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Attualità
Attualità, 2/2010, 15/01/2010, pag. 50

Theobald e la teologia narrativa: i racconti di Dio

C. Theobald
Lo stretto legame che esiste fra l’interesse dei contemporanei per la narrazione e il racconto e la situazione culturale delle società postmoderne – abitate da una pluralità di visioni del mondo e da una crescente individualizzazione degli stili di vita – ha fatto sì che la teologia narrativa assumesse sempre maggior peso tra i diversi tipi di pensiero teologico. Tuttavia la fede in Dio, anche e soprattutto nella nostra epoca post-metafisica, ha ancora bisogno di essere «pensata», perché la teologia narrativa non rimanga semplicemente una moda, ma venga fondata da un punto di vista filosofico e teologico. Se ne incarica il teologo Christoph Theobald in questo saggio, dimostrando che il principio della concordanza tra la forma della memoria biblica e il suo contenuto teologico è quello che permette di collocare la narratività al suo giusto posto in una teologia cristiana adeguata a una società post-metafisica e postmoderna, cosciente della densità letteraria delle sue tradizioni.

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Attualità, 2014-4

I riferimenti testimoniali della fede. Identità cristiana: tra dispersione e discernimento

C. Theobald
Quale futuro è riservato alla tradizione cristiana nei nostri paesi? La «dispersione» attuale ne annuncia la prossima fine o prepara una nuova e diversa coscienza cristiana? Attento ai «movimenti sotterranei» che stanno producendo una mutazione radicale del cristianesimo occidentale, Theobald azzarda una «scommessa difficile»: per superare la crisi dei riferimenti tradizionali della fede occorre incoraggiare il processo di ricezione del Vaticano II spingendosi verso una configurazione diversa e «testimoniale» degli stessi riferimenti. Nell’«immenso laboratorio» delle nostre società è forse il momento di «affidare l’identità cristiana ai cristiani, di dare fiducia, a tutti i livelli, ai processi spirituali di ricerca comune del vero». Una conversione «ecumenica» che tocca al contempo la concezione della Tradizione, dell’autorità e del riferimento costituito dalle Scritture.
Attualità, 2013-8

Lettura delle Scritture e ascolto della Parola: La teologia di Bach. Il mottetto Jesu, meine Freude

C. Theobald, P. Charru
Nella prospettiva luterana la musica ha un ruolo centrale, in quanto non è solo un accompagnamento del culto, ma è in grado di parlare al cuore dell’uomo introducendovi il principio spirituale per eccellenza, la parola di Dio. Questa, grazie all’attivazione emozionale operata dalla musica, può avviare nella coscienza dell’individuo credente una dinamica drammatica di lotta spirituale che lo conduce al discernimento e alla conversione. L’ascolto e l’analisi del mottetto Jesu, meine Freude, «Gesù, mia gioia», di Johann Sebastian Bach – guidati da un teologo come Christoph Theobald e da un musicista come Philippe Charru – rivelano nel compositore questa pedagogia dell’esperienza credente: la sua musica permette a ciascuno d’intendere la parola di Dio risuonare nel profondo, e di rispondervi attraverso il canto, che impegna tutta la persona mobilitando l’intelligenza, il cuore e lo spirito. Nella contemplazione della croce Bach trova il segno per eccellenza che fonda la sua musica come «lo strumento del ministero L’interno della chiesa di san Tommaso a Lipsia (Germania). dello Spirito».
Attualità, 2012-12

La regola è il discernimento. Il cuore del Vaticano II per chi non l'ha vissuto. Enchiridion del 50°

C. Theobald
Cinquanta. Sono gli anni trascorsi dalla solenne celebrazione inaugurale del concilio Va ticano II l’11 ottobre 1962. Ma anche dalla nascita, su questa scia, delle Edizioni Dehoniane Bologna e dal fiorire della rivista Il Regno, che a partire da quegli anni divenne uno dei principali strumenti informativi sulle sessioni e sulla stesura dei documenti conciliari. Pertanto il volume che presentiamo tramite la postfazione del gesuita e teologo Christoph Theobald * non è un volume celebrativo tra i tanti. È parte integrante della nostra storia. E le sue parole, che prendono per mano la nuova generazione di lettori «che non ha né conosciuto né ha vissuto i primi tempi discretamente conflittuali della sua recezione», indicano in quell’avvenimento ecclesiale l’emergere di un metodo: quello della «pastoralità», che tiene insieme la tradizione e coloro che l’hanno trasmessa, la recezione e l’apprendimento. Ciò che il Vaticano II lascia in eredità è un modus operandi che afferma che il processo di trasmissione della fede non può che avvenire secondo un modo e in una struttura «relazionale». La speranza – dice Theobald – è di poter ritrovare nelle «Galilee» dell’oggi questa esperienza come una nuova grande grazia.