Non cattolici ai santuari
Una risorsa per la nuova evangelizzazione
Non cattolici che vengono ai nostri santuari: è l’argomento che abbozzo con questa puntata. Fenomeno antico ma oggi crescente: l’intercultura, il turismo globale, l’attrazione di sempre per il miracolo geolocalizzato. Su quell’albero, da quella sorgente, in quella casa: il divino che tocca terra attrae l’uomo del terzo millennio proprio come portava i greci antichi alla Pizia di Delfi.
In questa rubrica ho narrato in dicembre (cf. Regno-att. 22,2019, 693s) di un’amica eritrea che è andata pellegrina a Loreto nel fine settimana con altre sette eritree, nere tutte come la Vergine lauretana: tre cattoliche, tre ortodosse, una protestante, una musulmana. Quel pellegrinaggio screziato mi ha suggerito d’indagare sui non cattolici che vengono ai santuari.
Dai bassà turchi del Cinquecento agli immigrati di oggi
Ho interrogato lo storico di Loreto, il cappuccino Giuseppe Santarelli e il vescovo Giancarlo Vecerrica, promotore del pellegrinaggio Macerata-Loreto. Ho provato ad allargare lo sguardo ad altri santuari e altri paesi con l’arcivescovo Rino Fisichella del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione che si occupa dei santuari.
L’ottimo Santarelli mi ha istruito ad abbondanza su turchi e musulmani e persino un ebreo, e ortodossi e anglicani che nei secoli hanno avuto Loreto in confidenza. La presenza degli islamici è venuta crescendo negli ultimi decenni con i migranti. «Un giovane musulmano – dice padre Giuseppe – spesso vende rose all’ingresso del santuario invitando i pellegrini a farne omaggio alla Madonna».
Ho un’esperienza simile a Roma, dove volentieri prendo rose dai venditori e quelli mi aspettano alla porta della chiesa e qualche volta io dico: «Ecco le monete ma tieni pure le rose». E quelli, se sono musulmani, ribattono: «Le porto io per te alla Madonna».
«Gli islamici – mi ricorda Santarelli – designano Maria con il nome di Maryam e talora la dicono “Sayydda”, nome che significa Padrona, Signora». Nel Corano Maryam è nominata una trentina di volte e c’è La sura di Maryam, che ha il numero XIX.
Santarelli ha rintracciato nei cinque volumi della Storia lauretana del gesuita Orazio Torsellini (1597) varie narrazioni di bassà turchi che lungo il XVI secolo mandavano a Loreto ex voto «per grazia ricevuta». Mi racconta che Michel de Montaigne, in visita a Loreto nel 1581, attesta di aver visto nella Santa casa il cero di un turco che ve l’aveva inviato per un voto.
Gli storici del santuario – continua Santarelli – «menzionano più volte i pellegrini ortodossi a partire dal secolo XV, quando illustrano le fiere recanatesi, alle quali convenivano mercanti greci, armeni, giudei e turchi». Era vietato l’ingresso al santuario solo «ai turchi e ai giudei». E tante sono le narrazioni sui greci e gli armeni che si mostravano devoti della Vergine come e più dei cattolici, quando entravano nella Santa casa «con i piedi scalzi e le mani levate al cielo».
Sempre Santarelli m’informa sul pellegrinaggio nel 1406 di Giovanni Paleologo, imperatore di Costantinopoli, e sui doni offerti in tempi diversi dal duca dell’Epiro, da Alessio di Giorgio dell’Albania, dal condottiero dell’esercito moscovita Zaremeto venuto pellegrino agli inizi del Settecento.
Alla Santa casa di Loreto vengono russi, ucraini, romeni
Tanti sono oggi i pellegrini russi, ucraini, romeni che «al presente – dice Santarelli – più di altri percorrono in ginocchio i gradini del rivestimento marmoreo, segnati dai solchi delle ginocchia fin dalla seconda metà del Cinquecento». Ortodossi dell’immigrazione spesso celebrano la Divina liturgia nella basilica inferiore. Un’accoglienza ecumenica e pastorale che l’arcivescovo di Loreto, Fabio Dal Cin, si propone d’incrementare.
Nell’agosto del 2000 un gruppo di circa 40 sacerdoti serbo-ortodossi, venuti in pellegrinaggio, si sono intrattenuti in lunga preghiera nella Santa casa. Nel marzo del 2016 «sono venuti in gruppo per un seminario rappresentanti delle Chiese ortodosse russa, albanese, greca, rumena, georgiana, serba». Spesso dagli ortodossi la Santa casa è indicata come «la più antica reliquia mariana».
La presenza di ortodossi è frequente anche al pellegrinaggio Macerata-Loreto d’impronta ciellina che si fa ogni anno, di notte, a fine primavera, camminando per 28 chilometri tra i campi di grano. Nel 2014 era presente il teologo ucraino Aleksandr Filonenko, che si è trovato a suo agio tra i giovani cattolici in cammino verso la Santa casa: «È stato come percorrere in una notte il cammino umano dall’inizio alla fine», disse pieno d’entusiasmo.
Il vescovo Giancarlo Vecerrica – animatore del pellegrinaggio – racconta volentieri della presenza dei non cattolici e dei non credenti in quelle notti dei camminanti: «Come quella volta che chiesi a un’atleta russa perché fosse venuta e ne ebbi la risposta: perché sono atea e voglio vedere Dio nel volto di quelli che ci credono».
Musulmani e musulmane
nel pellegrinaggio a piedi
Via via negli anni – il pellegrinaggio si fa dal 1978 – anche diversi musulmani e musulmane si sono uniti ai pellegrini cattolici. Quattro volte è stata presente Asmae Dachan, giornalista e scrittrice, che al pellegrinaggio del 2019 ha parlato così: «Camminare nella notte con tante persone ha rinnovato il mio spirito fraterno verso le sorelle e i fratelli cristiani e la mia devozione a Gesù, Aissa, che è parola di verità e a sua madre Maryam, signora delle donne del Paradiso. Ha rinforzato il mio impegno per la fratellanza tra le genti e per la pace in Siria, mia martoriata terra d’origine e per l’Italia, mia patria adottiva».
Nel 2009 hanno camminato con i cattolici Dounia Ettaib, che guida l’Associazione per l’affermazione dei diritti delle donne islamiche, e Malika El Hazzazi, modella marocchina.
Che senso possa avere la presenza di musulmani in santuari cristiani ce l’hanno insegnato in più occasioni i cristiani che vivono in terra d’islam. E mi piace dare eco alla cara voce di Giovanni Martinelli che fu vescovo di Tripoli e che è morto lo scorso dicembre: «Ad Algeri – disse in un messaggio inviato ai pellegrini del 2011 – esiste un santuario dedicato a Nostra Signora d’Africa dove molti sono i visitatori musulmani che la riconoscono come madre di Gesù».
La devozione dei musulmani a Maria è attestata da tutti i responsabili di santuari cristiani in paesi musulmani: nel Nord Africa, in Giordania e in Palestina, in Egitto e in Siria, in Libano, in Turchia. Wael Farouq, musulmano egiziano, docente di Scienze linguistiche alla Cattolica di Milano, così parlò partecipando al pellegrinaggio del 2015: «Nel Sud dell’Egitto, sul monte Gabal al-Tayr, dove si trova la grotta nella quale ha soggiornato la sacra famiglia, centinaia di migliaia di egiziani, cristiani e musulmani, compiono un pellegrinaggio a fine maggio per festeggiare la Vergine. Per paura del terrorismo, il governo vietò ai musulmani di salire al monte. I cristiani, allora, chiusero il monastero della Vergine, protestando contro il divieto ai musulmani di visitarlo, finché il governo non permise loro di partecipare».
Donne velate a Tindari
e a Santa Maria di Leuca
L’arcivescovo Rino Fisichella, che va visitando i santuari dell’Orbe, conferma la disponibilità dei musulmani ad accendere ceri ovunque trovino una statua della Vergine: «Li ho visti a Medjugorje e a Fatima, in Turchia e in Canada, per esempio nel santuario di Saint Joseph di Mount Royal». Concordo. Ricordo d’aver notato donne velate portare fiori alla Madonna di Tindari e a quella di Leuca, per tenermi all’Italia.
Osservo che Fatima a motivo del nome, che ricorda una delle figlie di Maometto, l’unica che gli donò una discendenza, potrebbe attirare i musulmani più di altri santuari, ma Fisichella ritiene che l’attrazione del nome trova contrasto nel fatto che Fatima è avvertita come «santuario nazionale e identitario e dunque cattolico, a modo di Guadalupe in Messico». Tant’è che circa 25 anni addietro il vescovo di Leiria-Fatima propose quel santuario come «focolare del dialogo interreligioso», ma l’idea non trovò rispondenza.
Sulla presenza di musulmani nei santuari cristiani non abbiamo dati, perché ci vanno in incognito. Per la Francia, dove la pastorale dei santuari è meglio organizzata, disponiamo di un’indagine – mi segnala Fisichella – che stima al 98% la presenza di cattolici, ripartendo così il restante 2%: persone in ricerca 75%, altre confessioni cristiane 17%, altre religioni 21%. Essendo stimata a 51 milioni la frequenza annuale di «santuari e luoghi religiosi» francesi, gli appartenenti ad altre religioni sarebbero sui 200.000.
Le parrocchie si svuotano ma i santuari si riempiono
L’indagine sui frequentatori dei santuari è resa ardua dal fatto che oggi i visitatori in grande maggioranza vi arrivano individualmente. Per la Francia i visitanti «in gruppo» sono solo il 19%. Che a muovere i visitatori siano anche motivazioni od occasioni turistiche pare cosa ovvia a Fisichella: «Spesso le due intenzioni, religiosa e turistica, sono compresenti. Del resto anche i pellegrini medievali si muovevano per più ragioni: per penitenza, per soddisfare a un voto, ma anche per vedere meraviglie, cercare medicamenti».
«Le chiese parrocchiali si svuotano ma i santuari si riempiono», dice l’arcivescovo: «C’è un mutamento nella pratica religiosa. Il mutamento ci segnala che il destinatario della pastorale dei santuari è oggi diverso da ieri ed è anche multireligioso. Occorre tener presente che tanti sono i visitatori in ricerca e tanti anche i non cristiani e i non credenti». I santuari come luogo privilegiato di «nuova evangelizzazione», dunque, sia che si tratti di riproporre il Vangelo a chi ha abbandonato la pratica religiosa, sia che arrivino non credenti e non cristiani ai quali proporre un «primo annuncio».
www.luigiaccattoli.it