D
Documenti
Documenti, 21/2001, 01/11/2001, pag. 684

La prospettiva degli xenotrapianti

Pontificia accademia per la vita
Lo xenotrapianto, cioè il trapianto d’organi o tessuti animali in riceventi umani, è una promettente sfida scientifica, un’opzione terapeutica realistica e un progetto eticamente lecito in linea di principio, una volta salvaguardati i diritti degli individui e della comunità alla tutela della salute e a pari opportunità d’accesso alle cure. È in sintesi quanto la Pontificia accademia per la vita ha proposto alla comunità scientifica e non, con il presente documento su La prospettiva degli xenotrapianti, presentato il 26 settembre scorso, recependo le conclusioni dello specifico Gruppo di lavoro sullo xenotrapianto composto da biologi, immunologi, virologi, genetisti, chirurghi, veterinari ed esperti di antropologia filosofica, morale, bioetica e diritto, e da due rappresentanti della Segreteria di stato. Si tratta di un contributo «preventivo», in quanto in realtà lo studio degli xenotrapianti è ancora in fase sperimentale pre-clinica, cioè al trapianto da animale ad animale. Tuttavia si pone ad «exemplum di come i rappresentanti della scienza e della tecnica da un lato, e quelli della morale e della fede dall’altro, possano incontrarsi a un tavolo comune... e discutere di un’epistemologia del pensiero scientifico affinché fides et ratio possano continuare a camminare insieme» (M. Lavitrano, coordinatrice del Progetto xenotrapianto Italia, conferenza stampa di presentazione, 26.9.2001). L’Osservatore romano 26.9.2001, inserto tabloid.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2021-7

Vaccino per tutti

Commissione vaticana COVID-19 in collaborazione con la Pontificia accademia per la vita

«Il rifiuto del vaccino può costituire un rischio per gli altri». È quanto si legge nella Nota intitolata Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano, emanata dalla Commissione vaticana COVID-19 il 29 dicembre 2020, in collaborazione con la Pontificia accademia per la vita.

Seguendo le parole di papa Francesco – che nel suo discorso ai volontari del Banco farmaceutico (19 settembre 2020) e nel messaggio Urbi et orbi del Natale passato (25 dicembre) sottolineava l’ingiustizia di non assicurare la cura per tutti – il documento analizza il «ciclo di vita» del vaccino, dalla ricerca alla somministrazione, auspicando un sistema di collaborazione fra stati, enti internazionali e case farmaceutiche, che eviti categoricamente la «marginalità farmaceutica» dei paesi più indigenti.

Affermata la necessità di una distribuzione equa, supportata da un elenco di azioni necessarie, viene affrontato il tema della responsabilità morale di sottoporsi al vaccino, in vista anche di proteggere gli altri, ponendo particolare attenzione alla questione dell’utilizzo di linee cellulari fetali nella fase di sperimentazione. La Congregazione per la dottrina della fede ritiene moralmente accettabile l’impiego di questi vaccini, non essendovi criteri validi per considerarli illeciti e valutando il rifiuto pericoloso per la salute pubblica (cf. Regno-doc. 1,2021,63).

Documenti, 2020-11

Pandemia e fraternità universale

Pontificia accademia per la vita

Isolamento; vulnerabilità, precarietà, fragilità, limite, incertezza, impotenza; connessione, interdipendenza, reciprocità, legami, affidamento, convivenza, solidarietà, fraternità, dedizione; bioetica e biopolitica, scienza e umanesimo. Benché consegnata dal presidente mons. Vincenzo Paglia a papa Francesco e resa pubblica il 30 marzo, questa Nota sull’emergenza da COVID-19 della Pontificia accademia per la vita contiene già tutte le parole-chiave sulle quali si è imperniata la riflessione pubblica sulla pandemia, e ha l’intento di «collocare alcuni elementi peculiari di questa situazione dentro un rinnovato spirito che deve alimentare la socialità e la cura della persona». Da sottolineare, sul piano etico, le indicazioni che il documento offre davanti all’ipotesi, poi verificatasi, che «le condizioni di emergenza» costringessero «i medici a decisioni drammatiche e laceranti di razionamento delle risorse limitate, non contemporaneamente disponibili per tutti». Nell’ultima parte, di natura spirituale, la nota riflette sull’«agire di Dio in questa congiuntura storica» e sul «senso della preghiera» di intercessione, valorizzando le parole del vescovo di Bergamo mons. Beschi: «La fede in Dio non risolve magicamente i nostri problemi, piuttosto ci dà un’interiore forza per esercitare quell’impegno che tutti e ciascuno, in modi diversi, siamo chiamati a vivere».

Documenti, 2003-9

Etica e ricerca biomedica

Pontificia accademia per la vita
Una delle scienze che ha maggiormente contribuito allo sviluppo di nuove conoscenze e possibilità di diagnosi e di terapia per patologie gravi ancora oggi inguaribili è la biomedicina. Ma quanto più essa si sviluppa tanto più «esige, da parte degli scienziati e della società tutta, l’assunzione di una responsabilità» proporzionale alla «potenza dell’intervento stesso». Un sì convinto e ribadito alla ricerca scientifica viene dal Comunicato finale della IX Assemblea generale della Pontificia accademia per la vita, tenutasi il 24-26 febbraio 2003 e intitolata «Etica della ricerca biomedica. Per una visione cristiana». Un sì che deve però essere plasmato dalla cultura umanistica, cui la ricerca deve fare riferimento in ogni suo passaggio e che deve tenere conto dei più vulnerabili, siano essi l’embrione o i paesi con più scarse risorse economiche, che rischiano di essere emarginati sia dalla ricerca sia dai benefici derivanti da essa. Per questo l’Assemblea ha predisposto un manifesto, intitolato Proposta di impegno etico per i ricercatori in ambito biomedico, che «tutti i ricercatori e gli operatori» sono invitati a firmare e che richiama alcuni principi regolatori della ricerca biomedica.