stati sostenuti dalle vostre preghiere, portando con noi le vostre aspettative, le vostre domande e anche le vostre paure. Sono già trascorsi due anni da quando, su richiesta di papa Francesco, è iniziato un lungo processo di ascolto e discernimento, aperto a tutto il popolo di Dio, nessuno escluso, per «camminare insieme», sotto la guida dello Spirito Santo, discepoli missionari alla sequela di Cristo Gesù.

La sessione che ci ha riuniti a Roma dal 30 settembre costituisce una tappa importante in questo processo. Per molti versi è stata un’esperienza senza precedenti. Per la prima volta, su invito di papa Francesco, uomini e donne sono stati invitati, in virtù del loro battesimo, a sedersi allo stesso tavolo per prendere parte non solo alle discussioni ma anche alle votazioni di questa Assemblea del Sinodo dei vescovi. Insieme, nella complementarità delle nostre vocazioni, dei nostri carismi e dei nostri ministeri, abbiamo ascoltato intensamente la parola di Dio e l’esperienza degli altri. Utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito, abbiamo condiviso con umiltà le ricchezze e le povertà delle nostre comunità in tutti i continenti, cercando di discernere ciò che lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa oggi. Abbiamo così sperimentato anche l’importanza di favorire scambi reciproci tra la tradizione latina e le tradizioni dell’Oriente cristiano. La partecipazione di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità ecclesiali ha arricchito profondamente i nostri dibattiti.

La nostra assemblea si è svolta nel contesto di un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori e hanno dato ai nostri lavori una peculiare gravità, tanto più che alcuni di noi venivano da paesi dove la guerra infuria. Abbiamo pregato per le vittime della violenza omicida, senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato sulle strade pericolose della migrazione. Abbiamo assicurato la nostra solidarietà e il nostro impegno a fianco delle donne e degli uomini che in ogni luogo del mondo si adoperano come artigiani di giustizia e di pace.

Su invito del santo padre abbiamo dato uno spazio importante al silenzio, per favorire tra noi l’ascolto rispettoso e il desiderio di comunione nello Spirito. Durante la veglia ecumenica di apertura abbiamo sperimentato come la sete di unità cresca nella contemplazione silenziosa di Cristo crocifisso. «La croce è, infatti, l’unica cattedra di colui che, dando la vita per la salvezza del mondo, ha affidato i suoi discepoli al Padre, perché “tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21). Saldamente uniti nella speranza che ci dona la sua risurrezione, gli abbiamo affidato la nostra Casa comune, dove risuonano sempre più urgenti il clamore della terra e il clamore dei poveri: “Laudate Deum!”», ha ricordato papa Francesco proprio all’inizio dei nostri lavori.

Giorno dopo giorno abbiamo sentito pressante l’appello alla conversione pastorale e missionaria. Perché la vocazione della Chiesa è annunciare il Vangelo non concentrandosi su se stessa, ma ponendosi al servizio dell’amore infinito con cui Dio ama il mondo (cf. Gv 3,16). Di fronte alla domanda fatta a loro, su ciò che essi si aspettano dalla Chiesa in occasione di questo sinodo, alcune persone senzatetto che vivono nei pressi di piazza San Pietro hanno risposto: «Amore!». Questo amore deve rimanere sempre il cuore ardente della Chiesa, amore trinitario ed eucaristico, come ha ricordato il papa evocando il 15 ottobre, a metà del cammino della nostra Assemblea, il messaggio di santa Teresa di Gesù bambino. «È la fiducia» che ci dà l’audacia e la libertà interiore che abbiamo sperimentato, non esitando a esprimere le nostre convergenze e le nostre differenze, i nostri desideri e le nostre domande, liberamente e umilmente.

E adesso? Ci auguriamo che i mesi che ci separano dalla seconda sessione, nell’ottobre 2024, permettano a ognuno di partecipare concretamente al dinamismo della comunione missionaria indicata dalla parola «sinodo». Non si tratta di un’ideologia ma di un’esperienza radicata nella Tradizione apostolica. Come ci ha ricordato il papa all’inizio di questo processo: «Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità (…), promuovendo il reale coinvolgimento di tutti» (9 ottobre 2021). Le sfide sono molteplici e le domande numerose: la relazione di sintesi della prima sessione chiarirà i punti di accordo raggiunti, evidenzierà le questioni aperte e indicherà come proseguire il lavoro.

Per progredire nel suo discernimento, la Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti, a cominciare dai più poveri. Ciò richiede da parte sua un cammino di conversione, che è anche cammino di lode: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21)! Si tratta di ascoltare coloro che non hanno diritto di parola nella società o che si sentono esclusi, anche dalla Chiesa. Ascoltare le persone vittime del razzismo in tutte le sue forme, in particolare, in alcune regioni, dei popoli indigeni le cui culture sono state schernite. Soprattutto, la Chiesa del nostro tempo ha il dovere di ascoltare, in spirito di conversione, coloro che sono stati vittime di abusi commessi da membri del corpo ecclesiale, e di impegnarsi concretamente e strutturalmente affinché ciò non accada più.

La Chiesa ha anche bisogno di ascoltare i laici, donne e uomini, tutti chiamati alla santità in virtù della loro vocazione battesimale: la testimonianza dei catechisti, che in molte situazioni sono i primi ad annunciare il Vangelo; la semplicità e la vivacità dei bambini, l’entusiasmo dei giovani, le loro domande e i loro richiami; i sogni degli anziani, la loro saggezza e la loro memoria. La Chiesa ha bisogno di mettersi in ascolto delle famiglie, delle loro preoccupazioni educative, della testimonianza cristiana che offrono nel mondo di oggi. Ha bisogno di accogliere le voci di coloro che desiderano essere coinvolti in ministeri laicali o in organismi partecipativi di discernimento e di decisione.

La Chiesa ha particolarmente bisogno, per progredire nel discernimento sinodale, di raccogliere ancora di più le parole e l’esperienza dei ministri ordinati: i sacerdoti, primi collaboratori dei vescovi, il cui ministero sacramentale è indispensabile alla vita di tutto il corpo; i diaconi, che attraverso il loro ministero significano la sollecitudine di tutta la Chiesa al servizio dei più vulnerabili. Deve anche lasciarsi interpellare dalla voce profetica della vita consacrata, sentinella vigile delle chiamate dello Spirito. E deve anche essere attenta a coloro che non condividono la sua fede ma cercano la verità, e nei quali è presente e attivo lo Spirito, lui che dà «a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale» (Gaudium et spes, n. 22, 5). 

«Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (papa Francesco, 17 ottobre 2015). Non dobbiamo avere paura di rispondere a questa chiamata. 

La vergine Maria, prima nel cammino, ci accompagna nel nostro pellegrinaggio. Nelle gioie e nei dolori ella ci mostra suo Figlio e ci invita alla fiducia. È lui, Gesù, la nostra unica speranza!

 

Città del Vaticano, 25 ottobre 2023.

Tipo Documento - Parte / Inserto
Tema Sinodo dei vescovi
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«La capacità di immaginare un futuro diverso per la Chiesa e per le sue istituzioni all’altezza della missione ricevuta dipende in larga parte dalla scelta di avviare processi di ascolto, dialogo e discernimento comunitario, a cui tutti e ciascuno possano partecipare e contribuire». Ed ha l’obiettivo di favorire un processo di ascolto reale del popolo di Dio e la partecipazione di tutti al processo sinodale la prima fase – quella diocesana – della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione». Essa ha preso avvio con la pubblicazione il 7 settembre del Documento preparatorio e del Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità (in questo numero a p. 537).

Il Sinodo sulla sinodalità s’inquadra nel programma di papa Francesco di superare il clericalismo riattivando il rapporto tra i pastori e il popolo di Dio per una conversione missionaria di tutta la Chiesa cattolica. Il Documento preparatorio quindi offre la mappa concettuale per comprendere e attuare correttamente la sinodalità nel contesto contemporaneo.

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Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità

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Insieme al Documento preparatorio della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» (in questo numero a p. 527), la Segreteria generale del Sinodo il 7 settembre ha diffuso anche un Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità. Manuale ufficiale per l’ascolto e il discernimento nelle Chiese locali: prima fase (ottobre 2021 – aprile 2022) nelle diocesi e nelle conferenze episcopali in vista dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi di ottobre 2023. Come espresso dal titolo, il documento intende aiutare le diocesi a «preparare e riunire il popolo di Dio affinché possa dare voce alla propria esperienza nella sua Chiesa locale», in una consultazione che sia la più ampia, capillare e vera possibile su che cosa significa e come si mette in pratica l’essere una Chiesa sinodale. La fase diocesana (cf. infografica a p. 549) è quella che maggiormente caratterizza il Sinodo sulla sinodalità, applicando per la prima volta le disposizioni introdotte dalla costituzione apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei vescovi (2018; Regno-doc. 17,2018,528). Questo processo «va visto come un’opportunità per promuovere la conversione sinodale e pastorale di ogni Chiesa locale in modo da produrre frutti più abbondanti nella missione».

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Sinodo 2018: Documento finale

XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale»

«I giovani hanno chiesto a gran voce una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa: solo una Chiesa dei santi può essere all’altezza di tali richieste! Molti di loro l’hanno lasciata perché non vi hanno trovato santità, ma mediocrità, presunzione, divisione e corruzione. Purtroppo il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa… per questo la Chiesa nel suo insieme deve compiere un deciso, immediato e radicale cambio di prospettiva!». La XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», inaugurata il 3 ottobre da papa Francesco e dal relatore generale, l’arcivescovo di Brasilia card. Sérgio da Rocha (cf. Regno-doc. 19,2018,585-594), si è conclusa il 28 con la pubblicazione di questo Documento finale. Frutto della riflessione che ha impegnato per quasi un mese i partecipanti al Sinodo, nella prima parte illustra l’analisi del contesto in cui i giovani sono inseriti, evidenziandone i punti di forza e le sfide; la seconda parte è invece interpretativa e fornisce alcune chiavi di lettura fondamentali; la terza, infine, presenta le scelte per una conversione spirituale, pastorale e missionaria. Per la prima volta il Documento, come stabilisce la recente costituzione apostolica Episcopalis communio (cf. Regno-doc. 17,2018,535), partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro, qualora approvato espressamente dal romano pontefice.