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Moralia Blog

La strage dei migranti, le nostre virtù di cristiani e cittadini

Come fare per non naufragare nel gioco delle emozioni transitorie, dopo una strage come quella del 18 aprile? Propongo un itinerario etico attraverso alcune virtù.

Fortezza e temperanza. Invito a fare lo sforzo di leggere ogni giorno su Internet i notiziari di qualità in varie lingue, pubblicati nei cinque continenti, che troppo spesso parlano delle sofferenze e del lutto dei rifugiati, dei migranti e delle loro famiglie. È un arduo esercizio ascetico guardare la realtà da altri continenti, leggerla in altre lingue, non cliccare sui video che vendono il sensazionalismo, ignorare i pettegolezzi presentati dagli aggregatori di notizie. Duro è sopportare il dolore costante al fondo del cuore di chi si confronta costantemente con la realtà del male, senza cercare la facile catarsi dell’immagine lacrimogena e dello spot pubblicitario che ci fa sorridere subito dopo. Per crescere in queste virtù, è molto utile leggere i documenti del magistero cattolico sulla mobilità umana, come Erga migrantes, o i messaggi dei papi per le Giornate mondiali delle migrazioni.

Onestà. Ma in questi giorni occorre pure cliccare sulle notizie messe in cima alle pagine web dei giornali di massa, maltesi, italiani ed europei. Fanno ridere? Fanno piangere? Certo non possiamo applaudire tante affermazioni demagogiche dei nostri politici e dei finti «esperti» di fronte a una realtà così complessa. Per fatti e soluzioni sensate chiederemo ai veri esperti, ma dai politici dobbiamo esigere coraggio e onestà, per prendere decisioni difficili e spiegarle agli elettori.

È vero che «i grandi colpevoli sono i trafficanti»? Potrebbe dirlo con onestà solo chi non sa che è praticamente impossibile per una persona povera ottenere, dalle ambasciate in Medio Oriente o nell’Africa subsahariana, un visto per entrare legalmente in Europa. Di fronte alla disperazione umana, non regge nessun «blocco continentale» per l’immigrazione. Abbiamo eliminato i piccoli pescatori, permettendo così alle mafie africane e turche di organizzare l’affare a prezzi molto più alti, corrompendo, stuprando, torturando e uccidendo con impunità. Se mai riusciremo a eliminarli, senza confrontarci col vero problema, saranno sostituiti da ‘ndrangheta e camorra o da nuove organizzazioni pan-europee, più forti e spietate, che corromperanno i nostri politici a livello europeo.

È vero che il sistema di Dublino non è giusto con i paesi di frontiera come Malta e l’Italia? Che bisogna cambiarlo? Fino a un certo punto, sì. Ma è anche vero che i paesi del Nord spesso accolgono più persone, e le accolgono molto meglio. Un atteggiamento minimalista e meschino di fronte ai bisogni dei rifugiati nei primi anni d’insediamento non aiuterà a farci prendere sul serio dai politici tedeschi, francesi e britannici.

 Prudenza, radicata nel buon senso e nella memoria storica. Vi invito a esaminare seriamente alcune idee messe in giro in questi giorni:

– «Attaccheremo le basi dei trafficanti nel Nord Africa». L’abbiamo fatto senza successo per centinaia di anni con i pirati di Barberia: la costa è troppo grande, l’attività troppo redditizia e flessibile, e le autorità facilmente corruttibili.

– «Distruggeremo i barconi». Compreranno gommoni e ci saranno più vittime.

– «Arresteremo gli scafisti». Già lo stiamo facendo da tanti anni, e da tanti anni i trafficanti obbligano i migranti senza esperienza a dirigere i barconi, causando più stragi.

– «Li deporteremo tutti». Non si possono deportare gli eritrei, i somali e siriani (che sono la maggioranza): dopo la seconda guerra mondiale, ci siamo impegnati moralmente e legalmente a non costringere le persone a tornare ai luoghi di morte che pullulano nel nostro mondo, ma piuttosto a condividere la responsabilità per queste persone con i tanti paesi più poveri che ne accolgono la stragrande maggioranza.

– «Deporteremo gli immigrati poveri che vengono per il lavoro». Costa troppo: costa pagare loro il viaggio di ritorno, e costa perché essi servono a migliorare la performance economica dei governi: rendono flessibile il mercato del lavoro, mantengono bassa l’inflazione, pagano l’IVA e altre imposte (ricevendo pochi servizi pubblici), aprono negozi che creano lavoro (ovviamente non costa niente, politicamente, negare gli studi scientifici che dimostrano tutto questo.)

– «Bisogna stabilire corridoi umanitari». Ecco finalmente una buona idea, che richiederebbe, però, tanto coraggio e magnanimità politica.

Amore solidale. Più soldi e mezzi per l’Operazione Triton è una buona cosa. Ma alla fine, sarà l’amore fraterno e solidale che ci permetterà di accogliere le persone che continueranno a venire ad abitare tra noi, e a lasciare che si facciano i nostri prossimi, ci soccorrano nella nostra accidia spirituale «postmoderna», e ci insegnino la speranza e la fede di chi attraversa il Mediterraneo su un fragile barcone. È l’amore che ci spingerà a fare sacrifici per risolvere le cause della mobilità umana di massa, vissuta come cosa necessaria o forzata dai tanti che si mettono in viaggio, e come un problema serio per chi si trova «costretto» ad accoglierli.

Saremo abbastanza forti per insistere che le nostre industrie comprino le materie prime pagando prezzi giusti, da paesi e multinazionali che paghino ai lavoratori salari giusti? Eviteremo di comprare cibi e prodotti tecnologici che vengono prodotti da chi causa disastri ambientali nel paesi emergenti? Non sarà facile. Ma per amore, spero, anche noi ci faremo prossimi, e ci metteremo anche noi sotto la croce che sta schiacciando i figli del Dio di Gesù Cristo.

René Micallef

Tag Virtù

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