D
Documenti

Documenti, 7/2019

Ricostruire comunità in Europa

Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (COMECE)

«Invitiamo i nostri concittadini europei a non cadere nella tentazione di guardare indietro, ma a esercitare i loro diritti nella costruzione dell’Europa. Facendo sentire la loro opinione le persone hanno il potere di orientare l’Unione nella direzione che auspicano». Il 12 febbraio i vescovi della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea hanno pubblicato una Dichiarazione in vista delle elezioni europee del 2019 intitolata Ricostruire comunità in Europa.

Il senso della drammaticità del momento per il progetto europeo, con l’avanzare dovunque di proposte politiche nazionaliste o sovraniste e l’incombente uscita da esso del Regno Unito, non è in primo piano anche perché i diversi episcopati europei non sono tutti sulla stessa linea in proposito. Ribadendo il loro appoggio al progetto europeo, i vescovi richiamano il bisogno che l’Unione Europea ha di «riscoprire la sua identità comune e di rafforzare la sua solidarietà per rinnovare i legami sociali che esistono nei nostri paesi e popoli, e tra di essi»; esortano i cittadini europei ad assumersi «la responsabilità di dare un senso concreto a “unità nella diversità”»; e invocano politiche a sostegno dei più vulnerabili (tra cui gli immigrati), della famiglia e della dignità umana.

Rowan Williams: Brexit, lo stallo democratico

Rowan Williams

l 20 marzo, mentre nel Regno Unito la confusione sulle modalità di uscita del paese dall’Unione Europea era totale, è intervenuto nel dibattito con una riflessione sulla situazione della democrazia il teologo Rowan Williams, già arcivescovo di Canterbury e oggi decano del Magdalene College all’Università di Cambridge (www.newstatesman. com; nostra traduzione dall’inglese). L’articolo era intitolato: «La Brexit mostra che la Gran Bretagna non è più capace di immaginare un “bene comune”».

Disponibile per tutti

Sovranità in un mondo globalizzato

Mario Draghi

«In un sistema economico integrato a livello mondiale e regionale, i paesi europei devono cooperare per poter esercitare la propria sovranità. Ma su come organizzare questa cooperazione, le opinioni sono diverse». Nel suo intervento in occasione del conferimento della laurea ad honorem in Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bologna, il 22 febbraio 2019, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha svolto il tema de «La sovranità in un mondo globalizzato». In esso ha rovesciato l’assunto oggi diffuso, secondo cui «per riappropriarsi della sovranità nazionale sarebbe necessario indebolire le strutture politiche dell’Unione Europea», dimostrando sulla base di dati che «in realtà in molte aree l’Unione Europea restituisce ai suoi paesi la sovranità nazionale che avrebbero oggi altrimenti perso».

Tuttavia la lunga crisi economica mondiale, movimenti migratori senza precedenti, le disuguaglianze accentuate dalle grandi accumulazioni di ricchezze prodotte dal progresso tecnologico rendono necessario un ulteriore cambiamento, poiché «le sfide esterne all’esistenza dell’Unione Europea si fanno sempre più minacciose»: le istituzioni europee dovranno affrontare un profondo adattamento.

Riforma dello Stato vaticano

Legge sul governo dello Stato della Città del Vaticano

Francesco

Con un motu proprio datato 25 novembre 2018 e pubblicato il 6 dicembre, papa Francesco ha emanato la nuova Legge sul governo dello Stato della Città del Vaticano, che entrerà in vigore il prossimo 7 giugno. Introducendo la nuova disciplina, il papa ha voluto spiegare il senso della riforma, che va nella direzione di completare una riorganizzazione più complessiva del Governatorato, «al fine di renderlo sempre più idoneo alle esigenze attuali, al servizio ecclesiale che è chiamato a prestare alla missione del romano pontefice nel mondo e alla peculiare finalità istituzionale dello Stato della Città del Vaticano».

Il compito era stato affidato al card. Giuseppe Bertello nel 2014; questi, coadiuvato da un’apposita commissione, ha redatto a partire dal 2017 la nuova legge. In sintonia con i principi posti alla base del processo riformatore – razionalizzazione, economicità e semplificazione –, la nuova normativa prevede la riduzione degli organismi operativi: le direzioni da 9 passano a 7, oltre la Specola vaticana quale organismo scientifico, mentre gli uffici centrali scendono a 2. La trasparenza è perseguita con una maggiore e consapevole responsabilità dei dirigenti degli organismi operativi e con l’istituzione di un’Unità di controllo e ispezione nell’ambito del Governatorato. Di seguito proponiamo il testo della legge e la Nota esplicativa pubblicata dalla presidenza del Governatorato.

La dismissione e il riuso ecclesiale di chiese

Pontificio consiglio della cultura

S’intitola La dismissione e il riuso ecclesiale di chiese: linee guida la dichiarazione del Pontificio consiglio della cultura, pubblicata il 17 dicembre scorso. Era stata approvata al termine del convegno «Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici», organizzato in collaborazione con la Pontificia università gregoriana e la Conferenza episcopale italiana, e svoltosi a Roma il 29-30 novembre 2018. Il documento affronta un problema certamente non nuovo nella storia, ma che oggi «si pone all’attenzione delle Chiese per cause legate a una condizione moderna che possiamo definire sommariamente di secolarizzazione avanzata, ma allo stesso tempo in un contesto di maggiore consapevolezza del valore storico-artistico e simbolico dell’edificio sacro e dei manufatti in esso conservati». La Dichiarazione analizza il contesto socio-pastorale della dismissione di chiese, approfondisce l’alveo del diritto canonico entro cui si sviluppa il fenomeno, offre una panoramica sul quadro normativo internazionale relativo al patrimonio culturale, ed espone infine alcuni criteri guida per il patrimonio immobiliare e mobiliare.

Contro l’industria delle armi

Vescovi della Sardegna

In occasione della LII Giornata mondiale della pace, che si è celebrata il 1° gennaio 2019, i vescovi della Sardegna hanno pubblicato un messaggio dal titolo Con papa Francesco per la pace, per la riconversione delle fabbriche di armi presenti sul territorio regionale. Sebbene non venga mai citata esplicitamente, il riferimento è all’industria di bombe RWM di Domusnovas, nel Sulcis. «La gravissima situazione economico-sociale non può legittimare qualsiasi attività economica e produttiva, senza che se ne valuti responsabilmente la sostenibilità, la dignità e il rispetto dei diritti di ogni persona», scrivono i vescovi.

Per i prelati sardi si tratta di un «business tragico che sembra non avere nessun colpevole, poiché i vari paesi interessati si scaricano a vicenda le responsabilità. La questione diviene ancor più lacerante, sotto il profilo etico e socio-economico, poiché tale produzione avviene in un territorio, il nostro, tra i più poveri del paese, ancora privo di prospettive per il lavoro». I presuli, citando don Tonino Bello, non auspicano un atto di testimonianza così forte da parte degli operai come la rinuncia al posto di lavoro, ma li incoraggiano a battersi perché insieme alle istituzioni, alle università, alla scuola e a tutta la società civile venga offerta un’alternativa valida, una conversione dell’industria bellica «in impianti civili, produttori di beni, atti a migliorare la qualità della vita».

Disponibile per tutti

«No» al Decreto sicurezza

Mons. Douglas Regattieri e i direttori delle 15 Caritas diocesane dell’Emilia-Romagna

Un documento per ribadire «la ferma decisione di metterci dalla parte degli ultimi e dei più svantaggiati che bussano alle nostre porte»: a firmarlo è il vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina Douglas Regattieri, delegato della Conferenza episcopale regionale per il Servizio della carità, insieme ai direttori delle 15 Caritas diocesane della regione, ed è stato reso pubblico il 12 febbraio. Un testo che, in maniera esplicita, giudica negativamente il cosiddetto «Decreto sicurezza», cioè le Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione, sicurezza pubblica, fortemente volute dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvate definitivamente il 28 novembre 2018.

Il Decreto sicurezza secondo i vescovi emiliano-romagnoli porta a «un atteggiamento vessatorio nei confronti di persone a cui si imputa il torto di essere straniere e povere, le quali saranno condannate a maggiore precarietà e marginalità, a danno di tutta la cittadinanza». I firmatari sostengono l’iniziativa dei sindaci e dei presidenti regionali che hanno promosso il ricorso alla Corte costituzionale, ma invitano anche a non rimanere inerti e mettere in atto una sorta di «obiezione di coscienza» a un decreto che non tutela la vita delle persone. L’auspicio è che si intraprendano altri percorsi, come lo «studio di strumenti giuridici e amministrativi che permettano l’accompagnamento alla legalità delle persone che incontriamo».

Vescovi siciliani: vale di più un animale

Daniela Sala

Dopo l’approvazione delle Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione, sicurezza pubblicail cosiddetto «Decreto sicurezza», anche i vescovi siciliani hanno reagito pubblicando il 21 dicembre, sul sito www. chiesedisicilia.org, un messaggio di Natale intitolato «Dopo il decreto sicurezza a rischio la pietà ma più chiaro cosa Dio ci chiede! Natale sarà vero solo nell’accoglienza».

 

Violenze e segreto della confessione

Conferenza episcopale del Belgio

Il 18 dicembre 2018 la Conferenza episcopale del Belgio ha divulgato un lungo comunicato intitolato Segreto professionale e segreto della confessione, in seguito alla condanna di un prete, da parte del tribunale di Bruges, a un mese di detenzione con condizionale per omissione di soccorso a persona in pericolo, ritenendo che il religioso avesse mancato nel non dare l’allerta, quando al telefono una persona lo aveva messo a parte dell’intenzione di suicidarsi.

Data l’importanza della questione anche nel coinvolgimento di assistenti spirituali e confessori in casi di violenza sessuale su minori, i vescovi ricordano dunque le regole fondamentali in materia di segreto professionale e quelle che riguardano il segreto della confessione. «I presbiteri che agiscono in quanto persona di fiducia o guide spirituali devono… operare accuratamente la distinzione o la transizione fra un colloquio in quanto guida (coperto dal segreto professionale ordinario e in cui esiste il diritto di comunicare) e la confessione stessa (coperta dal segreto della confessione)». E comunque «in caso di urgenza, il segreto della confessione non può servire da pretesto per non prendere misure precauzionali».

Spalanchiamo i nostri cuori

Lettera pastorale contro il razzismo

Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti

Dopo gli eventi dell’agosto 2017 a Charlottesville, quando centinaia di uomini e donne aderenti all’ideologia del suprematismo bianco manifestarono con slogan razzisti e antisemiti e si scontrarono con un gruppo di contro-manifestanti, molte voci cattoliche negli Stati Uniti presero posizione contro il «peccato del razzismo». L’episcopato avviò una riflessione collegiale su quello che è stato definito il «peccato originale» degli Stati Uniti, e nel corso della sua assemblea generale a Baltimora, il 14 novembre 2018, ha approvato a larga maggioranza (241 a 3 con un’astensione) il documento Spalanchiamo i nostri cuori. Una lettera pastorale contro il razzismo.

La lettera evidenzia anche la natura strutturale del razzismo: «Gli effetti cumulativi dei peccati personali di razzismo sono all’origine di strutture sociali d’ingiustizia e di violenza che ci rendono tutti complici nel razzismo». E chiede perdono per quando questo peccato è stato compiuto «da responsabili e da membri della Chiesa cattolica – vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – e dalle sue istituzioni»: «Esprimiamo il nostro profondo rammarico e il nostro pentimento per tali atti... Riconosciamo anche quei casi in cui non abbiamo fatto abbastanza o siamo rimasti in silenzio quando sono stati commessi gravi atti d’ingiustizia. Chiediamo perdono a tutti coloro che sono stati danneggiati da questi peccati commessi nel passato o nel presente».

Promemoria - Razzismo e dottrine

Daniela Sala

L'azione concreta contro il razzismo consiste anche nello sforzo per cambiare le strutture sociali e istituzionali.

Manifesto interreligioso sulla fine vita

Rappresentanti di confessioni, religioni, strutture e aziende sanitarie, associazioni di volontariato

Il 5 febbraio è stato firmato a Roma un Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita, promosso dal Tavolo interreligioso di Roma insieme all’Azienda sanitaria locale Roma 1 e al Gemelli Medical Center – Università cattolica del Sacro Cuore. Il documento definisce nove diritti fondamentali e garantisce, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale per chi si trova nella fase finale della vita in strutture sanitarie. I diritti riconosciuti sono: diritto di disporre del tempo residuo; al rispetto della propria religione; a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale; alla presenza del referente religioso o assistente spirituale; all’assistenza di un mediatore interculturale; a ricevere assistenza spirituale anche da parte di referenti di altre fedi; diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari; al rispetto delle pratiche pre- e post-mortem; al rispetto reciproco.

È stato inoltre costituito un Tavolo interreligioso per rendere operativo il Manifesto ed elaborare delle linee guida applicative su alimentazione, cura spirituale, trattamento del corpo nella malattia e nei riti pre- e post-mortem.

Rappresentazioni sociali dell’omosessualità

E. Alves dos Santos, P. Arcides Guareschi

«È chiaro che esiste una discrepanza tra ciò che la Chiesa propone su come gestire le problematiche riguardanti l’omosessualità nei seminari e il modo in cui i seminari e le case di formazione percepiscono e affrontano questo fenomeno». In un articolo intitolato Rappresentazioni sociali dell’omosessualità. Gli insegnamenti del magistero ecclesiastico e le opinioni dei seminaristi, pubblicato nel 2017, vengono riportati i risultati di una ricerca di carattere teorico-empirico condotta da due psicologi brasiliani in due seminari. La ricerca ha coinvolto 50 seminaristi; i dati ottenuti sono stati esaminati ricorrendo all’analisi tematica secondo la «teoria delle rappresentazioni sociali». «La ricerca svolta ha dimostrato che è necessario un maggiore impegno nel processo pedagogico nei seminari per quanto riguarda la comprensione della sessualità… e che la questione dell’omosessualità [va] discussa con maggiore completezza e trasparenza, dal momento che è presente nella vita di molti candidati al sacerdozio. Crediamo che sia necessario offrire i mezzi per collaborare con i giovani che mostrano difficoltà nel campo dell’omosessualità. La tematica più ampiamente della sessualità non può più essere ignorata nel processo di formazione».