Una fragile ricchezza minacciata
Una fragile ricchezza: in questi termini i vescovi italiani, nel messaggio per la 14° Giornata del creato, esprimono il mistero della natura, feconda di vita ma sempre più minacciata. Così la biodiversità diventa luogo di annuncio della gloria divina che riempie generosamente la terra, ma anche dell’impegno necessario a non pervertirne il dono, per interessi di pochi e di corto respiro. Uno “sguardo contemplativo” e insieme “preoccupato” coglie nel mondo il sogno del Padre di pace, bellezza e pienezza, che fa appello alla capacità di custodia da parte dell’uomo.
Il testo fa risuonare le armoniche di una riflessione ecclesiale che innerva sempre più il vissuto di fede di una sensibilità ecologica e sociale insieme: Laudato si’, Evangelii gaudium, fino al documento preparatorio del Sinodo autunnale sull’Amazzonia: con uno sguardo glocal, l’Amazzonia diventa la cartina di tornasole delle dinamiche globali, a partire dal riscaldamento climatico, ma anche il paradigma per cogliere la biodiversità nelle sue forme concrete, che sono reti di rapporti in connessione con ogni territorio.
Tempo del creato
Di “rete della vita” parla anche l’iniziativa ecumenica Tempo del creato, che animerà le comunità cristiane a diverse latitudini, da oggi fino al prossimo 4 ottobre. Nel solco di Laudato si’, l’iniziativa intende denunciare la perdita di biodiversità come sintomo di una malattia del cuore umano, sopraffatto da una logica univoca del guadagno: una logica che, mentre genera disuguaglianze, procura al nostro pianeta l’ingiustizia radicale di una profonda lacerazione, capace di minacciare la vita stessa nella sua varietà e capacità di rigenerarsi.
All’iniziativa fa pure riferimento papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata del creato 2019: il “tempo del creato” sia “tempo per riabituarci a pregare”, in sintonia con la natura e in ascolto della sua sinfonia che dice tenerezza del Padre e gioia della condivisione; “tempo per riflettere sui nostri stili di vita”, dalle scelte quotidiane alle transizioni economiche necessarie che esigono una seria volontà politica; “tempo per intraprendere azioni profetiche”, sollecitate dalla voce di molti giovani nel mondo che non possono andare inascoltate o deluse.
Laboratorio Amazzonia
Nei richiami di tutti, l’imminente Sinodo sull’Amazzonia: l’Amazzonia geografica, culturale, ecosistema, che le sue chiese sono chiamate a interpretare come laboratorio di una socialità creativa, generativa, armonica e giusta. Ma anche l’Amazzonia simbolo di una realtà globale, che come ogni simbolo esibisce una verità tanto nella sua capacità di rimando (alla fragile ricchezza di una biodiversità minacciata) quanto nella sua consistenza materiale: devastata dagli incendi – un dato purtroppo costante negli anni – ma soprattutto oggetto di un’attenzione politica internazionale a spot, che mette in agenda gli aiuti contro il fuoco ma tace su un incremento della deforestazione pari quest’anno all’88%, legato soprattutto ad estrazioni minerarie con implicati interessi economici internazionali. L’immagine di alcune tribù native in fuga dalle fiamme diventa icona delle minacce alla biodiversità ed alle esistenze umane più fragili, non solo in questi ultimi giorni.
Contemplazione e preoccupazione di fronte al dono della biodiversità mobilitino, a livello globale e in ciascuno dei nostri territori, energie di cura, denuncia, protezione e conversione ad una custodia del dono di un mondo ospitale e bello, per la pienezza di vita di tutte le creature.
Il testo fa risuonare le armoniche di una riflessione ecclesiale che innerva sempre più il vissuto della fede di una sensibilità ecologica e sociale insieme: dalla Laudato si’ all' Evangelii gaudium, fino al documento preparatorio del Sinodo autunnale sull’Amazzonia. Ad uno sguardo glocal, l'Amazzonia diventa la cartina di tornasole delle dinamiche globali - a partire dal riscaldamento climatico - ma anche il paradigma per cogliere la biodiversità nelle sue forme concrete, entro reti di rapporti, in connessione con ogni territorio locale (i vescovi italiani citano i boschi alpini e le acque del Mediterraneo).
L’Amazzonia, che come ogni simbolo esibisce una verità tanto nella capacità di rimando (alla fragile ricchezza della biodiversità, in questo caso), quanto nella sua consistenza materiale, vede consumare sotto entrambi gli aspetti in questi giorni l’ennesimo dramma. Non ci sono solo gli incendi – il cui dato è purtroppo costante negli anni – ma soprattutto un’attenzione politica internazionale a spot, che cavalca ora la retorica ostile al pur detestabile Bolsonaro, ma tace dell’incremento della deforestazione pari quest’anno all’88%, legato soprattutto ad estrazioni minerarie nelle quali sono implicati interessi economici internazionali. L’immagine di alcune delle 300 tribù native amazzoniche costrette in queste ore alla fuga a causa degli incendi, diventa icona delle minacce condivise da biodiversità ed esistenze umane più fragili, non solo in quest’ultima tornata di fuoco.