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Attualità
Attualità, 3/2015, 15/03/2015, pag. 187

K. Appel, Apprezzare la morte. Cristianesimo e nuovo umanesimo

Marcello Neri
Quando il cristianesimo pensa all’altezza delle sue Scritture è in grado di rimettere in circolo una visione dell’umano capace di riscattare le molte derive a cui il contemporaneo sembra abbandonarlo per poterlo, così, gestire con semplicità, quale mera funzione della grande macchina dell’apparato economico-mediatico che va tessendo la trama del suo incontrastato dominio. È proprio nello snodo più subdolo di questo processo che si va a inserire l’acuta riconfigurazione del cristianesimo offerta in questo volume da K. Appel, ordinario di Teologia fondamentale presso la Facoltà teologica cattolica dell’Università di Vienna. La ragione della fede cristiana è originariamente umanistica e, quindi, votata a pensare la figura concreta della finitudine (quella della morte, appunto) come costitutiva della relazione teologale, da un lato, e della doverosa critica di civiltà che compete a ogni cristianesimo degno del suo nome, dall’altro.

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Tra libertà religiosa e principi di non discriminazione

Marcello Neri

Il rapporto Peaceful Coexistence: Reconciling Nondiscrimination Principles with Civil Liberties (Coesistenza pacifica: riconciliare i principi di non discriminazione con le libertà civili),1 presentato da una commissione ad hoc nel settembre scorso davanti alla Commissione degli Stati Uniti per i diritti civili, ha messo in moto un acceso dibattito pubblico sulla corretta articolazione tra libertà religiosa, come figura fondamentale della coesistenza civile ancorata al Primo emendamento della Costituzione statunitense, e il principio di non discriminazione volto ad assicurare uguaglianza tra tutti i cittadini della nazione, articolato in una serie di libertà civili che si sono definite con il procedere del tempo nella vita del paese.

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Teologia - Letteratura: l'enigma delle parole

Marcello Neri
Il passaggio attraverso il mondo del testo, quale ripresa sia dell’umana esperienza di vivere sia della figura della relazione teologale con Dio, rappresenta uno snodo cardine del cristianesimo che si declina come storia tra le molte storie degli uomini e delle donne di sempre. Da questo elemento di fondo, che nutre il sapere stesso della teologia, si pone la questione della forma e della rilevanza del suo rapporto con il vasto universo letterario e il gesto della scrittura. Oggi, forse, non solo con un’urgenza inedita rispetto a epoche passate, magari solo da poco, ma anche con il compito di istruire il quadro di fondo e l’architettura portante del gioco di intrighi testuali che si aprono alla teologia, quando si pone davanti al mondo della letteratura come un territorio che la riguarda direttamente. Questo lo sfondo intorno a cui si è organizzato e svolto l’annuale convegno della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano, 23-24 febbraio).
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Kurt Appel, Marcello Neri
Intorno a quale trama teologica e filosofica s’intessono parole, gesti e atti di Francesco? Quali snodi culturali e civili emergono da questi due anni di esercizio del suo ministero di vescovo di Roma? Quale interlocuzione con la ragione si va dipanando dal giorno della sua elezione? Quale visione di Chiesa è sottesa? Sono domande che sondano la profondità e il rilievo di un pontificato sorprendente per la sua umile semplicità. Intorno a esse, ricondotte al testo di esordio, l’esortazione Evangelii gaudium, si sono riuniti a Vienna più di una trentina tra teologi, teologhe e filosofi provenienti da tutto il mondo (15-17.10) per un simposio a carattere seminariale svoltosi nella sala della Facoltà cattolica di teologia dell’Università austriaca, dal titolo «Rivoluzione della tenerezza».