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Documenti, 13/2008

Si apre l'anno paolino. Omelia ai primi vespri e nella solennità dei santi Pietro e Paolo

Benedetto XVI
«Siamo qui riuniti non per riflettere su una storia passata, irrevocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi, oggi. Per questo ho voluto indire questo speciale “anno paolino”: per ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro, “la fede e la verità” in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo»: con queste parole Benedetto XVI, assieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I, al delegato dell’arcivescovo di Canterbury e ad altri rappresentanti ecumenici, ha aperto, passando attraverso la porta «paolina» e accendendo la fiamma del braciere che arderà per tutto l’anno, le celebrazioni dedicate all’Apostolo il 28 giugno scorso presso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Qui sono stati celebrati i primi vespri della solennità di Pietro e Paolo (cf. l’omelia del papa qui a lato), poi culminata nella celebrazione eucaristica in San Pietro il giorno successivo, durante la quale l’omelia è stata condivisa tra il pontefice e Bartolomeo (cf. qui a p. 387 e riquadro a p. 388).

Maestro di verità. Omelia ai primi vespri in San Paolo fuori le Mura

Benedetto XVI
«Siamo qui riuniti non per riflettere su una storia passata, irrevocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi, oggi. Per questo ho voluto indire questo speciale “anno paolino”: per ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro, “la fede e la verità” in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo»: con queste parole Benedetto XVI, assieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I, al delegato dell’arcivescovo di Canterbury e ad altri rappresentanti ecumenici, ha aperto, passando attraverso la porta «paolina» e accendendo la fiamma del braciere che arderà per tutto l’anno, le celebrazioni dedicate all’Apostolo il 28 giugno scorso presso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Qui sono stati celebrati i primi vespri della solennità di Pietro e Paolo (cf. l’omelia del papa qui a lato), poi culminata nella celebrazione eucaristica in San Pietro il giorno successivo, durante la quale l’omelia è stata condivisa tra il pontefice e Bartolomeo (cf. qui a p. 387 e riquadro a p. 388).

Chiesa di tutti. Omelia nella solennità dei santi Pietro e Paolo

Benedetto XVI
«Siamo qui riuniti non per riflettere su una storia passata, irrevocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi, oggi. Per questo ho voluto indire questo speciale “anno paolino”: per ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro, “la fede e la verità” in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo»: con queste parole Benedetto XVI, assieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I, al delegato dell’arcivescovo di Canterbury e ad altri rappresentanti ecumenici, ha aperto, passando attraverso la porta «paolina» e accendendo la fiamma del braciere che arderà per tutto l’anno, le celebrazioni dedicate all’Apostolo il 28 giugno scorso presso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Qui sono stati celebrati i primi vespri della solennità di Pietro e Paolo (cf. l’omelia del papa qui a lato), poi culminata nella celebrazione eucaristica in San Pietro il giorno successivo, durante la quale l’omelia è stata condivisa tra il pontefice e Bartolomeo (cf. qui a p. 387 e riquadro a p. 388).

Colonne elevate verso il cielo

Bartolomeo I
Con i primi vespri celebrati nella basilica – S. Paolo fuori le Mura – che custodisce i resti umani dell’Apostolo nato a Tarso circa duemila anni fa e morto martire a Roma, il 28 giugno Benedetto XVI ha solennemente aperto attraverso la «porta paolina» l’anno dedicato a s. Paolo. Ai vespri, così come alla celebrazione eucaristica della domenica che si è tenuta in S. Pietro, ha preso parte anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I con una propria delegazione. Di seguito l’omelia del patriarca pronunciata il 29 (www.vatican.va).

A 40 anni dall’Humanae vitae. Discorso all'Univeristà lateranense e al Movimento per la vita

Benedetto XVI
«Quanto era vero ieri, rimane vero anche oggi. La verità espressa nell’Humanae vitae non muta; anzi, proprio alla luce delle nuove scoperte scientifiche, il suo insegnamento si fa più attuale e porta a riflettere sul valore intrinseco che possiede. La parola chiave per entrare con coerenza nei suoi contenuti rimane quella dell’amore». È così che Benedetto XVI si è rivolto ai partecipanti al congresso internazionale della Pontificia università lateranense il 10 maggio, in occasione del 40° anniversario dell’enciclica Humanae vitae (25.7.1968) sulla regolazione della natalità di papa Paolo VI. Il 12 maggio, invece, a trent’anni dalla legge 194 sull’aborto, ha incontrato i membri del Movimento per la vita italiano. Ringraziandoli per l’impegno profuso, ha ricordato la necessità «di unire gli sforzi perché le diverse istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa»; e che «per i cristiani resta sempre aperto (…) un urgente e indispensabile campo di apostolato e di testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi».

Un’enciclica attuale. Al congresso della Pontificia università lateranense

Benedetto XVI
«Quanto era vero ieri, rimane vero anche oggi. La verità espressa nell’Humanae vitae non muta; anzi, proprio alla luce delle nuove scoperte scientifiche, il suo insegnamento si fa più attuale e porta a riflettere sul valore intrinseco che possiede. La parola chiave per entrare con coerenza nei suoi contenuti rimane quella dell’amore». È così che Benedetto XVI si è rivolto ai partecipanti al congresso internazionale della Pontificia università lateranense il 10 maggio, in occasione del 40° anniversario dell’enciclica Humanae vitae (25.7.1968) sulla regolazione della natalità di papa Paolo VI. Il 12 maggio, invece, a trent’anni dalla legge 194 sull’aborto, ha incontrato i membri del Movimento per la vita italiano. Ringraziandoli per l’impegno profuso, ha ricordato la necessità «di unire gli sforzi perché le diverse istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa»; e che «per i cristiani resta sempre aperto (…) un urgente e indispensabile campo di apostolato e di testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi».

Con coraggio e con amore. Al Movimento per la vita italiano

Benedetto XVI
«Quanto era vero ieri, rimane vero anche oggi. La verità espressa nell’Humanae vitae non muta; anzi, proprio alla luce delle nuove scoperte scientifiche, il suo insegnamento si fa più attuale e porta a riflettere sul valore intrinseco che possiede. La parola chiave per entrare con coerenza nei suoi contenuti rimane quella dell’amore». È così che Benedetto XVI si è rivolto ai partecipanti al congresso internazionale della Pontificia università lateranense il 10 maggio, in occasione del 40° anniversario dell’enciclica Humanae vitae (25.7.1968) sulla regolazione della natalità di papa Paolo VI. Il 12 maggio, invece, a trent’anni dalla legge 194 sull’aborto, ha incontrato i membri del Movimento per la vita italiano. Ringraziandoli per l’impegno profuso, ha ricordato la necessità «di unire gli sforzi perché le diverse istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa»; e che «per i cristiani resta sempre aperto (…) un urgente e indispensabile campo di apostolato e di testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi».

Il servizio dell’autorità e l’obbedienza. Istruzione della CIVCSVA

F. card. Rodé, G. A. Gardin
È il primo documento del postconcilio che affronta direttamente i temi dell’autorità e dell’obbedienza nella vita religiosa; era in cantiere dal 2005 ed è stato presentato lo scorso 28 maggio ai superiori e alle superiore generali riuniti in assemblea presso il Salesianum di Roma. Ha la forma di un’istruzione e si rivolge all’insieme dei religiosi e delle religiose (di vita attiva o monastica), mentre nel suo orizzonte non compare il settore delle nuove comunità, che fanno capo in prevalenza al Pontificio consiglio per i laici. Non nasce da emergenze particolari e non ha la forza prospettica di altri, come ad esempio La vita fraterna in comunità (1994) – che la nuova istruzione cita ripetutamente, accanto alla postsinodale Vita consecrata (1996) –; piuttosto propone una presentazione organica del tema, in chiave più propositiva che censoria. È suddiviso in tre parti: la prima parte argomenta la fondazione teologica ed ecclesiologica di autorità e obbedienza; la seconda ne colloca l’esercizio entro la vita fraterna, nella comune ricerca della volontà di Dio e nella spiritualità di comunione; la terza mostra i frutti del loro esercizio in ordine alla fecondità della missione (cf. Regno-att. 10,2008,303).

Prospettive d’impegno concreto. «Documento conclusivo» della 45a Settimana sociale, 18-21.10.2007

Comitato scientifico-organizzatore Settimane sociali dei cattolici italiani
«La 45a edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani – la settimana del centenario – è stata un’esperienza ricca e positiva per i partecipanti e per quanti hanno seguito i temi svolti e il dibattito». Queste le prime parole del «Documento conclusivo» della 45a Settimana sociale (Pistoia-Pisa 18-21.10.2007), recentemente pubblicato sia in opuscolo sia nel corpo del volume degli Atti: Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano (EDB, Bologna 2008). Presentato il 19 aprile scorso, in occasione della prima assemblea successiva alla 45a Settimana sociale promossa dalla CEI attraverso il Comitato organizzatore delle settimane sociali e l’Ufficio per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace, il documento propone i momenti essenziali delle relazioni della 45a edizione, ponendo l’accento sui nuovi contesti in cui opera il bene comune oggi e concludendo con sette prospettive d’impegno concreto, tra le quali: la nascita e la crescita di luoghi d’incontro e di riflessione; iniziative sociali che s’inseriscano nella prospettiva del terzo settore, con attenzione ai punti deboli della nostra società; un forte impegno nel campo educativo.

Il Cammino neocatecumenale. Decreto di approvazione del Pontificio consiglio per i laici e Statuto

S. card. Rylko, J. Clemens
Il Cammino neocatecumenale viene confermato come «un itinerario di formazione cattolica che “è al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente della fede” (art. 1 § 2)»; «dotato di personalità giuridica pubblica, (...) si attua secondo le linee proposte dagli iniziatori, contenute nello Statuto e nei volumi intitolati Orientamenti alle équipes di catechisti (cf. art. 2, 2)»: lo dice il decreto firmato dal Pontificio consiglio per i laici l’11 maggio scorso e che rappresenta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino, dopo sei anni «ad experimentum» (cf. Regno-doc. 15,2002,472; Regnoatt. 14,2002,452). La consegna ufficiale nelle mani dell’Équipe responsabile internazionale del Cammino neocatecumenale è avvenuta il 13 giugno presso il Pontificio consiglio per i laici. Il nuovo testo differisce di poco dal precedente (cf. Regnoatt. 12,2008,385): si rileva fra l’altro una maggiore cura nella definizione dei termini, come la qualifica di «itinerario» (art. 1) e la semplificazione di formule come «precatecumenato postbattesimale» (vecchio art. 19), mentre quello che veniva chiamato Direttorio catechetico viene ora indicato come Orientamenti alle équipes di catechisti.

Il Cammino neocatecumenale. Decreto

S. card. Rylko, J. Clemens
Il Cammino neocatecumenale viene confermato come «un itinerario di formazione cattolica che “è al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente della fede” (art. 1 § 2)»; «dotato di personalità giuridica pubblica, (...) si attua secondo le linee proposte dagli iniziatori, contenute nello Statuto e nei volumi intitolati Orientamenti alle équipes di catechisti (cf. art. 2, 2)»: lo dice il decreto firmato dal Pontificio consiglio per i laici l’11 maggio scorso e che rappresenta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino, dopo sei anni «ad experimentum» (cf. Regno-doc. 15,2002,472; Regnoatt. 14,2002,452). La consegna ufficiale nelle mani dell’Équipe responsabile internazionale del Cammino neocatecumenale è avvenuta il 13 giugno presso il Pontificio consiglio per i laici. Il nuovo testo differisce di poco dal precedente (cf. Regnoatt. 12,2008,385): si rileva fra l’altro una maggiore cura nella definizione dei termini, come la qualifica di «itinerario» (art. 1) e la semplificazione di formule come «precatecumenato postbattesimale» (vecchio art. 19), mentre quello che veniva chiamato Direttorio catechetico viene ora indicato come Orientamenti alle équipes di catechisti.

Il Cammino neocatecumenale. Statuto definitivo

Il Cammino neocatecumenale viene confermato come «un itinerario di formazione cattolica che “è al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente della fede” (art. 1 § 2)»; «dotato di personalità giuridica pubblica, (...) si attua secondo le linee proposte dagli iniziatori, contenute nello Statuto e nei volumi intitolati Orientamenti alle équipes di catechisti (cf. art. 2, 2)»: lo dice il decreto firmato dal Pontificio consiglio per i laici l’11 maggio scorso e che rappresenta l’approvazione definitiva dello Statuto del Cammino, dopo sei anni «ad experimentum» (cf. Regno-doc. 15,2002,472; Regnoatt. 14,2002,452). La consegna ufficiale nelle mani dell’Équipe responsabile internazionale del Cammino neocatecumenale è avvenuta il 13 giugno presso il Pontificio consiglio per i laici. Il nuovo testo differisce di poco dal precedente (cf. Regnoatt. 12,2008,385): si rileva fra l’altro una maggiore cura nella definizione dei termini, come la qualifica di «itinerario» (art. 1) e la semplificazione di formule come «precatecumenato postbattesimale» (vecchio art. 19), mentre quello che veniva chiamato Direttorio catechetico viene ora indicato come Orientamenti alle équipes di catechisti.

Papa Ratzinger e i movimenti. Mons. Clemens al seminario internazionale del Pont. cons. per i laici

Collaborazione col papa nell’evangelizzazione missionaria, centralità di Cristo e del deposito della fede, carità verso i poveri e intelligenza degli eventi: queste le sintetiche esortazioni di Benedetto XVI ai movimenti ecclesiali. Mons. Joseph Clemens, segretario del Pontificio consiglio per i laici e già segretario di J. Ratzinger, presenta il pensiero del papa sui movimenti a un seminario di studio per i vescovi organizzato dal Pontificio consiglio a Rocca di Papa (15-17.5.2008). L’entusiasmo delle nuove forme associative di vita cristiana mette in moto un rinnovato movimento missionario e impegno sociale. I rischi di chiusura e unilateralità («Non si può evangelizzare contro la Chiesa locale») non intaccano la valutazione positiva del fenomeno («doni dello Spirito Santo», «segni di speranza», «elementi vivificanti») davanti a cui le Chiese locali sono chiamate all’accoglienza e al discernimento. «Incoraggiare e appoggiare i nuovi movimenti (…) è uno dei grandi progetti del cardinale Ratzinger e di papa Benedetto XVI».

Fede e globalizzazione. Conferenza di Tony Blair nella cattedrale di Westminster

T. Blair
La fede è un fattore «dinamico, moderno e ricco di rilevanza per il presente». Ma perché essa possa effettivamente esprimere tutte le sue potenzialità dev’essere preservata dall’«estremismo – la fede come strumento di esclusione – e dall’irrilevanza» – la fede secondo una «visione estetizzante o storicizzante», in altre parole relativista. Così l’ex primo ministro inglese Tony Blair, che rese pubblico il suo passaggio alla piena comunione con la Chiesa cattolica poco dopo la fine del suo mandato nel giugno 2007, parla della sua visione della fede oggi aprendo il ciclo di conferenze – «The Cardinal’s Lectures» – volute dal card. Murphy O’Connor (la cui relazione a chiusura del ciclo è stata pubblicata in Regno-att. 12,2008,375ss) e tenute a Westminster tra aprile e maggio scorsi. La tesi di Blair ha più di un riferimento in comune con la «concezione aperta e tollerante della religione» più volte ribadita anche dal presidente francese Nicolas Sarkozy in alcune recenti occasioni (cf. qui a p. 453).

Laicità e religioni secondo Sarkozy

N. Sarkozy
Il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, è tornato più volte negli ultimi mesi sul tema del rapporto tra laicità dello stato e religioni, aprendo in patria un acceso dibattito. Dopo il discorso in S. Giovanni Laterano (20.12.2007; Regno-doc. 5,2008,170) che voleva presentare – a suo stesso dire – una «concezione di laicità dove la collocazione della religione fosse definita in termini maggiormente positivi», in occasione di un viaggio in Arabia Saudita ha poi sviluppato una «concezione aperta e tollerante della religione» (Discorso al corpo diplomatico, Parigi, 18.1.2008) anche per rispondere a chi lo accusava di voler sminuire il principio di laicità. Presentiamo qui alcuni stralci del discorso pronunciato da Sarkozy a Riyad il 14.1.2008 davanti ai membri del Majliss Asshoura, istanza consultiva saudita che raggruppa 150 esperti nominati dal re Abdallah.