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Documenti, 21/2008, 01/12/2008, pag. 672

La nuova creatura e la missione dei pastori. Istruzione ai presbiteri e ai diaconi

A. Scola
«Vorrei che la meditazione personale e comunitaria della figura di Paolo, dell’unità del suo io, rompesse definitivamente in noi il pernicioso dualismo che ancora spesso ci affligge e affligge tanti cristiani: da una parte l’umano, dall’altra il cristiano. Invece esiste un solo ordine storico effettuale: l’ordine di Cri sto». Parlando ai presbiteri e ai diaconi del patriarcato di Venezia in occasione dell’inizio del nuovo anno pastorale (3 ottobre) il card. Angelo Scola ripercorre la figura di san Paolo cercandovi ispirazione e conferme al progetto pastorale diocesano. Riconosce nella sua identità di «creatura nuova» quel «soggetto nuovo» di cui la pastorale e il tempo attuale abbisognano. Rispetto alla dispersione o alla moltiplicazione delle identità è sempre più urgente un «io totalmente unificato» come lo fu quello dell’apostolo. A conferma degli orientamenti emersi dalla visita pastorale: rigenerare il popolo cristiano, avvio delle comunità pastorali, emergenza educativa, rilancio dei patronati (oratori).

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Leggi anche

Attualità, 2014-16

Dibattito - Sinodo sulla famiglia: l'antropologia e l'eucaristia

A. Scola
Sulla questione pastorale dei divorziati risposati, divenuta emergente nella discussione in preparazione al prossimo Sinodo straordinario dopo l’Introduzione del card. Kasper al Concistoro del 20-21 febbraio scorsi, Il Regno è già intervenuto confermando, con un articolo del prof. Cereti (Regno-att. 6,2014,148), la linea, sempre coerentemente sostenuta, di non mettere «in discussione l’indissolubilità di un matrimonio sacramentale rato e consumato», ma di dover comprendere questo insegnamento «in connessione con il messaggio di Gesù dell’infinita misericordia di Dio per chiunque si converte» (così il card. Kasper nelle «Considerazioni conclusive sul dibattito» al Concistoro, pubblicate in W. Kasper, Il Vangelo della famiglia, Queriniana, Brescia 2014). Nell’ambito di quella stessa discussione e nell’imminenza della celebrazione sinodale, volentieri ospitiamo questo saggio del card. Scola, arcivescovo di Milano e membro di nomina pontificia del Sinodo.
Documenti, 2012-17

Un’adeguata ermeneutica conciliare. Il card. Scola nel 50° dell’apertura del Vaticano II

Card. A. Scola
Lo scorso 3 ottobre, il card. Scola ha tenuto la prolusione d’apertura – intitolata Dagli albori all’apertura del Concilio. Note per una lettura del Vaticano II – al Convegno internazionale «Il concilio ecumenico Vaticano II alla luce degli archivi dei padri conciliari», promosso (dal 3 al 5 ottobre) dal Pontificio comitato di scienze storiche in collaborazione col Centro studi e ricerche «Concilio Vaticano II» della Pontificia università lateranense. «Nel rispetto della mia competenza», scrive l’arcivescovo di Milano, il contributo «intende soffermarsi su tre nodi ermeneutici emergenti dai principali fatti e documenti del periodo di cui il Congresso si occupa»: il rapporto tra l’elemento teologico e quello storico, e di conseguenza la definizione del «soggetto» dell’ermeneutica conciliare; la questione dell’«indole pastorale del Vaticano II»; e l’intreccio tra «evento» e «corpus dottrinale». L’intenzione dichiarata, «offrire qualche pista per un’adeguata ermeneutica conciliare necessaria per comprendere il processo di recezione», trova nell’idea di riforma nella continuità, proposta da Benedetto XVI, la categoria che sembra «più conveniente per leggere la natura dell’evento conciliare e per un’adeguata ermeneutica del suo corpus nell’ottica della pastoralità».
Documenti, 2007-19

Il rito: tra rinnovamento e tradizione

Card. A. Scola
«La pluriformità di riti e... diversi usi dello stesso rito non intaccano l’unicità della lex orandi. Si correrebbe tale rischio se si identificasse materialmente azione rituale e lex orandi. Ma una tale ipotesi misconosce la realtà stessa dell’azione rituale... perché il rito stesso esiste come realtà complessa, dal momento che al suo interno... è possibile identificare un’articolazione tra istituzione e forma liturgica». La prolusione tenuta dal card. Angelo Scola, patriarca di Venezia e gran cancelliere della Facoltà teologica del Triveneto, all’apertura dell’anno accademico dell’Istituto di liturgia pastorale Santa Giustina (Padova, 17.10.2007) è stata dedicata al tema «Il rito: tra rinnovamento e tradizione», con numerosi riferimenti volti a illuminare l’intenzione profonda e l’utilità pastorale del recente motu proprio Summorum pontificum sull’uso del Messale romano anteriore alla riforma liturgica del concilio Vaticano II. Il criterio pastorale indicato come orizzonte guida del rinnovamento liturgico è il «desiderio di favorire una partecipazione più piena, consapevole, attiva e fruttuosa al rito».