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Documenti, 17/2002, 01/09/2002, pag. 570

La società e la speranza dei cristiani

Mons. G. Betori al Convegno delle ACLI
«È ancora possibile sperare, quando le minacce sono così evidenti e apparentemente invincibili? ... E da dove attingere risorse per nutrire di speranza la vita, soprattutto la vita dei più deboli, di coloro – individui e popoli – che sono ai margini di uno sviluppo che sembra tutto travolgere, uomini e cose, nazioni e ambienti?». In un intervento intitolato «Minacce e speranze per gli uomini e le donne del XXI secolo», tenuto il 6 settembre 2002 al Convegno nazionale di studi delle ACLI su «Il Welfare che verrà. La nuova frontiera dei diritti nel tempo della globalizzazione» (Vallombrosa, 6-8.9.2002), il segretario generale della Conferenza episcopale italiana Giuseppe Betori traccia una riflessione sulla capacità dei cristiani di interpretare i segni della storia per essere in grado di dare una direzione ai propri progetti: «non si può pensare di essere cristiani, che animano della loro presenza la società, senza misurarsi anzitutto nell’interpretazione di essa». Le minacce che incombono sull’uomo del nostro tempo (perdita dell’identità personale, frantumazione, particolarismo, massificazione) possono essere affrontate attraverso la comprensione sempre più profonda del «mistero di Cristo nella storia... Il riferimento a Cristo come realtà interna alla storia, costitutiva di essa, è ciò che qualifica i credenti e la loro missione nel mondo; soprattutto, è ciò che rende possibile sfuggire alla duplice opposta deriva dell'utopia e della rinuncia». Originale: bollettino ACLI oggi. Speciale Vallombrosa, 3-8.

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