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Documenti, 13/2008, 01/07/2008, pag. 453

Laicità e religioni secondo Sarkozy

N. Sarkozy
Il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, è tornato più volte negli ultimi mesi sul tema del rapporto tra laicità dello stato e religioni, aprendo in patria un acceso dibattito. Dopo il discorso in S. Giovanni Laterano (20.12.2007; Regno-doc. 5,2008,170) che voleva presentare – a suo stesso dire – una «concezione di laicità dove la collocazione della religione fosse definita in termini maggiormente positivi», in occasione di un viaggio in Arabia Saudita ha poi sviluppato una «concezione aperta e tollerante della religione» (Discorso al corpo diplomatico, Parigi, 18.1.2008) anche per rispondere a chi lo accusava di voler sminuire il principio di laicità. Presentiamo qui alcuni stralci del discorso pronunciato da Sarkozy a Riyad il 14.1.2008 davanti ai membri del Majliss Asshoura, istanza consultiva saudita che raggruppa 150 esperti nominati dal re Abdallah.

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N. Sarkozy
«Le radici della Francia sono essenzialmente cristiane»: il cuore del discorso del presidente della Repubblica francese alla cerimonia per il conferimento il 20 dicembre scorso del titolo di «protocanonico d’onore» del capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano, da sempre riservato ai capi di stato francesi, ha toccato temi cari al recente magistero pontificio sull’Europa, suscitando contemporaneamente in patria un vivace dibattito. È sbagliato «privare la Francia delle sue radici cristiane», ma occorre ammettere che si è «cercato di farlo», anche se non si sarebbe dovuto – ha detto Sarkozy, rivolgendosi al card. Ruini – arciprete della basilica –, ai cardd. Etchegaray, Tauran e Poupard, a mons. Mamberti e ai seminaristi francesi presenti a Roma. Il secondo perno del discorso è stato naturalmente quello della laicità: essa «è un fatto imprescindibile nel nostro paese», anche se «la sua applicazione ha provocato nei cattolici francesi sofferenze... E tuttavia nessuno più contesta che il regime francese di laicità sia oggi una libertà: libertà di credere o non credere, di praticare una religione e di cambiarla, di non essere offesi nella propria sensibilità da pratiche ostentatrici», facendo riferimento alla recente normativa nazionale in materia.