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Documenti, 19/2001

Famiglia soggetto sociale

Giovanni Paolo II, C. Ruini, G. Betori
La soggettività sociale della famiglia pone la famiglia stessa «come criterio di discernimento e punto di riferimento per ogni azione politica» (mons. Betori). È a partire da questa convinzione che la Commissione episcopale per la famiglia e la vita, il Forum delle associazioni familiari e il Servizio nazionale per il progetto culturale hanno promosso il convegno «La famiglia soggetto sociale. Radici, sfide e progetti», come primo momento di un «trittico» che, nel XX anniversario della Familiaris consortio, ha compreso anche l’incontro delle famiglie italiane con Giovanni Paolo II (20 ottobre) e la beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi (21 ottobre). Al convegno è risuonata chiara e netta la richiesta di una «svolta alla situazione sociale, che anche in Italia non vede ancora pienamente attuato un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari, … a partire da una coerente attuazione del principio di sussidiarietà nei rapporti tra stato e famiglia e da una forte spinta culturale» che torni a valorizzare il matrimonio e la famiglia (Ruini). Una svolta cui non dovrà mancare il sostegno dall’interno della Chiesa: «questo convegno è pertanto un punto di non ritorno sulla strada di un impegno determinato e coerente circa il contributo che il mondo cattolico è chiamato a dare all’Italia in una stagione di riforme e di auspicabili cambiamenti nelle politiche sociali» (Betori). L’incontro si è svolto a Roma dal 18 al 20 ottobre con la partecipazione di oltre mille delegati delle diocesi e delle associazioni familiari e il sostegno di Giovanni Paolo II, che ha inviato il Messaggio (originale: stampa da sito Internet: www.vatican.va) che qui pubblichiamo insieme alla Prolusione del card. Ruini e alle Conclusioni di mons. Betori (stampe da supporti magnetici in nostro possesso). Al convegno, aperto da mons. Lafranconi, sono intervenuti G. Weigel, P. Donati, E. Scabini, G. Blangiardo, S. Zamagni, L. Caselli, M. Martini, G. Della Torre, L. Ribolzi, I. Colozzi, G. Rossi.

Messaggio di Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo Ii
La soggettività sociale della famiglia pone la famiglia stessa «come criterio di discernimento e punto di riferimento per ogni azione politica» (mons. Betori). È a partire da questa convinzione che la Commissione episcopale per la famiglia e la vita, il Forum delle associazioni familiari e il Servizio nazionale per il progetto culturale hanno promosso il convegno «La famiglia soggetto sociale. Radici, sfide e progetti», come primo momento di un «trittico» che, nel XX anniversario della Familiaris consortio, ha compreso anche l’incontro delle famiglie italiane con Giovanni Paolo II (20 ottobre) e la beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi (21 ottobre). Al convegno è risuonata chiara e netta la richiesta di una «svolta alla situazione sociale, che anche in Italia non vede ancora pienamente attuato un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari, … a partire da una coerente attuazione del principio di sussidiarietà nei rapporti tra stato e famiglia e da una forte spinta culturale» che torni a valorizzare il matrimonio e la famiglia (Ruini). Una svolta cui non dovrà mancare il sostegno dall’interno della Chiesa: «questo convegno è pertanto un punto di non ritorno sulla strada di un impegno determinato e coerente circa il contributo che il mondo cattolico è chiamato a dare all’Italia in una stagione di riforme e di auspicabili cambiamenti nelle politiche sociali» (Betori). L’incontro si è svolto a Roma dal 18 al 20 ottobre con la partecipazione di oltre mille delegati delle diocesi e delle associazioni familiari e il sostegno di Giovanni Paolo II, che ha inviato il Messaggio (originale: stampa da sito Internet: www.vatican.va) che qui pubblichiamo insieme alla Prolusione del card. Ruini e alle Conclusioni di mons. Betori (stampe da supporti magnetici in nostro possesso). Al convegno, aperto da mons. Lafranconi, sono intervenuti G. Weigel, P. Donati, E. Scabini, G. Blangiardo, S. Zamagni, L. Caselli, M. Martini, G. Della Torre, L. Ribolzi, I. Colozzi, G. Rossi.

Prolusione del card. Ruini

Card. C. Ruini
La soggettività sociale della famiglia pone la famiglia stessa «come criterio di discernimento e punto di riferimento per ogni azione politica» (mons. Betori). È a partire da questa convinzione che la Commissione episcopale per la famiglia e la vita, il Forum delle associazioni familiari e il Servizio nazionale per il progetto culturale hanno promosso il convegno «La famiglia soggetto sociale. Radici, sfide e progetti», come primo momento di un «trittico» che, nel XX anniversario della Familiaris consortio, ha compreso anche l’incontro delle famiglie italiane con Giovanni Paolo II (20 ottobre) e la beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi (21 ottobre). Al convegno è risuonata chiara e netta la richiesta di una «svolta alla situazione sociale, che anche in Italia non vede ancora pienamente attuato un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari, … a partire da una coerente attuazione del principio di sussidiarietà nei rapporti tra stato e famiglia e da una forte spinta culturale» che torni a valorizzare il matrimonio e la famiglia (Ruini). Una svolta cui non dovrà mancare il sostegno dall’interno della Chiesa: «questo convegno è pertanto un punto di non ritorno sulla strada di un impegno determinato e coerente circa il contributo che il mondo cattolico è chiamato a dare all’Italia in una stagione di riforme e di auspicabili cambiamenti nelle politiche sociali» (Betori). L’incontro si è svolto a Roma dal 18 al 20 ottobre con la partecipazione di oltre mille delegati delle diocesi e delle associazioni familiari e il sostegno di Giovanni Paolo II, che ha inviato il Messaggio (originale: stampa da sito Internet: www.vatican.va) che qui pubblichiamo insieme alla Prolusione del card. Ruini e alle Conclusioni di mons. Betori (stampe da supporti magnetici in nostro possesso). Al convegno, aperto da mons. Lafranconi, sono intervenuti G. Weigel, P. Donati, E. Scabini, G. Blangiardo, S. Zamagni, L. Caselli, M. Martini, G. Della Torre, L. Ribolzi, I. Colozzi, G. Rossi.

Conclusioni di mons. Betori

Mons. G. Betori
La soggettività sociale della famiglia pone la famiglia stessa «come criterio di discernimento e punto di riferimento per ogni azione politica» (mons. Betori). È a partire da questa convinzione che la Commissione episcopale per la famiglia e la vita, il Forum delle associazioni familiari e il Servizio nazionale per il progetto culturale hanno promosso il convegno «La famiglia soggetto sociale. Radici, sfide e progetti», come primo momento di un «trittico» che, nel XX anniversario della Familiaris consortio, ha compreso anche l’incontro delle famiglie italiane con Giovanni Paolo II (20 ottobre) e la beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi (21 ottobre). Al convegno è risuonata chiara e netta la richiesta di una «svolta alla situazione sociale, che anche in Italia non vede ancora pienamente attuato un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari, … a partire da una coerente attuazione del principio di sussidiarietà nei rapporti tra stato e famiglia e da una forte spinta culturale» che torni a valorizzare il matrimonio e la famiglia (Ruini). Una svolta cui non dovrà mancare il sostegno dall’interno della Chiesa: «questo convegno è pertanto un punto di non ritorno sulla strada di un impegno determinato e coerente circa il contributo che il mondo cattolico è chiamato a dare all’Italia in una stagione di riforme e di auspicabili cambiamenti nelle politiche sociali» (Betori). L’incontro si è svolto a Roma dal 18 al 20 ottobre con la partecipazione di oltre mille delegati delle diocesi e delle associazioni familiari e il sostegno di Giovanni Paolo II, che ha inviato il Messaggio (originale: stampa da sito Internet: www.vatican.va) che qui pubblichiamo insieme alla Prolusione del card. Ruini e alle Conclusioni di mons. Betori (stampe da supporti magnetici in nostro possesso). Al convegno, aperto da mons. Lafranconi, sono intervenuti G. Weigel, P. Donati, E. Scabini, G. Blangiardo, S. Zamagni, L. Caselli, M. Martini, G. Della Torre, L. Ribolzi, I. Colozzi, G. Rossi.

I vescovi lombardi alle famiglie

D. S.
I vescovi lombardi alle famiglie I vescovi lombardi alle famiglie In prossimità dell�incontro delle famiglie italiane con il papa (20-21.10.2001) in occasione del ventesimo anniversario della Familiaris consortio, con la lettera intitolata Seguire Gesù sulle strade dell�amore e della vita, presentata il 22 settembre, i vescovi lombardi si sono rivolti alle famiglie delle loro Chiese,...

L'ordinazione diaconale delle donne

Congregazioni per la dottrina della fede, per il culto divino e per il clero
Dal momento che le donne non possono accedere al diaconato, «non è lecito» organizzare e attivare «corsi direttamente o indirettamente finalizzati» a preparare eventuali candidate all'ordinazione. È questo il succo di una breve Notificazione emessa lo scorso 17 settembre a firma dei cardd. Ratzinger, Medina Estévez e Castrillón Hoyos. Non è specificato a quali Chiese locali si faccia riferimento, ma una calorosa esortazione viene rivolta ai «singoli ordinari» affinché spieghino ai propri fedeli e applichino «diligentemente la suindicata direttiva». Su un tema affine a questo, la Congregazione per il culto divino, in collaborazione con gli altri dicasteri interessati, si era già espressa con una Lettera a mons. Arizmendi, arcivescovo di San Cristobal de Las Casas (Messico), e una Dichiarazione nell’estate dello scorso anno. L’occasione era stata offerta dall’ordinazione collettiva di un folto gruppo di «diaconi indigeni permanenti», officiata nella diocesi messicana da mons. Samuel Ruiz e dal suo coadiutore Raúl Vera López, poco prima del cambio della guardia alla testa della diocesi. Il diretto coinvolgimento delle mogli nel rito aveva infatti costituito l’oggetto di un’indagine da parte della Santa Sede. L'Osservatore romano 17-18.9.2001, 4; Notitiae 37(2001) 5,183-189, nostra traduzione dallo spagnolo.

Notificazione

Congregazioni per la dottrina della fede, per il culto divino e per il clero
Dal momento che le donne non possono accedere al diaconato, «non è lecito» organizzare e attivare «corsi direttamente o indirettamente finalizzati» a preparare eventuali candidate all'ordinazione. È questo il succo di una breve Notificazione emessa lo scorso 17 settembre a firma dei cardd. Ratzinger, Medina Estévez e Castrillón Hoyos. Non è specificato a quali Chiese locali si faccia riferimento, ma una calorosa esortazione viene rivolta ai «singoli ordinari» affinché spieghino ai propri fedeli e applichino «diligentemente la suindicata direttiva». Su un tema affine a questo, la Congregazione per il culto divino, in collaborazione con gli altri dicasteri interessati, si era già espressa con una Lettera a mons. Arizmendi, arcivescovo di San Cristobal de Las Casas (Messico), e una Dichiarazione nell’estate dello scorso anno. L’occasione era stata offerta dall’ordinazione collettiva di un folto gruppo di «diaconi indigeni permanenti», officiata nella diocesi messicana da mons. Samuel Ruiz e dal suo coadiutore Raúl Vera López, poco prima del cambio della guardia alla testa della diocesi. Il diretto coinvolgimento delle mogli nel rito aveva infatti costituito l’oggetto di un’indagine da parte della Santa Sede. L'Osservatore romano 17-18.9.2001, 4; Notitiae 37(2001) 5,183-189, nostra traduzione dallo spagnolo.

Lettera

Congregazione per il culto divino
Dal momento che le donne non possono accedere al diaconato, «non è lecito» organizzare e attivare «corsi direttamente o indirettamente finalizzati» a preparare eventuali candidate all'ordinazione. È questo il succo di una breve Notificazione emessa lo scorso 17 settembre a firma dei cardd. Ratzinger, Medina Estévez e Castrillón Hoyos. Non è specificato a quali Chiese locali si faccia riferimento, ma una calorosa esortazione viene rivolta ai «singoli ordinari» affinché spieghino ai propri fedeli e applichino «diligentemente la suindicata direttiva». Su un tema affine a questo, la Congregazione per il culto divino, in collaborazione con gli altri dicasteri interessati, si era già espressa con una Lettera a mons. Arizmendi, arcivescovo di San Cristobal de Las Casas (Messico), e una Dichiarazione nell’estate dello scorso anno. L’occasione era stata offerta dall’ordinazione collettiva di un folto gruppo di «diaconi indigeni permanenti», officiata nella diocesi messicana da mons. Samuel Ruiz e dal suo coadiutore Raúl Vera López, poco prima del cambio della guardia alla testa della diocesi. Il diretto coinvolgimento delle mogli nel rito aveva infatti costituito l’oggetto di un’indagine da parte della Santa Sede. L'Osservatore romano 17-18.9.2001, 4; Notitiae 37(2001) 5,183-189, nostra traduzione dallo spagnolo.

Dichiarazione

Congregazione per il culto divino
Dal momento che le donne non possono accedere al diaconato, «non è lecito» organizzare e attivare «corsi direttamente o indirettamente finalizzati» a preparare eventuali candidate all'ordinazione. È questo il succo di una breve Notificazione emessa lo scorso 17 settembre a firma dei cardd. Ratzinger, Medina Estévez e Castrillón Hoyos. Non è specificato a quali Chiese locali si faccia riferimento, ma una calorosa esortazione viene rivolta ai «singoli ordinari» affinché spieghino ai propri fedeli e applichino «diligentemente la suindicata direttiva». Su un tema affine a questo, la Congregazione per il culto divino, in collaborazione con gli altri dicasteri interessati, si era già espressa con una Lettera a mons. Arizmendi, arcivescovo di San Cristobal de Las Casas (Messico), e una Dichiarazione nell’estate dello scorso anno. L’occasione era stata offerta dall’ordinazione collettiva di un folto gruppo di «diaconi indigeni permanenti», officiata nella diocesi messicana da mons. Samuel Ruiz e dal suo coadiutore Raúl Vera López, poco prima del cambio della guardia alla testa della diocesi. Il diretto coinvolgimento delle mogli nel rito aveva infatti costituito l’oggetto di un’indagine da parte della Santa Sede. L'Osservatore romano 17-18.9.2001, 4; Notitiae 37(2001) 5,183-189, nostra traduzione dallo spagnolo.

La funzione dei musei ecclesiastici

Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa
«Con questo nuovo documento la Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa intende offrire un ulteriore contributo per rafforzare l’azione della Chiesa attraverso i beni culturali, al fine di favorire un nuovo umanesimo in vista della nuova evangelizzazione». La lettera circolare dal titolo La funzione pastorale dei musei ecclesiastici (15.8.2001), inviata dalla Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa ai vescovi, completa il disegno di sistemazione della normativa sul patrimonio storico-artistico della Chiesa, tracciato dai precedenti documenti dedicati dal dicastero rispettivamente alla gestione di biblioteche e archivi ecclesiastici e all’inventariazione e catalogazione del patrimonio storico-artistico (cf. EV 14/610ss; 16/119ss; Regno-doc. 9,2000,271). Il museo ecclesiastico, lungi dall’essere un mero deposito di oggetti in disuso, è invece «parte integrante delle manifestazioni culturali e dell’azione pastorale della Chiesa», poiché raccogliendo e valorizzando manufatti artistici di uso liturgico e paraliturgico di epoche passate «testimonia l’operato della Chiesa nel tempo, per cui esercita il magistero pastorale della memoria e della bellezza». Esso conserva un intimo legame con il «vissuto ecclesiale, poiché documenta visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nel culto, nella catechesi, nella cultura e nella carità», così come è strettamente correlato «alle Chiese particolari e, all’interno di esse, alle comunità che le animano». Opuscolo, EDB, Bologna 2001.

Sulla tua Parola

Card. C.M. Martini
«Sì, ricominciare dalla Parola, ripartire dalla Parola è l’invito che vi rivolgo, affidandovi al tempo stesso alla Parola che sola può salvare le nostre anime... e imprimere sempre di nuovo slancio, senso, bellezza, alla nostra vita e alla nostra missione». Se l’arcivescovo di Milano card. Martini chiudeva la precedente lettera La Madonna del Sabato santo con una richiesta di aiuto alla sua Chiesa per delineare un bilancio dei vent’anni di servizio episcopale, nella lettera pastorale per l’anno 2001-2002 – Sulla tua Parola (Lc 5,5), presentata l’8 settembre 2001 –, il registro «in soggettiva» si amplia a spazio complessivo, in cui si svolge il dialogo orante dell’uomo e del pastore con la Parola, che è stata il riferimento di una vita e ne rimane il lascito. Nei tre momenti della «confessio laudis», della «confessio vitae» e della «confessio fidei» si dipana la sintesi di un vissuto e si delinea un orizzonte: «Per un credente non è mai il tempo della nostalgia né tantomeno del rimpianto. È sempre l’ora della speranza, della fiducia, dell’amore. Tutto passa: l’amore resta. E questo amore ci ha parlato e raggiunto in Gesù Cristo, parola di Dio. A lui, alla sua parola affido me e tutti voi, nella certezza che non resteremo delusi». Cf. Regno-att. 16,2001,530. Originale: stampa (10.9.2001) da sito Internet www.diocesi.milano.it.

Con il Signore della storia

Vescovi del Perù
Per il Perú il 2001 è stato un anno di svolta. Prima le traversie elettorali, poi l’inglorioso tracollo politico dell’uomo forte di Lima, Alberto Fujimori, e infine la vittoria di un presidente di origine india, Alejandro Toledo, segnano, secondo l’auspicio di tanti peruviani, una cesura netta con il recente passato. E questa è anche la speranza espressa nella lunga lettera pastorale dei vescovi del Perú in occasione delle feste patrie, dal titolo Camminiamo con il Signore della storia, della verità e della speranza, che risale alle ultime settimane del governo di transizione guidato da Valentín Paniagua, prima dell’insediamento ufficiale di Toledo (avvenuto lo scorso 28 luglio). «Molte istituzioni... sono state distorte nei loro principi per essere trasformate in mezzi di corruzione al servizio di alcune persone, con disprezzo della vita, della libertà, della verità e della dignità della persona umana, secondo lo slogan: “Il fine giustifica i mezzi”», sottolineano i vescovi in un passaggio del loro intervento, il quale, con dovizia di citazioni e di riferimenti al Concilio e alla dottrina sociale della Chiesa, delinea una serie di priorità sociali e morali per la riammissione del Perú nel consesso delle società democratiche. Originale: stampa da sito internet www.rcp.net.pe/IAL/cep. Nostra traduzione dallo spagnolo.

I vescovi argentini: «Vogliamo essere nazione»

I vescovi argentini
I vescovi argentini: �vogliamo essere nazione� I vescovi argentini: "vogliamo essere nazione" Riuniti nella 129� riunione della Commissione permanente della Conferenza episcopale (10.8.2001), anche i vescovi argentini hanno preso la parola sulla grave crisi congiunturale dell�Argentina, in un messaggio rivolto al paese, dal titolo Vogliamo essere nazione (stampa [30.8.2001]...

I 14 Principi di Princeton

USA - Diritto internazionale
«Durante il secolo che si è appena chiuso milioni di esseri umani hanno perso la vita in seguito a genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e altre gravi violazioni previste dal diritto internazionale. Gli autori di tali crimini, meritevoli di azione penale, solo raramente hanno pagato». «Per porre fine a questo ciclo di violenza e per promuovere la giustizia» un gruppo di giuristi legato all'Università di Princeton (Trenton, New Jersey, Stati Uniti) ha elaborato e proposto 14 Principi sulla giurisdizione universale. A partire dal novembre del 2000, attraverso seminari e stesure successive cui hanno partecipato studiosi a livello internazionale, si è arrivati alla pubblicazione il 23 luglio 2001 del testo dei Principi che, secondo l'alto commissario ONU per i diritti umani, Mary Robinson, costituisce una «promessa di maggiore giustizia per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani in tutto il mondo» (cf. riquadro a p. 640; Regno-att. 16,2001,515). I Principi stabiliscono che «l’azione penale, per gravi crimini previsti dal diritto internazionale» può essere esercitata «da parte dei tribunali nazionali… a prescindere dai tradizionali criteri giuridici che si riferiscono alle vittime o agli autori dei crimini». Originali: stampa (30.8.2001) da sito Internet: www.princeton.edu; nostra traduzione dall'inglese. Il testo assume particolare significato all'indomani dell'attentato terroristico agli Stati Uniti per quanto riguarda la ricerca di strumenti giuridici adeguati ad affrontare crisi internazionali di questo tipo. Cf. riquadro a p. 646.

L'introduzione di Mary Robinson (ONU): è una dottrina da sviluppare

M. Robinson
L�introduzione di Mary Robinson (ONU): � una dottrina da sviluppare L�introduzione di Mary Robinson (ONU): è una dottrina da sviluppare   Il tema della giurisdizione universale è di grande rilevanza per tutti coloro che operano nel campo dei diritti umani. Ritengo che la ricerca di strategie per porre termine all�impunità in caso di gravi violazioni dei diritti umani sia una parte...

La crisi internazionale nelle parole delle Chiese. Dichiarazione dei vescovi degli Stati Uniti

La crisi internazionale nelle parole delle Chiese La crisi internazionale nelle parole delle Chiese In riferimento all�azione militare che gli Stati Uniti hanno intrapreso in Afghanistan all�inizio di ottobre, in risposta agli attentati terroristici di New York e a Washington (11 settembre), e al contemporaneo inasprirsi dello scontro israelo-palestinese, pubblichiamo qui tre...

Lettera di mons. Sabbah sulla situazione a Betlemme

M. Sabbah
La crisi internazionale nelle parole delle Chiese La crisi internazionale nelle parole delle Chiese In riferimento all�azione militare che gli Stati Uniti hanno intrapreso in Afghanistan all�inizio di ottobre, in risposta agli attentati terroristici di New York e a Washington (11 settembre), e al contemporaneo inasprirsi dello scontro israelo-palestinese, pubblichiamo qui tre...

Messaggio di Giovanni Paolo II ai vescovi del Pakistan

Giovanni Paolo II
La crisi internazionale nelle parole delle Chiese La crisi internazionale nelle parole delle Chiese In riferimento all�azione militare che gli Stati Uniti hanno intrapreso in Afghanistan all�inizio di ottobre, in risposta agli attentati terroristici di New York e a Washington (11 settembre), e al contemporaneo inasprirsi dello scontro israelo-palestinese, pubblichiamo qui tre...

Un secondo Illuminismo

Card. Joseph Ratzinger
«L’incontro delle potenze economiche dominanti per la regolazione dell’economia divenuta globale è diventato il campo di battaglia ideologico dell’era postcomunista. Mentre da una parte tecnica ed economia sono intese come veicolo della libertà radicale degli uomini, la loro onnipresenza con le norme a essa inerenti viene ora avvertita come dittatura globale e combattuta con una furia anarchica, nella quale la libertà della distruzione si presenta come un elemento essenziale della libertà umana». Invitato alla 27a edizione del Seminario Ambrosetti (7-9.9.2001), organizzato ogni anno a Villa d’Este a Cernobbio dallo Studio Ambrosetti su temi legati agli scenari economici internazionali, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede card. Joseph Ratzinger ha tenuto una riflessione sui valori che devono guidare il mondo economico (8.9.2001). L’intervento ha avuto una certo eco sulla stampa in relazione all’analisi sulla globalizzazione e gli eventi legati al vertice dei G8 del luglio scorso a Genova (cf. Regno-doc. 15,2001,508; Regno-att. 16,2001,527). Di fronte allo scenario di un futuro prossimo, in cui un «nuovo ordine mondiale» dominato dall’economia e dalla tecnica potrebbe configurarsi come un’«utopia dell’orrore», il card. Ratzinger richiama l’Europa e il mondo intero a dotarsi di «elementi correttivi a partire dalla sua grande tradizione e dalle grandi tradizioni etiche dell’umanità». Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso. Sottotitoli redazionali.

Fede e sapere

J. Habermas
Domenica 14 ottobre nella Pauluskirche di Francoforte s.M. è stato consegnato a Jürgen Habermas il premio per la pace conferito annualmente, in seno alla Fiera del libro, dal Deutscher Buchhandel, che raccoglie il mondo dell’editoria tedesca. Erano presenti il presidente federale J. Rau, il cancelliere G. Schröder e il ministro degli esteri J. Fischer. La relazione tenuta da Habermas per l’occasione individua, in seno a una società fortemente post-secolare, nella relazione fra convinzioni civili di matrice religiosa e forme del sapere scientifico il nodo intorno a cui costruire il concetto e le pratiche di una nuova stagione della politica e delle istituzioni della democrazia. Tre gli elementi che fondano la riflessione di Habermas: lo sviluppo teorico di un common sense illuminato dal sapere scientifico quale codice intorno a cui costruire un condiviso e condivisibile giudizio di civiltà; l’introduzione della categoria di «spinta riflessiva» come matrice interna e propria alle stessi fedi religiose nella loro argomentazione pubblica rispetto a temi in cui si decide della figura dell’uomo; e, infine, la configurazione del «soggetto relazionale» quale istanza critica da elaborare per sottrarre l’umano all’indebita naturalizzazione del soggetto operata dalle scienze moderne. La fine di una laicità dello stato asettica e autoreferenziale deve condurre a riscoprire nel confronto civile e democratico fra motivazioni religiose e vita pubblica una feconda e reciproca obbligazione in ordine al giudizio politico e alla scelta legislativa. Originale: stampa (21.10.2001) da sito Internet www.boersenverein.de, nostra traduzione dal tedesco; sottotitoli redazionali.