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Documenti, 21/2004

Comunicazione e missione

Direttorio della Conferenza episcopale italiana
«Una pastorale che consideri le comunicazioni sociali non come un suo settore, ma come una sua dimensione essenziale» (Presentazione del card. Ruini) è l’obiettivo del nuovo Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, intitolato Comunicazione e missione e presentato dalla CEI il 14 ottobre scorso. I suoi contenuti, ha spiegato in conferenza stampa il presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, mons. Cacucci, si possono classificare in «elementi innovativi», come il discernimento della situazione attuale (c. I), l’approfondimento teologico (c. II), la proposta di investire sulla nuova figura dell’animatore della comunicazione e della cultura (c. VI); «organizzativi», come quelli che riguardano le parrocchie (nn. 105-115), le diocesi (nn. 102-104; 190-199), che dovranno dotarsi di un ufficio stampa e imparare a farlo funzionare a dovere, l’ambito regionale (nn. 200-201); «normativi», come quelli concernenti l’intervento di ecclesiastici sui vari media (nn. 150-151). L’attenzione del documento si rivolge a «tutti» i media (dai giornali a Internet, passando naturalmente dalla televisione e dalla radio, e senza dimenticare i libri, il teatro, il cinema, la musica, le arti figurative...). La ricchezza delle fonti e l’ampiezza degli strumenti di cui è corredato nell’edizione della Libreria editrice vaticana in volume (soprattutto l’indice analitico, consultabile anche tramite il DVD allegato) ne fanno uno strumento adeguato a supportare «l’attuazione di una pastorale organica e integrata che assuma pienamente le opportunità e le sfide della comunicazione sociale» (Presentazione). Cf. anche Regno-att. 18,2004,596.

Debitori del Vangelo ai giovani

Mons. L. Monari, vescovo di Piacenza-Bobbio
«Ogni uomo, e soprattutto il giovane, è l’artista della sua vita; ogni uomo è chiamato a creare un’opera d’arte con quel materiale concreto di cui dispone. Credo che la pastorale giovanile debba fare leva su questa caratteristica dell’età giovanile perché solo i giovani stessi possono diventare protagonisti del loro cammino di maturazione e di amore». L’icona evangelica di Cristo dodicenne nel tempio di Gerusalemme apre la lettera pastorale «Perché mi cercavate?». Debitori del Vangelo ai giovani, presentata dal vescovo mons. Monari lo scorso 3 settembre come programma per l’anno 2004-2005 nella Chiesa piacentina e bobbiese. Dopo una riflessione sui nodi problematici della trasmissione del Vangelo alle giovani generazioni – il «silenzioso divorzio» che sembra essersi prodotto fra i giovani e la Chiesa, respinti dalle distorte immagini di questa come opprimente e senza cuore invece che madre premurosa, la visione della vita come consumo e il timore del futuro –, il vescovo invita a «credere che (nei giovani) c’è un impulso irresistibile che li conduce verso il mondo e verso Dio», e a «porre le generazioni giovani in contatto con la rivelazione perché prendano posizione di fronte a essa». L’annuncio del Vangelo ai giovani «dovrà dunque essere un’iniziazione alla vita in comunione con Dio» permettendo loro «d’interpretare ogni evento entro l’orizzonte aperto dalla rivelazione».

In favore del vero matrimonio

Comitato esecutivo della Conferenza episcopale spagnola
«Fabbricare monete false equivale a svalutare la moneta vera e a mettere in pericolo tutto il sistema economico». Con la nota del Comitato esecutivo della Conferenza episcopale spagnola In favore del vero matrimonio (15 luglio 2004) i vescovi spagnoli hanno espresso la loro posizione sulla questione della legalizzazione ed equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio. In Spagna ferve il dibattito sull’argomento da quando il 29 giugno il Partito socialista ha presentato una proposta di legge in tal senso, successivamente corroborata da un’iniziativa dell’esecutivo (approvata il 1° ottobre) per modificare l’art. 44 del Codice civile. Secondo la proposta avanzata dal governo esso dovrebbe affermare: «L’identità del sesso dei due contraenti non impedisce la celebrazione del matrimonio né i suoi effetti»; verrebbero inoltre equiparati i diritti civili dei matrimoni omosessuali con quelli degli eterosessuali (come il percepimento della pensione di vedovanza, l’eredità, la successione, la possibilità di firmare l’autorizzazione a un intervento chirurgico o l’adozione di un figlio). Cf. Regno-att. 18,2004,599ss e in questo numero a p. 703. «Equiparare le unioni omosessuali ai veri matrimoni – dicono i vescovi – significa introdurre un pericoloso fattore di dissoluzione dell’istituzione matrimoniale e, con essa, del giusto ordine sociale».

Una morale ecclesiastica prigioniera

A. Torres Queiruga
È «difficile negare che la morale sessuale… sia uno dei fattori più importanti che hanno condotto molte persone… ad abbandonare la Chiesa o che non si pongono il problema di entrare in essa». Il teologo spagnolo Andrés Torres Queiruga, professore all’Università di Santiago de Compostela, prende spunto dalle polemiche sorte intorno all’omelia dell’arcivescovo di Santiago de Compostela in occasione della cerimonia dell’ofrenda (cf. riquadro a p. 706), e segnatamente al breve passaggio in cui si tocca la questione del matrimonio tra omosessuali (cf. in questo numero a p. 701), per allargare la riflessione allo stile della presenza della Chiesa nella società e al suo modo di proporre il proprio messaggio. Riguardo alla morale sessuale la Chiesa «è di fronte a un paradosso, poiché, senza saperlo, paga un prezzo religioso enorme per una questione che, di rigore, non è di sua spettanza», rimanendo inoltre prigioniera del gioco della cattiva politica, sia di destra sia di sinistra, che senza una vera adesione etica fa dei temi morali uno strumento per conseguire risultati politici. Quello che è necessario è riconoscere l’autonomia della morale e intraprendere una vera attualizzazione dei contenuti in quest’ambito: «Possiamo stare certi che una Chiesa attenta su questo sarà riconosciuta in quello che costituisce il suo reale interesse e la sua più autentica essenza: l’annuncio di un Dio che, creando spinto dall’amore, non ha altro interesse che la crescita e la promozione di quanto è autenticamente umano».

«Obbedire a Dio piuttosto che agli uomini»

J. Barrio Barrio, vescovo di Santiago de Compostela
In occasione della solenne celebrazione dell’ofrenda all’apostolo Giacomo, che ogni anno il 25 luglio si svolge nella cattedrale di Santiago de Compostela alla presenza delle maestà reali di Spagna e delle più alte cariche dello stato, quest’anno l’arcivescovo di Santiago mons. Julián Barrio Barrio ha tenuto un’omelia, che si è trovata polemicamente trasposta nel dibattito in corso sul matrimonio delle coppie omosessuali. Il tema è aspramente discusso in Spagna per via di una proposta di legge del governo Zapatero in proposito. Pubblichiamo l’omelia integralmente (www.archicompostela.org; nostra traduzione dallo spagnolo).

Africa-Europa: comunione e solidarietà

CCEE-SCEAM
Si è tenuto dal 10 al 13 novembre a Roma il primo simposio organizzato dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM) e intitolato «Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa». Vi hanno partecipato un centinaio tra vescovi europei e africani (cf. Regno-att. 20,2004,680). Al centro dei lavori le forme di collaborazione tra le Chiese, che non devono limitarsi alla – necessaria – solidarietà economica, ma anche approfondire i numerosi scambi pastorali che già da tempo intercorrono tra molte Chiese locali europee ed africane (Messaggio finale). È necessario ridare slancio a un’Europa secolarizzata e disinteressata allo storico processo di unificazione, attraverso un «grande progetto» di solidarietà verso l’Africa (mons. A. Grab, arcivescovo di Coira, Svizzera, e presidente del CCEE). In questo modo si potranno porre quei correttivi al processo di globalizzazione che stanno emarginando il continente africano sia economicamente sia culturalmente e valorizzare le risorse che l’Africa può offrire alla nuova evangelizzazione (mons. J. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e presidente dello SCEAM). Ricevendo in udienza i partecipanti al simposio, Giovanni Paolo II ha manifestato «l’intenzione di convocare una seconda assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi».

Solidarietà pastorale

Mons. J. Onaiyekan
Si è tenuto dal 10 al 13 novembre a Roma il primo simposio organizzato dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM) e intitolato «Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa». Vi hanno partecipato un centinaio tra vescovi europei e africani (cf. Regno-att. 20,2004,680). Al centro dei lavori le forme di collaborazione tra le Chiese, che non devono limitarsi alla – necessaria – solidarietà economica, ma anche approfondire i numerosi scambi pastorali che già da tempo intercorrono tra molte Chiese locali europee ed africane (Messaggio finale). È necessario ridare slancio a un’Europa secolarizzata e disinteressata allo storico processo di unificazione, attraverso un «grande progetto» di solidarietà verso l’Africa (mons. A. Grab, arcivescovo di Coira, Svizzera, e presidente del CCEE). In questo modo si potranno porre quei correttivi al processo di globalizzazione che stanno emarginando il continente africano sia economicamente sia culturalmente e valorizzare le risorse che l’Africa può offrire alla nuova evangelizzazione (mons. J. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e presidente dello SCEAM). Ricevendo in udienza i partecipanti al simposio, Giovanni Paolo II ha manifestato «l’intenzione di convocare una seconda assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi».

Dare slancio all'Europa

Mons. A. Grab
Si è tenuto dal 10 al 13 novembre a Roma il primo simposio organizzato dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM) e intitolato «Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa». Vi hanno partecipato un centinaio tra vescovi europei e africani (cf. Regno-att. 20,2004,680). Al centro dei lavori le forme di collaborazione tra le Chiese, che non devono limitarsi alla – necessaria – solidarietà economica, ma anche approfondire i numerosi scambi pastorali che già da tempo intercorrono tra molte Chiese locali europee ed africane (Messaggio finale). È necessario ridare slancio a un’Europa secolarizzata e disinteressata allo storico processo di unificazione, attraverso un «grande progetto» di solidarietà verso l’Africa (mons. A. Grab, arcivescovo di Coira, Svizzera, e presidente del CCEE). In questo modo si potranno porre quei correttivi al processo di globalizzazione che stanno emarginando il continente africano sia economicamente sia culturalmente e valorizzare le risorse che l’Africa può offrire alla nuova evangelizzazione (mons. J. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e presidente dello SCEAM). Ricevendo in udienza i partecipanti al simposio, Giovanni Paolo II ha manifestato «l’intenzione di convocare una seconda assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi».

Africa, un nuovo Sinodo

Giovanni Paolo II
A conclusione del Simposio organizzato dal CCEE e dallo SCEAM su «Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa», il 13 novembre 2004, i vescovi sono stati ricevuti in udienza da Giovanni Paolo II, che nel discorso loro rivolto ha manifestato l’intenzione di convocare una seconda Assemblea speciale per l’Africa del sinodo dei vescovi (www.vatican.va).

Cristo ci chiama - Cristo ci manda

Messaggio del Simposio
Si è tenuto dal 10 al 13 novembre a Roma il primo simposio organizzato dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM) e intitolato «Comunione e solidarietà tra l’Africa e l’Europa». Vi hanno partecipato un centinaio tra vescovi europei e africani (cf. Regno-att. 20,2004,680). Al centro dei lavori le forme di collaborazione tra le Chiese, che non devono limitarsi alla – necessaria – solidarietà economica, ma anche approfondire i numerosi scambi pastorali che già da tempo intercorrono tra molte Chiese locali europee ed africane (Messaggio finale). È necessario ridare slancio a un’Europa secolarizzata e disinteressata allo storico processo di unificazione, attraverso un «grande progetto» di solidarietà verso l’Africa (mons. A. Grab, arcivescovo di Coira, Svizzera, e presidente del CCEE). In questo modo si potranno porre quei correttivi al processo di globalizzazione che stanno emarginando il continente africano sia economicamente sia culturalmente e valorizzare le risorse che l’Africa può offrire alla nuova evangelizzazione (mons. J. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e presidente dello SCEAM). Ricevendo in udienza i partecipanti al simposio, Giovanni Paolo II ha manifestato «l’intenzione di convocare una seconda assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi».