A fronte dei quasi 500 libri pubblicati col suo nome, il card. Martini con pronta autoironia asseriva che, trattandosi di raccolte di interventi orali, egli vedeva il suo nuovo libro solo quando era già confezionato e pronto alla diffusione.
Per ricordare il centenario della nascita di Luigi Sartori (1o gennaio 1924 – 2 maggio 2007) la Facoltà teologica del Triveneto ha imboccato una via a un tempo originale e coerente.
Il volume di Christian Sorrel, Le Concile des évêques français. Vatican II 1959-1965 (CLD éditions, Paris 2023, pp. 336, € 28,00) ricostruisce, sulla base di un ampio ventaglio di fonti a stampa e d’archivio.
Il papato di Francesco si è caratterizzato per un’apertura della Chiesa alla storia che viene in genere ricondotta all’aggiornamento promosso da papa Giovanni e al rinnovamento conciliare.
È un libro che dà parole alla prassi sinodale, perché ne offre un quadro d’insieme e non si limita ad affrontare alcuni argomenti o questioni prospettandoli semplicemente una dopo l’altro; mostra la radicalità della svolta in atto, nel quadro della recezione del Concilio, mentre illustra le più importanti questioni aperte sulla forma sinodale e l’esercizio della sinodalità di Chiesa.
Nell’insegnamento di papa Francesco l’occorrenza del termine «colonialismo» si connette frequentemente all’aggettivo «nuovo» (qualche volta a «postmoderno»).
L’importanza del personaggio è nota. Principale collaboratore di Agostino Casaroli già prima che il presule piacentino ascendesse nel 1979 al cardinalato e alla guida della Segretaria di stato, egli rappresenta uno dei protagonisti sia del rilancio del ruolo internazionale della Santa Sede.
La posizione di Joseph Moingt è certamente critica, ma dobbiamo chiederci che tipo di critica sia. Se i nostri tempi sono effettivamente inclini alla critica, spesso si tratta di una semplice denuncia, per di più globale. Ma può anche assumere la forma di differenziazioni all’interno di un determinato ambito, ed essere efficace. Dobbiamo quindi spiegare che cosa intendiamo.
La ricerca della giustizia è un’istanza radicale che accompagna le nostre esistenze individuali e l’evoluzione delle società in ogni tempo e in ogni luogo; tuttavia, ci sono dei momenti storici particolarmente densi, che potremmo definire di passaggio, nei quali si delinea o viene a maturazione un vero e proprio «salto di paradigma». Il tempo che stiamo vivendo potrebbe segnare uno di questi cruciali passaggi, dal modello afflittivo-retributivo a quello riparativo-rigenerativo.
Ormai quasi quarant’anni fa osavo sostenere «che la teologia, fra tutte le scritture, è quella che dà senz’altro il piacere più grande».