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Documenti, 3/1990, 01/02/1990, pag. 79

Collaborazione ecumenica e interreligiosa

Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali

Leggi anche

Documenti, 2002-7

La Chiesa e Internet

Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali
Lo sguardo della Chiesa verso Internet nel solco di tutto il recente magistero sugli strumenti della comunicazione sociale, dove si incrociano interesse, benevolenza e atteggiamento prudenziale: così si potrebbe riassumere Chiesa e Internet, il documento del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali diffuso il 28 febbraio scorso in parallelo a Etica in Internet (cf. Regno-att. 6,2002,152 e in questo numero a p. 199). Da sottolineare il capitolo delle raccomandazioni: «ai responsabili ecclesiali» perché si curi un’adeguata «formazione mass-mediale», provvedendo anche a individuare le forme per una «certificazione volontaria a livello locale e nazionale con la supervisione di rappresentanti del magistero» dei siti «cattolici» (n. 11); «agli operatori pastorali» per uno studio di Internet al fine di utilizzarlo quale strumento del proprio ministero; «agli educatori e ai catechisti... ai genitori... ai bambini e ai giovani», perché valorizzino le potenzialità pedagogiche di Internet e insieme vigilino sulle possibili fughe diseducative; «a tutte le persone di buona volontà», infine, perché si rendano consapevoli delle minacciose conseguenze del digital divide e coltivino la virtù della solidarietà globale e concreta. Opuscolo, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 2002.
Documenti, 2002-7

Etica in Internet

Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali
Internet ha contribuito a trasformare la Terra in un villaggio globale, ma «le persone sono più felici e migliori?». Sullo sfondo di questo approccio eudaimonistico, si sviluppa il recente documento del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali Etica in Internet, diffuso il 28 febbraio scorso in parallelo a Chiesa e Internet (cf. Regno-att. 6,2002,152 e in questo numero a p. 193). Due i principi etici fondamentali per una valutazione: la persona umana e la comunità umana come fine e misura dell’uso dei mezzi di comunicazione sociale (cf. Etica nelle comunicazioni sciali, n. 21); l'orientamento al bene comune, sostenuto da una solidarietà collocata in una dimensione internazionale chiara e forte. Letta nel contesto delle ambivalenze del processo di globalizzazione, e giudicata forte abbastanza da modellare una cultura, Internet presenta alcuni «motivi di preoccupazione». Tra questi: «la sua configurazione decentralizzata», congeniale a un pensiero di impianto libertario radicale; il rischio che esso incoraggi quella particolare forma di discriminazione chiamata digital-divide, esaltando ulteriormente la divisione fra ricchi e poveri e funzionando da veicolo di «imperialismo culturale»; il rischio che le autorità pubbliche, non solo nei regimi autoritari, si servano del nuovo strumento per «manipolare l'opinione pubblica…». Opuscolo, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 2002.
Documenti, 2000-13

Etica nelle comunicazioni sociali

Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali
"I mezzi di comunicazione sociale si possono utilizzare per fare il bene o per fare il male. È una questione di scelte" (n. 19). "Il principio etico fondamentale è il seguente: la persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell'uso dei mezzi di comunicazione sociale" (n. 21). Occasionato dal "giubileo dei giornalisti" (1-4 giugno 2000; cf. la bella omelia del card. Etchegaray nel riquadro a p. 410), il documento Etica nelle comunicazioni sociali è stato diffuso dal Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali il 30 maggio. Vi si ricapitolano in forma piana i principali testi del magistero postconciliare sul tema, sia quelli presenti nelle encicliche ed esortazioni apostoliche di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, sia quelli specifici dovuti al dicastero competente (Communio et progressio, Aetatis novae). Nella conclusione vi è anche un rapido excursus neotestamentario su "Gesù quale modello per gli operatori dei mezzi di comunicazione sociale" (n. 32).