«Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno». Con queste parole il 17 febbraio il presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto il proprio discorso programmatico di Governo, rivolgendosi al Senato della Repubblica per chiedere la fiducia dell’aula (che ha ottenuto, con 262 voti a favore).
Il nuovo presidente del Consiglio, già presidente della Banca centrale europea dal 2011 al 2019, ha fissato come principi fondamentali del suo governo l’europeismo e l’atlantismo. Mentre l’orizzonte temporale del progetto di ricostruzione nazionale dopo la pandemia, qui impostato, si estende ad almeno sei anni, la durata cioè del Programma nazionale di ripresa e resilienza: «Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una nuova ricostruzione».
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