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Moralia Blog

Perché la fede esige trasparenza

Trasparenza. Un termine forse abusato di questi tempi che, in realtà, accompagna la storia dell’uomo. Poter vedere attraverso le cose, esigenza di oggettività: così possiamo definire la trasparenza. Si desidera che non sia solo una parola che si applica alle attività di natura sociale e pubblica: essa implica onestà nel conoscere, apertura all’altro e alla realtà, comunicazione e responsabilità.

Le procedure di trasparenza possono includere ambiti eterogenei: riunioni pubbliche, dichiarazioni di trasparenza finanziaria, normativa sulla libertà di informazione, revisioni di bilancio, verifiche ecc.

La parola autorevole di papa Francesco

Sul tema si esprime anche papa Francesco, e lo fa con la sua consueta vivacità comunicativa. Nell’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, al capitolo 5, i numeri 182-188 sono intitolati «Dialogo e trasparenza nei processi decisionali».

All’esordio, n. 182, troviamo questa espressione d’indirizzo estremamente significativa: «La previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere d’informare e a un dibattito approfondito» (n. 182).

Da questa affermazione si deduce immediatamente che la mancanza di trasparenza ha lo scopo di occultare la tutela del privilegio di sé o del proprio gruppo, rafforzando dinamiche decisionali scorrette, e quindi corruttive, che se vengono lette nella fede sostengono le cosiddette strutture di peccato.

Il riflettere etico, e in particolare anche quello riguardante l’emergenza ecologica, esige, per il principio di precauzione, che la previsione delle conseguenze sia anteposta a ogni attuazione programmatica. Lo studio dell’impatto ambientale «va inserito fin dall’inizio e dev’essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica. Dev’essere connesso con l’analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull’economia locale, sulla sicurezza» (n. 183).

Un dovere morale

Non si tratta di una semplice esortazione, bensì di una prescrizione fortemente determinata sotto il profilo etico, perché mette in gioco la relazione con il prossimo e con il creato.

Inoltre, proprio perché trasparenza si accorda con partecipazione, vengono segnalati come soggetti da interpellare «gli abitanti del luogo, i quali s’interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato» (Laudato si’, n. 183).

Riaffermando l’esigenza del legame esistente tra la libertà personale e la ricerca della verità, la quale mette in campo l’onestà, concludendo il paragrafo papa Francesco afferma che «c’è bisogno di sincerità e di verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione» (n. 183), in quanto quest’ultima può essere oggetto di biechi compromessi finalizzati al consenso per mantenere il potere politico, inteso come tutela del privilegio del proprio gruppo o partito e non come servizio al bene comune.

Di fronte a questioni scientificamente controverse occorre necessariamente, proprio in ragione del bene comune, valutare attentamente «rischi e benefici ipotizzabili per ogni possibile scelta alternativa» (Laudato si’, n. 184).

Che fare oggi, tutti?

Nella contemporaneità che cosa può condizionare la trasparenza nei processi decisionali? Per papa Francesco «la cultura consumistica, che dà priorità al breve termine e all’interesse privato, può favorire pratiche troppo rapide o consentire l’occultamento dell’informazione» (Laudato si’, n. 184).

Solo la sincerità e l’onesta aperte all’autentico senso della responsabilità possono suscitare le domande adeguate che sollecitano risposte di senso quali: «Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo?» (n. 185).

Pur non essendo ingenui, occorre riconoscere che per raggiungere il consenso nei grandi processi decisionali occorre innanzitutto l’umana condivisione di valori, i quali si possano declinare in «un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune» (Laudato si’, n. 188).

La mancanza di trasparenza, sotto tutti i profili, costituisce purtroppo terreno fertile per far crescere la cultura della deresponsabilizzazione, che lacera fiducia e solidarietà.

 

Giovanni Angelo Lodigiani è docente di etica teologica presso l’Istituto superiore di scienze religiose S. Agostino (Crema, Cremona, Lodi, Pavia, Vigevano) e di giustizia riparativa e mediazione penale presso l’Università degli studi dell’Insubria (Como, Varese)

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