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Documenti, 11/2004

Lineamenta sull'eucaristia

Sinodo dei vescovi - XI Assemblea generale ordinaria
«L’eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa»: il tema e il suo rapporto con il magistero ordinario più recente rappresentano l’elemento di maggiore caratterizzazione dell’XI Assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, che si celebrerà nell’ottobre del 2005 e in preparazione della quale il 31 marzo scorso sono stati inviati ai vescovi di tutto il mondo i Lineamenta. Il tema costituisce una novità per il fatto che, dopo più di vent’anni (il sinodo del 1983 fu dedicato alla riconciliazione e alla penitenza), si torna a mettere al centro del dibattito sinodale un sacramento, e un sacramento che è appena stato oggetto di un’enciclica pontificia, l’Ecclesia de eucharistia, nonché di un’istruzione della Congregazione per il culto divino, la Redemptionis sacramentum. Ma se, come annota il card. Schotte nella presentazione del documento preparatorio, «non sorprende che un sinodo sia chiamato a trattare di una materia inclusa nel magistero pontificio ordinario», desta invece attenzione «la prossimità cronologica e l’identità promulgativa. È il medesimo papa che in stretto nesso di tempo scrive di eucaristia e affida a un sinodo lo stesso argomento». In realtà, prosegue Schotte, «esistono abbondanti motivi di riunire i pastori, perché su un argomento tanto decisivo per la vita e la missione della Chiesa manifestino le esigenze e le implicazioni pastorali dell’eucaristia»; ed esiste soprattutto «un’“urgenza eucaristica”, che fa capo non più a incertezze di formule, come avveniva nel periodo del concilio Vaticano II, ma alla prassi eucaristica bisognosa oggi di nuova amorosa attitudine…».

La carità di Cristo verso i migranti

Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti
La necessità di un aggiornamento della pastorale migratoria, a 35 anni dal motu proprio di Paolo VI Pastoralis migratorum cura e dalla relativa istruzione della Congregazione per i vescovi De pastorali migratorum cura, ha portato il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti a pubblicare l’istruzione Erga migrantes caritas Christi, presentata il 14 maggio nella Sala stampa della Santa Sede. L’evento della globalizzazione «ha aperto i mercati ma non le frontiere, ha abbattuto i confini per la libera circolazione dell'informazione e dei capitali, ma non nella stessa misura quelli per la libera circolazione delle persone»: alcuni fenomeni a esso collegati «continueranno a costituire, anche per gli anni a venire, altrettanti fattori di spinta e di espansione dei flussi migratori». L’emigrazione causa alle persone e alle famiglie forti disagi, che la Chiesa deve cercare di alleviare con un’azione pastorale «fedele e allo stesso tempo aperta a nuovi sviluppi anche per quanto riguarda le nostre stesse strutture». L’istruzione «intende rispondere soprattutto ai nuovi bisogni spirituali e pastorali dei migranti e trasformare sempre più l'esperienza migratoria in veicolo di dialogo e di annuncio del messaggio cristiano», senza trascurare di considerare le migrazioni odierne, data la loro composizione, in un’ottica ecumenica.

Comunicato finale

CEI - LIII Assemblea generale
Due ampi documenti volti a sviluppare e approfondire le linee portanti degli orientamenti pastorali per il decennio; tre appuntamenti assembleari da preparare per i prossimi due anni; l’attualità nazionale e soprattutto internazionale, gli altri adempimenti annuali, l’udienza da Giovanni Paolo II: come da consuetudine, l’ordine del giorno della LIII Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Roma, 17-21.5.2004) ha impegnato i vescovi presenti su tutto l’arco delle funzioni pastorali che essi esercitano congiuntamente. Centrale l’approvazione della nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, che porta a frutto il lavoro delle due Assemblee generali del 2003, dedicate rispettivamente alla tematica dell’iniziazione cristiana (cf. Regno-doc. 11,2003,321ss) e a «La parrocchia, Chiesa che vive tra le case degli uomini» (cf. Regno-doc. 21,2003,665ss; Regno-att. 10,2004,307), e del documento Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, che aggiorna e amplia la precedente nota su Il dovere pastorale delle comunicazioni sociali, del 1985. Entrambi questi testi verranno resi pubblici prossimamente.

Dichiarazioni anticipate di trattamento

Comitato nazionale di bioetica
Il comitato nazionale di bioetica si pronuncia sul «testamento biologico», nella prossimità di un dibattito parlamentare che si prevede abbastanza concorde sull’argomento. Il testo delinea i contenuti, i soggetti coinvolti e le forme delle «dichiarazioni anticipate di trattamento», mettendo in evidenza anche i possibili attriti, e le conseguenti prevedibili inefficienze, con il sistema giuridico nazionale e internazionale. Presso settori diffusi dell’opinione pubblica, il riconoscimento di valore giuridico al «testamento biologico», nel quale il singolo dà indicazioni e/o mandato fiduciario sul trattamento del proprio corpo nel caso di malattia che inabiliti a esprimere la propria volontà, equivale «alla legalizzazione dell’eutanasia». L’intervento del Comitato argomenta le ragioni per le quali è invece un atto legittimo, affidabile, responsabile. «Il vero problema bioetico delle dichiarazioni anticipate di trattamento è di carattere pratico e operativo, e non dottrinale»

«E' sempre un uomo»

Giovanni Paolo II
La Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici (FIAMC) e la Pontificia accademia per la vita hanno recentemente organizzato congiuntamente un Congresso internazionale su «I trattamenti si sostegno vitale e lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi etici» (Roma, Istituto patristico Augustinianum, 17-20 marzo 2004). Il 20 marzo Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza i partecipanti al Congresso e ha rivolto loro il seguente discorso (www.vatican.va).

La famiglia una priorità

Commissione degli episcopati della Comunità europea
Le indagini sociologiche e socio-economiche relative al nuovo spazio comune europeo concordano unanimemente sul grande peso della famiglia in termini di coesione sociale, di ricadute sui costi del welfare state, nonché d’importanza nei vissuti di ciascun cittadino europeo. Eppure i documenti ufficiali dell’Unione Europea, ultimo in ordine di tempo la Strategia di Lisbona – che indica gli obiettivi sociali, economici e ambientali all’interno dell’Unione per il decennio 2000-2010 –, non fanno quasi mai riferimento a questa primaria formazione sociale. A partire da questa considerazione, il segretariato della COMECE ha pubblicato il 16 marzo scorso un documento, Una strategia per la famiglia dell’Unione Europea. Incoraggiare l’Unione a fare della famiglia una priorità. In esso si propone di completare la Strategia di Lisbona in modo che all’obiettivo di «fare entro il 2010 dell’Unione la regione più competitiva del mondo», vi sia affiancato anche quello di «fare dell’Unione Europea allargata la regione del mondo più favorevole alla famiglia», con una vera e propria «Strategia familiare dell’Unione Europea» entro il 2004, che le Nazioni Unite hanno dichiarato «anno internazionale della famiglia».

75 anni di Fede e costituzione

Mary Tanner
«Un numero sempre minore di cristiani pare interessato all’unità visibile dell’unica Chiesa… Hanno inteso quella del movimento ecumenico come una chiamata a un’unità rigida, priva di attrattive e non convincente, che soffoca le diversità… Persino all’interno del CEC vi sono state voci potenti che hanno sfidato la chiamata all’unità visibile, sostituendola con l’appello a formare un’associazione conciliare di quanti sono diversi ma cercano insieme la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato». La voce preoccupata che constata la progressiva emarginazione di Fede e costituzione, cioè la commissione teologica del Consiglio ecumenico delle Chiese, è quella di Mary Tanner, che ne fu moderatrice dal 1991 al 1998. L’occasione è una conferenza su «75 anni di Fede e costituzione» da lei tenuta il 29 marzo scorso presso la Pontificia università S. Tommaso d’Aquino «Angelicum» a Roma, dove recentemente è stata costituita una cattedra di studi ecumenici intitolata a Jean-Marie Tillard, cattolico, che insieme all’anglicana Tanner è stato tra i principali ispiratori della recente ricerca teologica ecumenica di Fede e costituzione. Oggi, per la teologa, la sfida è quella di «non abbandonare l’unità visibile della Chiesa, ma piuttosto di iniziare una paziente scoperta di comunione nella quale la diversità fiorisce in una maniera che difficilmente avremmo immaginato».