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La partecipazione politica rinasce? Politics, policy… e sardine

Il principio della necessaria partecipazione dei cittadini alla vita politica merita accoglimento anche nell’epoca contemporanea, sia come bene da preservare sia come ideale da perseguire.

È difficile verificare se la partecipazione alla politica sia oggi più o meno in auge. Da una parte infatti si registra nei suoi confronti un diffuso disgusto, poiché è ritenuta fonte di corruzione endemica e arricchimento disonesto. Dall’altra i social raccontano, seppur in modo confuso e contraddittorio, una voglia di manifestare e condividere sconosciuta agli ultimi decenni.

Le persone occupano posti diversi all’interno della società, ma dovrebbe essere come per i membri di un equipaggio, che comprende il comandante e il mozzo, il timoniere e la vedetta: tutti hanno come obiettivo unitario la sicurezza della navigazione e il raggiungimento del porto fissato.

Il timoniere della politica

La politica dovrebbe essere la rotta di questo viaggio, e per questo, tra le discipline pratiche ossia finalizzate all’agire valoriale, dovrebbe occupare il primo posto. Essa infatti ha come obiettivo non la mera conoscenza, ma la trasformazione della realtà attraverso tre aspetti che gli studiosi pongono come base della scienza politica: politics, policy e polity. Il primo termine inglese designa lo studio della politica come organizzazione del potere (regimi); il secondo come programmi d’azione nella società; il terzo come definizione dell’identità e dei confini della comunità.

La comunità si regge sul bilanciamento di tensione verso l’unità e preservazione dell’identità del singolo nell’articolazione delle tre predette dimensioni. Ciò è possibile soltanto se i cittadini vedono garantita la possibilità di partecipazione alla gestione dello stato, attraverso la candidatura alle magistrature pubbliche. La tanto deprecata indennità ai parlamentari è nata per consentire a ogni cittadino, e non solo ai più abbienti, di aspirare a ricoprire cariche pubbliche.

La politica è scienza architettonica, poiché ha come oggetto la polis, la società che meglio consente alla persona di raggiungere il ben vivere. Questo obiettivo è perseguibile in quanto l’essere umano è per natura aperto agli altri, un «animale politico», secondo le espressioni di Aristotele.

Anche il concilio ecumenico Vaticano II nota che l’uomo «per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti» (Gaudium et spes, n. 12).

La partecipazione è «necessaria»

Pure recenti studi psicologici convergono sul fatto che il soggetto costruisce in modo equilibrato la propria personalità soltanto in relazione agli altri; tanto che il modo in cui l’individuo cerca, instaura e mantiene relazioni costituisce un indice importante per valutarne il grado di maturità. La vita sociale, insomma, non rappresenta semplicemente la risposta ai bisogni quotidiani, ma è la manifestazione di un carattere che accomuna tutti gli esseri umani in quanto tali.

Questi convincimenti sono stati recepiti dal magistero della Chiesa, che sollecita «nuove e più ampie forme di partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini, (…). La vita in un sistema politico democratico non potrebbe svolgersi proficuamente senza l’attivo, responsabile e generoso coinvolgimento da parte di tutti» (Congregazione per la dottrina della fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24.11.2002, n. 1).

Il principio della necessaria partecipazione dei cittadini alla vita politica merita quindi accoglimento anche nell’epoca contemporanea, ricevendo questo valore sia come bene da preservare sia come ideale da perseguire.

Concretamente il cittadino dovrà operare affinché siano migliorate le leggi e le strutture, nello stesso tempo con spirito di fedeltà e con giudizio critico, procurandosi le informazioni per esprimere una propria documentata valutazione, che manifesterà con il dibattito e con il voto.

 

Fabrizio Casazza è direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose di Alessandria. Insegna al biennio di licenza, al Master di bioetica e al Master di comunicazioni sociali nella sezione torinese della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale.

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