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Documenti, 17/2003, 01/09/2003, pag. 584

Dichiarazione ecumenica aggiornata

CEC
«La risposta ai mutamenti climatici non può essere limitata a considerazioni tecniche. Sono richieste risorse spirituali. Dunque i compiti non possono essere “delegati” alle organizzazioni umanitarie. Occorre coinvolgere le Chiese nel loro insieme. Queste hanno la responsabilità di parlare apertamente e pubblicamente, di chiamare per nome le minacce e di preparare la gente a una risposta adeguata». La Solidarietà con le vittime dei mutamenti climatici è l’atteggiamento al centro di questa Riflessione sulla risposta del Consiglio ecumenico delle Chiese ai mutamenti climatici, elaborata all’interno del CEC dal settore Giustizia, pace e creato (JPC) in vista dell’ottava sessione della Conferenza delle parti (COP8). Si tratta della riunione dei paesi e delle organizzazioni (tra le quali il CEC) che hanno sottoscritto dal 1992 la Convenzione-quadro delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici (UNFCCC), e che s’incontrano ogni anno per verificare l’applicazione del Protocollo di Kyoto e l’evoluzione degli accordi internazionali per la riduzione dei gas che provocano l’effetto serra. La riflessione del CEC ritorna di particolare attualità nell’imminenza della COP9, la nona sessione, che si terrà a Milano dall’1 al 12 dicembre 2003 e vedrà impegnati congiuntamente il CEC e il Consiglio delle Chiese di Milano su iniziative d’approfondimento del tema ambientale dal punto di vista etico e religioso. Solidarity with Victims of Climate Changes, opuscolo, Geneva 2003. Nostra traduzione dall’inglese.

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L’amore di Cristo ci spinge alla riconciliazione

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Il tema dell’11a Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), che si è riunita a Karlsruhe in Germania dal 31 agosto all’8 settembre, era «L’amore di Cristo spinge il mondo alla riconciliazione e all’unità». A maggior ragione uno dei temi più urgenti è stato quello della guerra in Ucraina, che ha creato una frattura all’interno delle Chiese membro del CEC, e a essa è dedicata la dichiarazione «Guerra in Ucraina, pace e giustizia nella regione europea», approvata l’8 settembre ma poi disconosciuta dalla delegazione della Chiesa ortodossa russa (cf. Regno-att. 16,2022,489).

Riguardo al tema fondativo del CEC – la ricerca dell’unità visibile tra le Chiese cristiane –, il passo compiuto dall’Assemblea di Karlsruhe è stato quello di impegnarsi nei prossimi anni in un «pellegrinaggio di riconciliazione e unità», concentrando l’attenzione sulle relazioni tra le Chiese cristiane, in quello che è stato definito un «ecumenismo del cuore». «In questi tempi viviamo delle sfide profonde per la nostra unità. Rimangono le domande sui limiti della diversità nella nostra comprensione dell’unità, la richiesta da parte di molti di alcuni criteri comuni per il discernimento, in particolare sulle questioni morali, e la necessità di esplorare insieme la comprensione teologica dell’umanità... La qualità delle relazioni tra noi e le nostre Chiese ispirerà il nostro viaggio e il nostro lavoro comune verso quella piena comunione visibile per la quale Cristo ha pregato».

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Politica - 50° Octogesima adveniens: il pluralismo è la regola

Scommettere sulla capacità integratrice delle democrazie

Stefano Ceccanti

Tra qualche giorno ricorre un anniversario che è alle radici del nostro impegno. 50 anni fa, il 14 maggio 1971, Paolo VI firmava la Octogesima adveniens, la lettera al card. Maurice Roy (all’epoca presidente della Pontifica commissione Iustitia et Pax) per gli 80 anni dell’enciclica di Leone XIII Rerum novarum. Era il primo testo importante sull’impegno sociale e politico dopo il concilio Vaticano II (…) ma rispetto a quell’assemblea erano accadute alcune importanti novità di contesto.

 

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