D
Documenti
Documenti, 3/2003, 01/02/2003, pag. 113

Pace, libertà e solidarietà

Commissione europea
«La Convenzione ha la responsabilità di immaginare l’Unione di domani: un’Unione i cui stati membri, uniti da politiche comuni e stretti attorno a istituzioni forti, restino capaci di superare le divergenze per rispondere, in modo semplice, alle aspettative dei loro popoli». In risposta al Progetto preliminare di trattato costituzionale presentato dal Praesidium alla Convenzione europea il 28 ottobre (cf. in questo numero a p. 108ss), la Commissione europea ha proposto allo stesso collegio (a Bruxelles, il 5 dicembre 2002) una propria Comunicazione in tema di architettura istituzionale dal titolo Per l’Unione Europea. Pace, libertà e solidarietà. Accanto ai tre compiti fondamentali individuati per il futuro dell’Unione («il consolidamento del suo modello di sviluppo economico e sociale che garantisce ai cittadini prosperità e solidarietà, lo sviluppo dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, che darà pieno significato al concetto di cittadinanza europea, ... l’esercizio da parte dell’Unione delle responsabilità proprie di una potenza mondiale»), un forte accento è posto sull’esigenza di una semplificazione e di un avvicinamento delle istituzioni ai cittadini, e sul rafforzamento del metodo comunitario. Presentando il documento ai membri della Convenzione, inoltre, il presidente della Commissione Romano Prodi ha rimarcato come essa sia «il foro appropriato per dibattere i valori spirituali e morali sui quali si fonda l’identità europea».

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2013-7

Salvaguardare le risorse idriche europee. Programma quadro della Commissione europea

Commissione europea
A partire dal 2000, con la Direttiva sulle acque l’Unione Europea «ha affrontato per la prima volta in modo globale i rischi cui sono esposte le acque» del suo territorio, «mettendo in evidenza che la gestione va ben oltre le questioni di distribuzione e trattamento delle acque». Occorre infatti tenere conto della «gestione del suolo», della «pianificazione territoriale adottata dagli stati membri» e alle concrete disponibilità finanziarie. La direttiva mirava a «raggiungere un buono stato delle acque entro il 2015» e ciò sarà possibile per il 53% delle acque. Per il 47% rimanente si rendono «necessari ulteriori interventi», che sono oggetto del presente Programma quadro firmato dalla Commissione europea e reso noto il 14 novembre 2012. In particolare le «principali cause dei pericoli per lo stato delle acque» sono legate alla modalità di gestione di una serie di eventi collegati tra loro (cambiamenti climatici, uso del suolo, produzione energetica, industria, agricoltura e turismo, sviluppo urbano, cambiamenti demografici) da considerare in un’ottica «ecocompatibile» e più efficiente dal punto di vista della «gestione delle risorse idriche».