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Documenti, 15/2004

Simbolo di unità

Il ritorno in Russia dell'icona della Madre di Dio di Kazan'
Fra il 25 e il 28 agosto, festa della Dormizione della Theotokos nel calendario ortodosso, l’icona della Madre di Dio di Kazan’, «dopo aver attraversato diversi paesi», intraprende «il viaggio di ritorno verso la Russia da cui è partita un giorno lontano» (Giovanni Paolo II). Avendo raccolto lungo i secoli le preghiere di fedeli ortodossi e cattolici, l’icona è diventata «il simbolo di quella comunanza nella fede condivisa dalla cristianità orientale e occidentale» (W. Kasper). Una Delegazione della Santa Sede ha consegnato il dono del papa Giovanni Paolo II al patriarca Alessio II nella basilica della Dormizione a Mosca. La circostanza è stata letta, sia da parte cattolica sia da parte ortodossa, come «un passo nella giusta direzione, nella convinzione che in futuro sarà fatto tutto il possibile per risolvere alcuni problemi esistenti fra le nostre Chiese» (Alessio II)

Ho pregato dinanzi a questa icona

Giovanni Paolo II
Fra il 25 e il 28 agosto, festa della Dormizione della Theotokos nel calendario ortodosso, l’icona della Madre di Dio di Kazan’, «dopo aver attraversato diversi paesi», intraprende «il viaggio di ritorno verso la Russia da cui è partita un giorno lontano» (Giovanni Paolo II). Avendo raccolto lungo i secoli le preghiere di fedeli ortodossi e cattolici, l’icona è diventata «il simbolo di quella comunanza nella fede condivisa dalla cristianità orientale e occidentale» (W. Kasper). Una Delegazione della Santa Sede ha consegnato il dono del papa Giovanni Paolo II al patriarca Alessio II nella basilica della Dormizione a Mosca. La circostanza è stata letta, sia da parte cattolica sia da parte ortodossa, come «un passo nella giusta direzione, nella convinzione che in futuro sarà fatto tutto il possibile per risolvere alcuni problemi esistenti fra le nostre Chiese» (Alessio II).

Ci ha preceduto sulla via ecumenica

Card. W. Kasper
Fra il 25 e il 28 agosto, festa della Dormizione della Theotokos nel calendario ortodosso, l’icona della Madre di Dio di Kazan’, «dopo aver attraversato diversi paesi», intraprende «il viaggio di ritorno verso la Russia da cui è partita un giorno lontano» (Giovanni Paolo II). Avendo raccolto lungo i secoli le preghiere di fedeli ortodossi e cattolici, l’icona è diventata «il simbolo di quella comunanza nella fede condivisa dalla cristianità orientale e occidentale» (W. Kasper). Una Delegazione della Santa Sede ha consegnato il dono del papa Giovanni Paolo II al patriarca Alessio II nella basilica della Dormizione a Mosca. La circostanza è stata letta, sia da parte cattolica sia da parte ortodossa, come «un passo nella giusta direzione, nella convinzione che in futuro sarà fatto tutto il possibile per risolvere alcuni problemi esistenti fra le nostre Chiese» (Alessio II).

Un passo nella giusta direzione

Alessio II
Fra il 25 e il 28 agosto, festa della Dormizione della Theotokos nel calendario ortodosso, l’icona della Madre di Dio di Kazan’, «dopo aver attraversato diversi paesi», intraprende «il viaggio di ritorno verso la Russia da cui è partita un giorno lontano» (Giovanni Paolo II). Avendo raccolto lungo i secoli le preghiere di fedeli ortodossi e cattolici, l’icona è diventata «il simbolo di quella comunanza nella fede condivisa dalla cristianità orientale e occidentale» (W. Kasper). Una Delegazione della Santa Sede ha consegnato il dono del papa Giovanni Paolo II al patriarca Alessio II nella basilica della Dormizione a Mosca. La circostanza è stata letta, sia da parte cattolica sia da parte ortodossa, come «un passo nella giusta direzione, nella convinzione che in futuro sarà fatto tutto il possibile per risolvere alcuni problemi esistenti fra le nostre Chiese» (Alessio II).

In preghiera alla meta

Pellegrinaggio a Lourdes
La recita dei «misteri luminosi» (da lui stesso «aggiunti» al Rosario), seguendo la processione dalla «papamobile», accompagnato dagli altri pellegrini: malati, volontari, medici, sacerdoti, vescovi…; poi l’avvio della tradizionale processione «aux flambeaux», consacrata a impetrare il dono della pace. E la domenica, solennità dell’Assunzione, la celebrazione della messa nella «Prairie» del Santuario di Lourdes, con l’omelia centrata sul 150° della promulgazione del dogma dell’immacolata concezione. Se la preghiera di Giovanni Paolo II è stata definita come un suo singolare «mettersi in Dio», questo 104° viaggio fuori d’Italia, che lo ha condotto, pellegrino e visibilmente malato, a Lourdes il 14-15 agosto 2004, è stato per intero un «mettersi in Maria», una sintesi orante della devozione mariana che ha così fortemente caratterizzato questo pontificato. Quelli che pubblichiamo sono, in ordine cronologico, i principali testi pronunciati dal papa in pubblico nei due giorni del pellegrinaggio. Nel riquadro a p. 465, anche l’indirizzo d’omaggio rivoltogli dal presidente francese Chirac.

Quest'amata terra di Francia

Giovanni Paolo II
La recita dei «misteri luminosi» (da lui stesso «aggiunti» al Rosario), seguendo la processione dalla «papamobile», accompagnato dagli altri pellegrini: malati, volontari, medici, sacerdoti, vescovi…; poi l’avvio della tradizionale processione «aux flambeaux», consacrata a impetrare il dono della pace. E la domenica, solennità dell’Assunzione, la celebrazione della messa nella «Prairie» del Santuario di Lourdes, con l’omelia centrata sul 150° della promulgazione del dogma dell’immacolata concezione. Se la preghiera di Giovanni Paolo II è stata definita come un suo singolare «mettersi in Dio», questo 104° viaggio fuori d’Italia, che lo ha condotto, pellegrino e visibilmente malato, a Lourdes il 14-15 agosto 2004, è stato per intero un «mettersi in Maria», una sintesi orante della devozione mariana che ha così fortemente caratterizzato questo pontificato. Quelli che pubblichiamo sono, in ordine cronologico, i principali testi pronunciati dal papa in pubblico nei due giorni del pellegrinaggio. Nel riquadro a p. 000, anche l’indirizzo d’omaggio rivoltogli dal presidente francese Chirac.

La meta del mio pellegrinaggio

Giovanni Paolo II
La recita dei «misteri luminosi» (da lui stesso «aggiunti» al Rosario), seguendo la processione dalla «papamobile», accompagnato dagli altri pellegrini: malati, volontari, medici, sacerdoti, vescovi…; poi l’avvio della tradizionale processione «aux flambeaux», consacrata a impetrare il dono della pace. E la domenica, solennità dell’Assunzione, la celebrazione della messa nella «Prairie» del Santuario di Lourdes, con l’omelia centrata sul 150° della promulgazione del dogma dell’immacolata concezione. Se la preghiera di Giovanni Paolo II è stata definita come un suo singolare «mettersi in Dio», questo 104° viaggio fuori d’Italia, che lo ha condotto, pellegrino e visibilmente malato, a Lourdes il 14-15 agosto 2004, è stato per intero un «mettersi in Maria», una sintesi orante della devozione mariana che ha così fortemente caratterizzato questo pontificato. Quelli che pubblichiamo sono, in ordine cronologico, i principali testi pronunciati dal papa in pubblico nei due giorni del pellegrinaggio. Nel riquadro a p. 000, anche l’indirizzo d’omaggio rivoltogli dal presidente francese Chirac.

In processione per la pace

Giovanni Paolo II
La recita dei «misteri luminosi» (da lui stesso «aggiunti» al Rosario), seguendo la processione dalla «papamobile», accompagnato dagli altri pellegrini: malati, volontari, medici, sacerdoti, vescovi…; poi l’avvio della tradizionale processione «aux flambeaux», consacrata a impetrare il dono della pace. E la domenica, solennità dell’Assunzione, la celebrazione della messa nella «Prairie» del Santuario di Lourdes, con l’omelia centrata sul 150° della promulgazione del dogma dell’immacolata concezione. Se la preghiera di Giovanni Paolo II è stata definita come un suo singolare «mettersi in Dio», questo 104° viaggio fuori d’Italia, che lo ha condotto, pellegrino e visibilmente malato, a Lourdes il 14-15 agosto 2004, è stato per intero un «mettersi in Maria», una sintesi orante della devozione mariana che ha così fortemente caratterizzato questo pontificato. Quelli che pubblichiamo sono, in ordine cronologico, i principali testi pronunciati dal papa in pubblico nei due giorni del pellegrinaggio. Nel riquadro a p. 000, anche l’indirizzo d’omaggio rivoltogli dal presidente francese Chirac.

Immacolata concezione

Giovanni Paolo II
La recita dei «misteri luminosi» (da lui stesso «aggiunti» al Rosario), seguendo la processione dalla «papamobile», accompagnato dagli altri pellegrini: malati, volontari, medici, sacerdoti, vescovi…; poi l’avvio della tradizionale processione «aux flambeaux», consacrata a impetrare il dono della pace. E la domenica, solennità dell’Assunzione, la celebrazione della messa nella «Prairie» del Santuario di Lourdes, con l’omelia centrata sul 150° della promulgazione del dogma dell’immacolata concezione. Se la preghiera di Giovanni Paolo II è stata definita come un suo singolare «mettersi in Dio», questo 104° viaggio fuori d’Italia, che lo ha condotto, pellegrino e visibilmente malato, a Lourdes il 14-15 agosto 2004, è stato per intero un «mettersi in Maria», una sintesi orante della devozione mariana che ha così fortemente caratterizzato questo pontificato. Quelli che pubblichiamo sono, in ordine cronologico, i principali testi pronunciati dal papa in pubblico nei due giorni del pellegrinaggio. Nel riquadro a p. 000, anche l’indirizzo d’omaggio rivoltogli dal presidente francese Chirac.

Chirac: la Francia, antica terra di cristianità...

Jacques Chirac
All’arrivo all’aeroporto di Tarbes, il 14 agosto, Giovanni Paolo II è stato accolto dal presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac, che gli ha rivolto il seguente indirizzo d’omaggio (OR 15.8.2004, 4).

Il simbolo dell'Inquisizione

Pubblicazione degli Atti del Simposio internazionale (1998)
Nell’opinione pubblica, scrive il papa, l’immagine dell’Inquisizione «rappresenta quasi il simbolo» dell’antitestimonianza e dello scandalo offerti, lungo i secoli, dai figli e figlie della Chiesa, allorché «si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo». Per questo, il Simposio sull’Inquisizione, organizzato a fine 1998 nella prospettiva della «purificazione della memoria» e della «giornata del perdono» giubilare (12.3.2000), ottenne larga risonanza, anche se si svolse «a porte chiuse». Dal giugno scorso è nelle librerie il ponderoso volume che raccoglie gli Atti di quel Simposio, pubblicato nella prestigiosa collana «Studi e Testi» della Biblioteca apostolica vaticana. Nel corso della conferenza stampa svoltasi il 15 giugno in Vaticano, presenti il card. Etchegaray e il card. Tauran, gli interventi del card. Cottier, che presiedeva la Commissione storico-teologica che l’organizzò, e del prof. Borromeo, curatore del volume stesso, hanno sottolineato il carattere prevalentemente storico delle ricerche presentate e il loro assoluto rigore scientifico, mentre la lettera che il papa ha indirizzato per l’occasione al card. Etchegaray ribadisce che il volume «s’inscrive nello spirito» della richiesta di perdono del 2000.

Il giudizio secondo il sensus fidei

Giovanni Paolo II
Nell’opinione pubblica, scrive il papa, l’immagine dell’Inquisizione «rappresenta quasi il simbolo» dell’antitestimonianza e dello scandalo offerti, lungo i secoli, dai figli e figlie della Chiesa, allorché «si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo». Per questo, il Simposio sull’Inquisizione, organizzato a fine 1998 nella prospettiva della «purificazione della memoria» e della «giornata del perdono» giubilare (12.3.2000), ottenne larga risonanza, anche se si svolse «a porte chiuse». Dal giugno scorso è nelle librerie il ponderoso volume che raccoglie gli Atti di quel Simposio, pubblicato nella prestigiosa collana «Studi e Testi» della Biblioteca apostolica vaticana. Nel corso della conferenza stampa svoltasi il 15 giugno in Vaticano, presenti il card. Etchegaray e il card. Tauran, gli interventi del card. Cottier, che presiedeva la Commissione storico-teologica che l’organizzò, e del prof. Borromeo, curatore del volume stesso, hanno sottolineato il carattere prevalentemente storico delle ricerche presentate e il loro assoluto rigore scientifico, mentre la lettera che il papa ha indirizzato per l’occasione al card. Etchegaray ribadisce che il volume «s’inscrive nello spirito» della richiesta di perdono del 2000.

Un colloquio tra storici

Card. G. Cottier
Nell’opinione pubblica, scrive il papa, l’immagine dell’Inquisizione «rappresenta quasi il simbolo» dell’antitestimonianza e dello scandalo offerti, lungo i secoli, dai figli e figlie della Chiesa, allorché «si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo». Per questo, il Simposio sull’Inquisizione, organizzato a fine 1998 nella prospettiva della «purificazione della memoria» e della «giornata del perdono» giubilare (12.3.2000), ottenne larga risonanza, anche se si svolse «a porte chiuse». Dal giugno scorso è nelle librerie il ponderoso volume che raccoglie gli Atti di quel Simposio, pubblicato nella prestigiosa collana «Studi e Testi» della Biblioteca apostolica vaticana. Nel corso della conferenza stampa svoltasi il 15 giugno in Vaticano, presenti il card. Etchegaray e il card. Tauran, gli interventi del card. Cottier, che presiedeva la Commissione storico-teologica che l’organizzò, e del prof. Borromeo, curatore del volume stesso, hanno sottolineato il carattere prevalentemente storico delle ricerche presentate e il loro assoluto rigore scientifico, mentre la lettera che il papa ha indirizzato per l’occasione al card. Etchegaray ribadisce che il volume «s’inscrive nello spirito» della richiesta di perdono del 2000.

Rilanciare il dibattito

Prof. A. Borromeo
Nell’opinione pubblica, scrive il papa, l’immagine dell’Inquisizione «rappresenta quasi il simbolo» dell’antitestimonianza e dello scandalo offerti, lungo i secoli, dai figli e figlie della Chiesa, allorché «si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo». Per questo, il Simposio sull’Inquisizione, organizzato a fine 1998 nella prospettiva della «purificazione della memoria» e della «giornata del perdono» giubilare (12.3.2000), ottenne larga risonanza, anche se si svolse «a porte chiuse». Dal giugno scorso è nelle librerie il ponderoso volume che raccoglie gli Atti di quel Simposio, pubblicato nella prestigiosa collana «Studi e Testi» della Biblioteca apostolica vaticana. Nel corso della conferenza stampa svoltasi il 15 giugno in Vaticano, presenti il card. Etchegaray e il card. Tauran, gli interventi del card. Cottier, che presiedeva la Commissione storico-teologica che l’organizzò, e del prof. Borromeo, curatore del volume stesso, hanno sottolineato il carattere prevalentemente storico delle ricerche presentate e il loro assoluto rigore scientifico, mentre la lettera che il papa ha indirizzato per l’occasione al card. Etchegaray ribadisce che il volume «s’inscrive nello spirito» della richiesta di perdono del 2000.

Accordo su questioni giuridiche

Santa Sede e Repubblica di Slovenia
Firmato nel dicembre 2001, l’Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica di Slovenia su questioni giuridiche è entrato in vigore solo il 28 maggio scorso, all’indomani dell’ingresso di questo paese nell’Unione Europea. La ratifica del Parlamento sloveno è stata a lungo ritardata dall’opposizione dei partiti liberali e di sinistra. Ciò non ha impedito la conclusione del processo diplomatico con l’atto solenne dello scambio, in Vaticano, degli strumenti di ratifica. «L’Accordo che oggi è entrato in vigore – ha detto Giovanni Paolo II ricevendo, subito dopo, il primo ministro A. Rop – testimonia l’impegno della Repubblica di Slovenia di mantenere buoni rapporti con la Sede apostolica. Questi rapporti sono fondati sul mutuo rispetto e sulla leale collaborazione». Gli articoli dell’Accordo sono 15 e interessano le tradizionali materie concordatarie: il riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa, la sua autonomia interna, la libertà di comunicazione intraecclesiale, la libertà associativa, la possibilità di gestione di istituti scolastici, la cura pastorale di alcuni ambienti come ospedali e carceri. I riferimenti fondativi sono il Vaticano II per la Chiesa e la Costituzione per lo stato: entrambe le parti riconoscono «l’importanza dei diritti dell’uomo», richiamandosi, in particolare, «ai principi internazionali riconosciuti sulla libertà di pensiero, coscienza e religione».

Collaborazione dell'uomo e della donna

Congregazione per la dottrina della fede
Nel rapporto fra uomo e donna sono due i percorsi censurati e una la proposta della fede cristiana. Il primo no è verso quella «tendenza (che) sottolinea fortemente la condizione di subordinazione della donna, allo scopo di suscitare un atteggiamento di contestazione. La donna, per essere se stessa, si costituisce quale antagonista all’uomo». Il secondo no riguarda quella tendenza che «per evitare ogni supremazia dell’uno sull’altro sesso» vuole «cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale». La proposta della Chiesa, invece, «illuminata dalla fede in Gesù Cristo, parla… di collaborazione attiva, proprio nel riconoscimento della stessa differenza, tra uomo e donna». La Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede il 31 luglio scorso, argomenta in 17 punti la posizione ecclesiale: illustra il problema, passa in rassegna alcuni testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, poi si sofferma sul richiamo ontologico e teologico della relazione fra i sessi. Fra gli elementi positivi del testo va segnalato il fatto che si tratta del primo documento teologico-normativo sul tema, che l’argomentazione rifugge dal biologismo e dall’astrattismo per seguire il tracciato biblico, che emerge un debito positivo rispetto alle riflessioni del femminismo cristiano. La ricezione delle donne cristiane potrà confermare il consenso all’indirizzo proposto.

Padre Dehon: verso la beatificazione

José Ornelas Carvalho
«Venire a Gesù, imparare da lui, contemplare il suo Cuore, nutrirsi alla sorgente della salvezza per offrirla ai fratelli e alle sorelle attraverso i numerosi servizi del ministero e nel dono della vita: così si può riassumere il progetto che vive e ci trasmette padre Dehon». La prossima beatificazione del fondatore dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (dehoniani) p. Leone Dehon (1843-1925), prevista per la primavera dell’anno venturo, motiva la lettera del padre generale, José Ornelas Carvalho, ai confratelli e all’intera Famiglia dehoniana, inviata il 31 maggio scorso. Il nucleo originale dell’intuizione carismatica di Dehon racchiude la centralità di Cristo-amore dentro l’involucro della devozione al Sacro Cuore. L’intimità contemplativa si sviluppa, sulla base dell’emergenza storica della fine dell’Ottocento, nel servizio ai giovani, ai ceti proletari e alla domanda democratica delle classi popolari. Il dato spirituale e carismatico è anche all’origine del servizio ecclesiale sia nell’annuncio sia nella scelta missionaria ad gentes. La congregazione religiosa nata dalla sua fede appassionata nel 1878 ha testimoniato nel tempo la preghiera evangelica «Sint unum» («Siano una cosa sola») e la molteplicità di servizi da lui avviati o intuiti. Essa, composta da 2.200 membri, è ora – ricorda il padre generale – davanti all’esigenza della rifondazione: l’approfondimento dell’esperienza spirituale originaria, la sfida della vita nella comunità fraterna, la generosità nei vari campi della missione. La beatificazione del fondatore è il riconoscimento della validità ecclesiale del suo cammino e costituisce una proposta di vita cristiana offerta a tutti.

19 aprile 2004

J.O. Carvalho
19 aprile 2004      Con questo comunicato, diffuso il giorno stesso, il superiore generale dei dehoniani, p. Jos� Ornelas Carvalho ha diffuso la notizia della promulgazione, da parte della Congregazione per le cause dei santi, del decreto �che apre le porte a una prossima beatificazione� di p. Dehon. In calce al comunicato � stata pubblicata anche una breve cronaca della lettura...

La Chiesa e il genocidio

Vescovi del Ruanda
Il Parlamento ruandese ha pubblicato un Rapporto che sintetizza i risultati dei lavori della Commissione d’inchiesta sui massacri di Gikongoro, istituita lo scorso 20 gennaio. Il testo tratta anche del ruolo di ecclesiastici e di organizzazioni internazionali cattoliche. In risposta, la Conferenza episcopale ruandese ha pubblicato il 26 luglio una Nota nella quale, esprimendo soddisfazione al governo ruandese «per la sua determinazione a vigilare affinché i ruandesi possano vivere nella sicurezza e nella pace, superando ogni sentimento di odio e di rancore… e per la sua determinazione a contrastare l’ideologia del genocidio, da qualunque parte possa giungere», vengono riscontrati alcuni «errori da correggere». Innanzitutto i vescovi ritengono che il Rapporto sia stato «redatto in fretta, in modo precipitoso», spesso confondendo «persone e nomi» e soprattutto rimettendo «in discussione i giudizi già emessi dalla giustizia del nostro paese». I presuli inoltre lamentano che la Chiesa sia accusata di coprire i sacerdoti colpevoli, di diffondere l’ideologia del genocidio, di occultare nelle comunità di base i colpevoli, di farsi promotrice di un’ideologia della povertà «per mantenere la popolazione nella povertà» e, infine, di selezionare sacerdoti prevalentemente appartenenti all’etnia hutu.

I cattolici nella vita politica

I vescovi cattolici degli Stati Uniti
La recente Assemblea dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Denver, 14-19 giugno 2004) ha esaminato «la questione se sia necessario negare la santa comunione ad alcuni cattolici impegnati nella vita politica a causa del loro pubblico sostegno all’aborto su richiesta», questione che aveva animato l’opinione pubblica cattolica nei primi mesi di campagna elettorale presidenziale, con particolare riguardo al candidato del Partito democratico J.F. Kerry. La breve nota I cattolici nella vita politica, approvata con 183 voti favorevoli e 6 contrari, si conclude dichiarando: «Tale decisione resta di competenza di ciascun vescovo secondo quanto stabilito dai principi canonici e pastorali. I vescovi possono legittimamente dare giudizi differenti su quale azione pastorale sia a loro giudizio più prudente». L’Assemblea ha espresso il suo «giudizio prudente» dopo aver ascoltato mons. Levada, il card. Keeler e il card. McCarrick (cf. qui a lato), presidente della task force su vescovi cattolici ed esponenti politici cattolici, il quale ha riferito anche dei suoi colloqui e contatti in merito con il card. Ratzinger (cf. riquadro a p. 486). Sulla questione più generale del «voto cattolico» negli Stati Uniti cf. Regno-att. 14,2004,442.

Rapporto ai vescovi

Card. Mc Carrick
La recente Assemblea dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Denver, 14-19 giugno 2004) ha esaminato «la questione se sia necessario negare la santa comunione ad alcuni cattolici impegnati nella vita politica a causa del loro pubblico sostegno all’aborto su richiesta», questione che aveva animato l’opinione pubblica cattolica nei primi mesi di campagna elettorale presidenziale, con particolare riguardo al candidato del Partito democratico J.F. Kerry. La breve nota I cattolici nella vita politica, approvata con 183 voti favorevoli e 6 contrari, si conclude dichiarando: «Tale decisione resta di competenza di ciascun vescovo secondo quanto stabilito dai principi canonici e pastorali. I vescovi possono legittimamente dare giudizi differenti su quale azione pastorale sia a loro giudizio più prudente». L’Assemblea ha espresso il suo «giudizio prudente» dopo aver ascoltato mons. Levada, il card. Keeler e il card. McCarrick (cf. qui a lato), presidente della task force su vescovi cattolici ed esponenti politici cattolici, il quale ha riferito anche dei suoi colloqui e contatti in merito con il card. Ratzinger (cf. riquadro a p. 486). Sulla questione più generale del «voto cattolico» negli Stati Uniti cf. Regno-att. 14,2004,442.

Lettera del card. Ratzinger al card. Mc Carrick

Card. J. Ratzinger
La recente Assemblea dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Denver, 14-19 giugno 2004) ha esaminato «la questione se sia necessario negare la santa comunione ad alcuni cattolici impegnati nella vita politica a causa del loro pubblico sostegno all’aborto su richiesta», questione che aveva animato l’opinione pubblica cattolica nei primi mesi di campagna elettorale presidenziale, con particolare riguardo al candidato del Partito democratico J.F. Kerry. La breve nota I cattolici nella vita politica, approvata con 183 voti favorevoli e 6 contrari, si conclude dichiarando: «Tale decisione resta di competenza di ciascun vescovo secondo quanto stabilito dai principi canonici e pastorali. I vescovi possono legittimamente dare giudizi differenti su quale azione pastorale sia a loro giudizio più prudente». L’Assemblea ha espresso il suo «giudizio prudente» dopo aver ascoltato mons. Levada, il card. Keeler e il card. McCarrick (cf. qui a lato), presidente della task force su vescovi cattolici ed esponenti politici cattolici, il quale ha riferito anche dei suoi colloqui e contatti in merito con il card. Ratzinger (cf. riquadro a p. 486). Sulla questione più generale del «voto cattolico» negli Stati Uniti cf. Regno-att. 14,2004,442.

I cattolici nella vita politica

Vescovi USA
La recente Assemblea dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Denver, 14-19 giugno 2004) ha esaminato «la questione se sia necessario negare la santa comunione ad alcuni cattolici impegnati nella vita politica a causa del loro pubblico sostegno all’aborto su richiesta», questione che aveva animato l’opinione pubblica cattolica nei primi mesi di campagna elettorale presidenziale, con particolare riguardo al candidato del Partito democratico J.F. Kerry. La breve nota I cattolici nella vita politica, approvata con 183 voti favorevoli e 6 contrari, si conclude dichiarando: «Tale decisione resta di competenza di ciascun vescovo secondo quanto stabilito dai principi canonici e pastorali. I vescovi possono legittimamente dare giudizi differenti su quale azione pastorale sia a loro giudizio più prudente». L’Assemblea ha espresso il suo «giudizio prudente» dopo aver ascoltato mons. Levada, il card. Keeler e il card. McCarrick (cf. qui a lato), presidente della task force su vescovi cattolici ed esponenti politici cattolici, il quale ha riferito anche dei suoi colloqui e contatti in merito con il card. Ratzinger (cf. riquadro a p. 486). Sulla questione più generale del «voto cattolico» negli Stati Uniti cf. Regno-att. 14,2004,442.

Ordinamento generale del Messale romano

Conferenza episcopale italiana
Nel corso dell’ultima Assemblea generale (maggio 2004), mentre esaminavano la recente istruzione Redemptionis sacramentum e si consultavano sui Lineamenta del prossimo Sinodo dei vescovi sul tema «L’eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa», i vescovi italiani hanno ricevuto anche la traduzione italiana della editio typica tertia dell’Institutio generalis Missalis Romani (IGMR), promulgata il 20 aprile del 2000. Il documento, intitolato Ordinamento generale del Messale romano, ha ottenuto l’approvazione della Sede apostolica con decreto n. 288/03/L, emanato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti il 25.1.2004. Quando sarà pronta e approvata l’intera traduzione italiana dell’editio typica tertia del Messale romano, l’Ordinamento sostituirà, come premessa al Messale, il precedente Principi e norme per l’uso del Messale romano (1983, che traduceva l’editio typica altera latina dell’IGMR del 1975; cf. riquadro a p. 491), di cui comunque rispecchia l’impianto complessivo. In attesa, dunque, della terza edizione italiana del «Messale di Paolo VI», la lettura dell’Ordinamento può dare una prima idea dell’entità e della portata dei cambiamenti che esso comporterà nelle nostre celebrazioni liturgiche.

Due edizioni a confronto

G. Mc.
Nel corso dell’ultima Assemblea generale (maggio 2004), mentre esaminavano la recente istruzione Redemptionis sacramentum e si consultavano sui Lineamenta del prossimo Sinodo dei vescovi sul tema «L’eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa», i vescovi italiani hanno ricevuto anche la traduzione italiana della editio typica tertia dell’Institutio generalis Missalis Romani (IGMR), promulgata il 20 aprile del 2000. Il documento, intitolato Ordinamento generale del Messale romano, ha ottenuto l’approvazione della Sede apostolica con decreto n. 288/03/L, emanato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti il 25.1.2004. Quando sarà pronta e approvata l’intera traduzione italiana dell’editio typica tertia del Messale romano, l’Ordinamento sostituirà, come premessa al Messale, il precedente Principi e norme per l’uso del Messale romano (1983, che traduceva l’editio typica altera latina dell’IGMR del 1975; cf. riquadro a p. 491), di cui comunque rispecchia l’impianto complessivo. In attesa, dunque, della terza edizione italiana del «Messale di Paolo VI», la lettura dell’Ordinamento può dare una prima idea dell’entità e della portata dei cambiamenti che esso comporterà nelle nostre celebrazioni liturgiche.