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Documenti, 8/2015

Giustizia vaticana: una stagione di riforme

Il promotore di giustizia vaticano all'inaugurazione dell'anno giudiziario

G.P. Milano

L’anno trascorso «si è caratterizzato per un diffuso impegno nell’attuazione delle riforme legislative emanate da papa Francesco nel corso del 2013, che hanno determinato un ampliamento della giurisdizione dei Tribunali dello Stato vaticano (...). Un processo che, come è noto, ha preso avvio (...) a partire dal pontificato di Benedetto XVI». Con queste parole, lo scorso 31 gennaio, il promotore di giustizia Gian Piero Milano ha aperto la sua relazione introduttiva all’anno giudiziario 2015 del Vaticano. La relazione ha offerto una panoramica dettagliata della riforma tuttora in corso del sistema giudiziario, evidenziandone in particolare i riflessi in materia economico-finanziaria, nella prevenzione e nel contrasto del riciclaggio. Il testo si sofferma anche sulla riforma del sistema penale e presenta i numeri dell’attività del 2013-2014 degli organi giudiziari, dai quali si evince «una tendenza incrementale che si preannuncia di particolare impatto soprattutto nel settore penale».

Fare giustizia non è punire, ma riabilitare

A due associazioni di diritto penale

Francesco

Lo scorso 7 giugno 2014, papa Francesco ha inviato una lunga lettera ai partecipanti a due congressi di associazioni di diritto penale nella quale ha affrontato il tema della giustizia, ricordando come non sia in gioco tanto l’esigenza di trovare mezzi in grado di «sopprimere, scoraggiare e isolare» gli autori del male, quanto quella di aiutarli a «camminare per i sentieri del bene». È per questo, scrive il papa, che la Chiesa invoca una «giustizia che sia umanizzante» e «realmente capace di riconciliare» (www.vatican.va).

Chiesa - Israele: punti fermi e domande aperte

Gruppo interconfessionale Teshuvah

Il gruppo interconfessionale Teshuvah – nato per impulso della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi di Milano – raccoglie cattolici e protestanti «impegnati all’interno delle rispettive comunità per un processo di riconciliazione e di ravvedimento delle Chiese cristiane nei confronti dell’ebraismo». Il testo qui pubblicato, Chiesa e Israele. Punti fermi e interrogativi aperti, è frutto della «riflessione compiuta all’interno del gruppo e della sua specifica prospettiva. È pertanto destinato ai cristiani che cercano di meglio comprendere la relazione cristiano-ebraica». I suoi quattordici punti vorrebbero suscitare una libera discussione nelle comunità cristiane al fine di «verificare se le affermazioni ivi contenute possono o meno essere considerate condivise e, pertanto, acquisite», almeno da parte di coloro che hanno approfondito il rapporto Chiesa-Israele. È auspicio dei redattori – vi si legge – far nascere un dibattito su che cosa può essere considerato «punto fermo» e su come proseguire la ricerca («interrogativi aperti»). Il documento viene pubblicato come «bozza», in attesa e «nella speranza che possa provocare osservazioni e proposte di migliorie o di integrazioni».