Documenti, 9/2005, 01/05/2005, pag. 236
Embrione, eugenetica, generazione
Le tecniche di fecondazione artificiale hanno posto al diritto la discussione sui criteri e le condizioni del procreare. Mentre un tempo si poteva «non affrontare» il tema, poiché «la procreazione era inscindibilmente connessa (…) alla relazionalità sessuale», oggi nonostante l’urgenza posta dall’estensione dei «contesti in cui risulta realizzabile l’inizio di una nuova vita individuale» la riflessione sui «requisiti di una generazione» degna dell’uomo è insufficiente. Il prof. Luciano Eusebi, docente di diritto penale alla Cattolica e membro del Comitato nazionale di bioetica affronta questi snodi al convegno organizzato dall’Istituto per la documentazione e gli studi legislativi il 31.1.2005 presso l’Accademia nazionale dei Lincei, intitolato «Procreazione assistita: problemi e prospettive». «Non si vede quale argomento razionale possa giustificare» in base ai «dati scientifici» e ai «principi giuridici costituzionali, – afferma Eusebi, guardando anche ai prossimi referendum abrogativi della legge 40 – «l’assunto secondo cui» a «una sequenza di sviluppo esistenziale umana» non «vada riconosciuto il diritto di poter procedere senza subire interventi lesivi». O ancora, perché chi perde le proprie facoltà psichiche e intellettive «a seguito di un incidente, e avesse solo qualche possibilità di recuperarle, andrebbe curato, mentre l’embrione, che lasciato vivere porterebbe a espressione tali capacità, sarebbe addirittura» da eliminare?
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