La partenza all’antivigilia di Natale di padre Giancarlo Politi del PIME mi spinge a narrare un pugno di storie di smemorati a volte memori di Dio, raccolte nei mesi. Tra tutti padre Politi è quello che insegna di più perché è stato un testimone – raro in Italia – di un possibile modo cristiano di vivere l’Alzheimer e di parlarne in pubblico.
La comunicazione digitale che tutto collega potrebbe domani mitigare la segregazione del mondo carcerario, almeno per gli aspetti più iniqui e meno necessari. Ho percepito qualcosa di questa possibilità nel mio lavoro di giurato del Premio Castelli, un premio «letterario» per detenuti che ha dietro la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Provo a raccontare quella percezione.
Inaspettata sensazione leggendo lo Strumento di lavoro del Sinodo dell’Amazzonia pubblicato il 17 giugno (cf. Regno-doc. 15,2019, 449ss): che si parlasse di noi. Di noi cristiani europei sperduti nel gorgo secolare come quei nostri fratelli in quello vegetale. Chissà che da una Chiesa nascente – mi dicevo – possa venire un aiuto a una Chiesa che sente gli anni.