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Attualità
Attualità, 14/2008, 15/07/2008, pag. 457

La «sensibilità» della fede cristiana. Per un'etica cristologica

M. Ivaldo
Un tema sul quale si è soffermato più volte Benedetto XVI è quello dell’allargamento degli orizzonti della razionalità. Tale tema è certo suscettibile di molteplici declinazioni e di promettenti interpretazioni. Una di queste è probabilmente quella che punta a liberare il tema del Logos in senso cristiano dalla sua identificazione con sola ragione o parola, per valorizzare anche la dimensione corporea e tattile che è propria dell’evento dell’incarnazione, e che consente di parlare di un Logos non solo percepibile dalla mente, ma anche «tangibile», e sensibile al cuore. Johann Michael Sailer – teologo eminente e vescovo di Regensburg al tempo della grande filosofia tedesca fra Settecento e Ottocento, certamente ben conosciuto da Benedetto XVI – sollecitava la predicazione non solo a parlare all’intelletto e all’immaginazione, ma anche a toccare, anzi a muovere il cuore. Non stupisce allora che un sacerdote e teologo della Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore, come Marcello Neri, abbia posto i temi del cuore, dell’affettivo e del corporeo al centro della sua indagine cristologica. Ne è nata una ricerca innovativa.

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Attualità, 2012-10

Italia - Etica e politica: il dissenso etico. Il riferimento al valore nel dibattito pubblico

M. Ivaldo
Il riferimento a valori è oggi una caratteristica abbastanza frequente dei discorsi pubblici. Vorrei accennare a due manifestazioni di esso che ritengo significative perché esprimono due diverse, anzi opposte, prese di posizione sui «costumi» (mores, ethos), e che per questo mi sembrano interessanti per la ricerca etica. Da alcuni si richiama che le moderne società democratiche siano caratterizzate da un insuperabile «politeismo dei valori», che si presentano come il risultato ultimamente non-fondabile di decisioni meramente soggettive. (…) Da altri si sottolinea invece l’esigenza di porre a fondamento della convivenza fra i diversi soggetti un pannello di «valori non negoziabili», che sono radicati nella natura stessa dell’uomo, e che soli sarebbero in grado di offrire i prerequisiti indispensabili per la costruzione del bene comune.
Attualità, 2011-8

La libertà e Dio. Pareyson, Dostoevskij e il «crogiolo del dubbio»

M. Ivaldo
Pareyson ha presentato la sua ultima filosofia co me un’ontologia della liber tà, che doveva de cli narsi come un’ermeneutica filosofica dell’esperienza religiosa, e che si pre senta in concreto come un ripensamento filosofico del cristianesimo.1 La natura filosofica di questa ermeneutica risiede nel fatto che essa doveva saper trarre dall’esperienza religiosa significati e motivi universalmente umani, capaci cioè di suscitare e richiamare l’interesse, se non il consenso, di ogni essere umano, credente o non credente. Si trattava per Pareyson non di rinnovare o aggiornare il cristianesimo, ma di «ritrovarlo» passando attraverso la crisi moderna dell’ateismo e del nichilismo. Non è possibile infatti per lui ritrovare il cristianesimo grazie a un semplice richiamo alla tradizione; tale richiamo de ve essere allo stesso tempo un approfondimento creativo, richiesto e dettato dalla crisi stessa, crisi che non può essere ignorata, ma deve essere affrontata e vissuta in tutta la sua radicalità.
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Quasi un'ombra di Dio. L'ontologia della sofferenza in Pareyson

M. Ivaldo
La figura del pensiero attraverso cui si articola l’ontologia della sofferenza in Pareyson è la filosofia come ermeneutica dell’esperienza religiosa: un interrogare e riflettere sull’esperienza religiosa rivolto a chiarificare i significati che si trovano in essa e che la filosofia come ermeneutica ha il compito di universalizzare, di rendere cioè capaci d’interessare tutti gli uomini, credenti e non credenti, in quanto uomini. Interessano tutti gli uomini, infatti, temi come quelli a cui l’esperienza religiosa si riferisce: il male, la libertà, la divinità, la sofferenza, il destino dell’universo, il senso ultimo delle cose.