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Moralia Blog

I valori celati nelle buone pratiche ambientali

Si collocava nell'ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile dell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile (ASVIS), l'evento su "Sostenibilità: a che punto siamo?", promosso dalla Fondazione Lanza assieme al Comune di Padova. Impossibile presentare in breve le ricche prospettive emerse nei diversi interventi (M. Mascia, A. Bratti, D. Pettenella, A. Marcomini, G. Chiellino, A. Lorenzoni, V. Cogliati Dezza, in rappresentanza di una varietà di competenze ed orientamenti ideali); numerosi gli spunti di valenza morale da segnalare.

Trent'anni - e più - per un'idea

Occasione dell'evento i trent'anni della pubblicazione in Italia del Rapporto Bruntland, che nel 1987 introduceva nel dibattito internazionale l'idea di sostenibilità, con il forte accento sui diritti delle generazioni future che la caratterizza. Certo, si potrebbe ricordare che già nel 1974 essa emergeva nell'ambito del Consiglio ecumenico delle Chiese, quale elemento chiave – accanto alla giustizia ed alla partecipazione – della sua proposta morale.

E tale dimensione trasversale della sostenibilità – strettamente collegata con le altre dimensioni di una politica eticamente orientata – resta sua come caratteristica qualificante. Lo ha, del resto, sottolineato più volte Enrico Giovannini, che dell'ASVIS è l'anima ed il riferimento: è attorno a tale parola (nella sua polidimensionalità) che ruotano gli obiettivi che le Nazioni Unite si sono date per il 2030.[1] Non a caso, essa costituisce anche uno dei punti chiave della ricca argomentazione che caratterizza l'enciclica Laudato si' di papa Francesco.

Parole chiave

Se il precedente seminario della Fondazione Lanza era stata l'occasione per soffermarsi sui fondamenti possibili per un'etica ambientale, questo evidenzia piuttosto i valori incorporati nelle pratiche di una sostenibilità che interessa imprese, politiche, ricerca scientifica, associazionismo. Alcune parole sono così emerse come qualificanti e meritano di essere richiamate.

  • Pensiamo in primo luogo al riferimento offerto di A.Bratti – presidente ISPRA – ad Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma, ad evocare l'esigenza di una lungimiranza, tesa a custodire un futuro che ancora non vediamo, mobilitando una varietà di competenze. Il richiamo alla finitezza delle risorse planetarie si traduce qui in appello ad una responsabilità che sa proiettarsi su una scala dei tempi che va aldilà dell'immediato.
  • Pensiamo, d'altra parte, alla forte distinzione tra la nozione di sviluppo – la cui dimensione umanizzante la rende centrale anche per l'etica sociale – e quella di crescita, fondamentalmente quantitativa, inadeguata a misurare il benessere. La pluralità di indicatori sviluppati anche per rendere ragione di tale scarto evidenzia la complessità dell'umano e delle umane società, anche nel loro rapporto con l'ambiente.
  • Ma è risuonata con forza anche la sottolineatura della competenza, valore tecnico ed etico assieme, assolutamente necessaria per gestire la complessità dell'interazione tra il sistema sociale e l'ecosistema planetario. Realizzare un'economia circolare, che riduca al minimo il consumo di risorse domanda forti motivazioni, ma anche un'importante capacità di implementazione: una prospettiva sistemica non sopporta le ipersemplificazioni.
  • E la pluralità è emersa anche sul piano delle motivazioni dell'agire pro-ambiente: Cogliani Dezza ha parlato di un egoismo altruista, che coniuga il piacere dell'interazione con l'ambiente e con gli altri con la cura anche faticosa di un bene comune. La libertà dell'agire gratuito e l'istanza normativa; la cura per l'altro e quella per sè ed i propri cari: dimensioni che devono coniugarsi in forme non ideologiche per un'efficace costruzione di sostenibilità.

Parole forti: forse una considerazione in chiave morale di un tema (apparentemente) settoriale come quello delle pratiche ambientali potrebbe offrire chiavi di lettura significative anche per comprendere questa nostra contemporaneità politica, che sembra volersi declinare in forme via via meno sostenibili.

 

[1] In tal senso, ad esempio, E. GIOVANNINI, L'utopia sostenibile, Laterza, Bari 2018.

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