A
Attualità
Attualità, 22/2007, 15/12/2007, pag. 784

A cent'anni dalla condanna del modernismo: scienza, storia e critica biblica

P. Stefani
Negli ultimi anni si è riproposto nel dibattito culturale il tema del rapporto tra scienza e fede, dal versante sia della relazione tra ermeneutica biblica e metodo storico, sia di quella tra credenze religiose e scienze naturali. Su entrambi i fronti far proprio il criterio della distinzione degli ambiti comporta trovare una via per cogliere il senso proprio – per esempio – della prima narrazione della creazione, e insieme consentire all’indagine cosmologica di operare secondo un’epistemologia a essa propria, senza prestabilire a priori che la ricerca scientifica debba infine aprirsi a Dio, opzione di ordine metafisico e non scientifico. L’unica richiesta che si può avanzare alle scienze è di rinunciare all’illegittima pretesa di assolutizzare il proprio sapere, autolimitazione cui peraltro le scienze stesse devono pervenire applicando un rigoroso discorso metodologico ed epistemologico. L’analisi di Gian Luigi Prato sulle cosmologie bibliche e quella di Piero Stefani (p. 784) su scienza della natura, storia e teologia offrono una lettura di come la ricerca in ciascun ambito scientifico debba perseguire spiegazioni legate al proprio statuto epistemologico, senza avanzare l’esigenza di assolutizzarle ma anche senza dover rispondere a preoccupazioni teologiche che non sono loro proprie.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Attualità, 2015-2

Sogni e politica alimentare

Roosevelt e Giuseppe

P. Stefani
Ci sono vari modi per presentare i sogni del faraone interpretati da Giuseppe (cf. Gen 41,1-36). Uno di essi consiste nel parlare di sogni e politica. Nella tradizione politica più nobile risuona tuttora il detto che fu di Martin Luther King: «I have a dream». In qualche modo se ne avverte ancora l’eco; tuttavia, da qualche anno più conforme alla cronaca sarebbe piuttosto il ricorso al verbo «essere». A molti leader recenti o attuali ben s’attaglierebbe il detto: «I am a dream». Né l’una né l’altra formulazione sono, però, davvero confacenti a quanto avvenne nell’episodio di Giuseppe. Per qualificarlo, l’espressione migliore sarebbe: «L’interpretazione dei sogni e la politica».
Attualità, 2015-1

Italia - Dialogo ebraico-cristiano: Chiesa e Israele

Gli interrogativi teologici posti dal gruppo Teshuvah

P. Stefani
Da vari anni opera a Milano il gruppo interconfessionale Teshuvah. La parola in ebraico significa «ritorno, pentimento» (nell’ebraico contemporaneo anche «risposta»). La denominazione prospetta, accanto all’ascolto della tradizione ebraica, l’esigenza di un cammino di conversione inteso come «ritorno» a Dio, alle fonti bibliche e alle origini della tradizione cristiana. Questa prospettiva ha una propria peculiarità che caratterizza gli obiettivi del gruppo in modo differente da quelli delle esperienze di amicizia o di dialogo tra ebrei e cristiani.
Attualità, 2015-1

Pugni e fumetti

Delle ideologie e delle religioni

P. Stefani
Vi è una percezione sufficientemente diffusa in base alla quale, dopo la morte delle grandi e terribili ideologie che hanno insanguinato buona parte del secolo XX, le religioni abbiano trovato un terreno più fertile per giocare un ruolo nella sfera pubblica. L’espressione ormai storica di «rivincita di Dio» indica in modo efficace questa precomprensione. In realtà il discorso è più articolato di quanto non presupponga questo schema. Le religioni, infatti, hanno assunto il posto delle ideologie nella misura in cui esse stesse si sono ideologizzate. Inoltre, siccome fa parte costitutiva dell’apparato ideologico contrapporsi a posizioni giudicate antitetiche, le religioni ideologiche vivono solo nella misura in cui sono nelle condizioni di entrare in polemica, verbale o fattuale, con gli avversari.