m
Moralia Blog

Il valore della Costituzione

“Abbiamo il serio problema di un numero sempre più vasto di persone che non misurano più il peso delle parole”[1]. In effetti oggi, anche facilitati dai nuovi mezzi di comunicazione, rischiamo di essere superficiali nell’uso delle parole. Non così accadde tra il 25 giugno 1946 e il 22 dicembre 1947 durante i lavori della Costituente, infatti ci si impegnò con profondità e cura per costruire un testo in grado di ripensare un Paese che usciva da una stagione molto difficile.

La Costituzione italiana nasce dalle ceneri della seconda guerra mondiale e nella memoria di tutti era viva l’esperienza del male e della morte. Uomini appartenenti a correnti politiche e culturali tra loro molto variegate sentivano il desiderio unanime di un futuro migliore e su questo s’impegnarono con lealtà e schiettezza.

Un documento fondamentale per comprendere i valori che i cattolici cercarono di portare dentro il testo della Costituzione fu il Codice di Camaldoli. Per il mondo cattolico il valore chiave da fare emergere era quello della dignità della persona. Come afferma Francesco Occhetta: “Il tempo ha dato ragione alla visione triadica del personalismo cristiano inserita nella Costituzione: la persona; le formazioni sociali in cui la persona esplica la sua attività e persegue i suoi fini; la società politica, entro la quale lo Stato costituisce l’istituzione più alta”[2].

Ruolo decisivo lo giocarono i costituenti della prima Sottocommissione e non fu un caso che ne facevano parte i leader politici più importanti: Lelio Basso, Palmiro Togliatti, Umberto Tupini e alcuni dei cosiddetti “professorini" quali Dossetti, Moro e La Pira. Da questa Sottocommisione vennero elaborati nove principi: democratico, pluralista, personalista, lavorista, di solidarietà, di uguaglianza, di autonomia, di libertà religiosa, pacifista. Sono quelli che se ben vissuti garantiscono la dignità della persona.

Come si può ben vedere, cattolici, comunisti, socialisti e liberali insieme avevano un’idea di principi etici da custodire aiutati dalla memoria ancora ben viva di quanto gli uomini possono perdere in umanità. Per questo Giuseppe Saragat appena eletto presidente dell’Assemblea si affrettò a dire: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”[3].

I primi 12 articoli sono quelli che contengono i principi morali della Costituzione e che vanno considerati come una “legge superiore” (cito Dossetti) tale da saper orientare il vivere civico.

Oggi la nostra società è alle prese con nuove sfide che negli anni ’40 del secolo scorso erano del tutto sconosciute. Penso in primis alla bioetica, ma anche all’etica sociale con tutta la riflessione sulla giustizia. Inoltre, l’idea di Nazione è mutata e le interconnessioni con i Paesi vicini sono sempre più decisive e anche su questo fronte si aprono nuove riflessioni come ad esempio il tema dell’accoglienza ai profughi.

Come declinare i principi di una Carta così solenne? Come fare in modo che le parole non restino tali, ma trovino nella prassi un’attuazione efficace?

Il lavoro da compiere è duplice: formare la coscienza civica secondo lo spirito della Costituzione e aiutare tutti a comprendere a fondo il senso di parole quali: dignità della persona, solidarietà e libertà.

 

[1] P. Di Paolo, Tempo Senza scelte, Einaudi, Torino 2016, 100.

[2] F. Occhetta, Le radici della democrazia, Jaca Book, Milano 2012, 20.

[3] Assemblea Costituente. Commissione per la Costituzione. Resoconto sommario, seduta del 26 giugno 1946, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati 1946, 10.

Lascia un commento

{{resultMessage}}